Past lives è una malinconica storia a “porte girevoli” su due persone, sui bambini che erano e sugli adulti che sono diventati. Il film li segue nel corso degli anni attraverso i continenti tra incontri e separazioni, momenti decisivi o normalissimi. È una storia d’amicizia, amore, rimpianti, sul significato della vita. In un certo senso è un film sui viaggi nel tempo, perché anche se i due protagonisti vanno avanti, rimangono inesorabilmente legati al passato. Al centro di tutto c’è Nora (Greta Lee, fantastica e sottile), ma anche il suo rapporto con Hae Sung (Teo Yoo). S’incontrano a scuola, da bambini, il rapporto tra loro è intimo, profondo. Per il suo debutto cinematografico, l’autrice teatrale canadese-coreana-statunitense Celine Song ha scelto una forma narrativa relativamente semplice. Il film si apre nel presente, poi torna indietro di 24 anni. Seguiamo quindi Nora e Hae Sung prendere strade diverse e allontanarsi. Si ritrovano brevemente dodici anni dopo e, dopo altri dodici, si riavvicinano una seconda volta. Ma in realtà l’autrice ci fa entrare nel mondo dei due protagonisti progressivamente. E la mancanza di grandi invenzioni, la sua intimità, la sua dimensione umana sono i punti di forza del film.
Manohla Dargis, The New York Times
Stati Uniti / Corea del Sud 2023, 105’. In sala
Francia 2023, 115’. In sala
A qualche mese di distanza da D’Artagnan, tornano gli eroi di Alexandre Dumas per sventare un complotto politico-religioso contro il re e, soprattutto, affrontare la pericolosissima Milady de Winter. Difficile capire perché gli sceneggiatori, Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, abbiano deciso di aggiungere dei colpi di scena a un romanzo fiume in cui certo non ne mancavano. O anche perché abbiano deciso di privarsi del loro vero asso nella manica, Louis Garrel nei panni di Luigi XIII, geniale nel primo episodio e qui ridotto a poco più di una comparsa. I dialoghi di questo costoso adattamento, poi, sono eccessivamente esplicativi. Per il resto è un buon lavoro. Le scene d’azione sono spettacolari, non mancano le sorprese e la supercattiva Milady, una Eva Green appassionata ed emozionante, è diabolicamente attraente.
Samuel Douhaire, Télérama
Francia / Canada 2023, 110’. In sala
I film di Monia Chokri, attrice e regista del Québec, sono riflessioni vagamente autobiografiche su un tema che, per sua stessa ammissione, la ossessiona: l’amore. Tema inesauribile osservato attraverso la lente della coppia, del desiderio, della sessualità, dell’emancipazione. La natura dell’amore affronta tutto ciò come una barca in balia della corrente. Sophie (Magalie Lépine-Blondeau) va in campagna per seguire i lavori dello chalet appena acquistato con il compagno Xavier (Francis-William Rhéaume), che rimane in città. Là incontra Sylvain (Pierre-Yves Cardinal), incaricato della ristrutturazione. Quella che sembra solo un’avventura si trasforma in una passione inaspettata, soprattutto perché Sophie e Sylvain non potrebbero essere più diversi.
Véronique Cauhapé, Le Monde
Italia 2023, 108’. In sala
Saverio Costanzo ha offerto al pubblico della Mostra del cinema di Venezia un po’ di calorie e di divertimento senza pretese. È la storia di Mimosa, un anatroccolo insolitamente bello che si trasforma in un cigno, ancora più suadente delle affascinanti stelle che lei idolatra. Nella Roma degli anni cinquanta, epoca d’oro di Cinecittà, Mimosa, durante una lunga e assurda nottata, riesce a farsi strada nell’incantato eden delle celebrità del cinema, solo per scoprire che non è quello che credeva. Seducenti le interpretazioni di Lily James nei panni di una diva in stile Liz Taylor, di Willem Dafoe che interpreta il suo confidente, elegante e gentile, e di Rachel Sennott nella parte di un’attrice emergente disillusa che vuole fare le scarpe alla grande star. Un film non molto profondo ma realizzato con brio.
Peter Bradshaw, The Guardian
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