Cultura Schermi
Berlino, estate ’42
Liv Lisa Fries, Johannes Hegemann
Germania 2024, 124’. In sala
Berlino, estate ’42 (dr)

“Orchestra Rossa” era il nome dato dalla Gestapo ai gruppi della resistenza tedesca (una rete ampia e poco organizzata), dimenticata nel dopoguerra nella Germania Ovest, ma considerata un fulgido esempio di eroismo operaio e contadino a est. Dresen (nato nella Repubblica Democratica Tedesca) ha dato il meritato riconoscimento cinematografico ai combattenti del gruppo Schulze-Boysen/Harnack, riducendo al minimo la retorica sul nazismo e tenendosi stretto sui suoi personaggi, soprattutto su Hilde Coppi (splendida interpretazione di Liv Lisa Fries). Con una narrazione cronologica doppia e speculare che si muove sia in avanti (la prigionia, il parto del figlio, il processo e l’esecuzione di Hilde) sia indietro (la sua storia d’amore con Hans, il rapporto con i loro amici e compagni di lotta). L’assenza di pathos mette in evidenza le sfumature, ma si attenua gradualmente verso la fine, con Hilde sempre più vulnerabile e il destino del neonato sempre più incerto.
Joachim Kurz, Kino Zeit

Le donne al balcone. The balconettes
Souheila Yacoub, Sanda Codreanu, Lucas Bravo
Francia 2024, 105’. In sala

Le tre amiche al balcone sono la scrittrice Nicole (Codreanu), la camgirl Ruby (Yacoub) e l’attrice Élise (Merlant), e il balcone è quello dell’appartamento di un condominio di Marsiglia, in piena estate. La strizzata d’occhio alla Finestra sul cortile lascia velocemente spazio a una svolta clamorosa che denuncia gli abusi maschili (insulti misogini, ricatti affettivi, violenze sessuali, anche domestiche) appoggiandosi al cinema di genere (un po’ horror di serie z). Perché le amiche dovranno cancellare le tracce della morte del dirimpettaio che ha stuprato Ruby. Forse è per compensare le lentezze della giustizia ordinaria, specialmente in materia di violenza sessuale, che il cinema di genere si presta così spesso alla denuncia e alla giustizia sommaria. Autorizza una sospensione di giudizio che legittima l’azione personale, la vendetta, per rispondere ai guasti e alla tossicità delle istituzioni. Non è sufficiente, ma è qualcosa.
Hélène Boons, Cahiers du Cinéma

A different man
Sebastian Stan, Adam Pearson
Stati Uniti 2024, 112’. In sala
A different man (dr)

Questa favola newyorchese triste e divertente pesca a piene mani da Cyrano de Bergerac, dalla Bella e la bestia e dalle sceneggiature di Charlie Kaufman (soprattutto Il ladro di orchidee). Edward (Stan) soffre di neurofibromatosi facciale (ricostruita usando il trucco di lattice), odia se stesso e si trascina disperato per Manhattan, schivando insulti e condiscendenza. La sua nuova vicina Ingrid (Renate Reinsve) e la possibilità di una cura sperimentale cambiano le carte in tavola, stuzzicando Edward con una prospettiva di romanticismo e presunta normalità. Dal suo volto deturpato emergono lineamenti regolari e il palcoscenico sembra pronto per una bella storia di riscatto. A questo punto lo sceneggiatore e regista Aaron Schimberg diventa più subdolo. Entra in scena il carismatico, talentuoso e popolarissimo Oswald (l’attore e attivista britannico Adam Pearson, che soffre davvero di neurofibromatosi), rimettendo in discussione le nuove certezze di Edward, in particolare la sua nascente relazione con Ingrid. Lei è una drammaturga e, con un colpo di scena molto kaufmaniano, ha scritto un melodramma off-Broad-way sulla vita con Edward che, sul palcoscenico, sarà interpretato da Oswald. Le stravaganti circonvoluzioni continuano a ritmo serrato finché tutti gli specchi narrativi puntano alla crisi esistenziale di Edward. Originale e audace.
Kevin Maher, The Times

The monkey
Theo James
Stati Uniti / Canada / Regno Unito 2024, 98’. In sala

Longlegs, il successo inaspettato di Osgood Perkins, aveva bisogno dell’imprevedibilità nervosa di Nicolas Cage per funzionare. Il nuovo film di Perkins, The monkey, ruota intorno a una coppia di gemelli (James) alle prese con una scimmietta meccanica, che è in realtà un presagio di morte: quando si attiva qualcuno morirà. La premessa è divertente, ma il film avrebbe avuto bisogno di qualcosa di più “cageiano” per funzionare a pieno.
Clarisse Loughrey, Independent

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1606 - 21 marzo 2025
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