Una donna promettente è un dolcetto ripieno all’acido, un film che trasforma la sociopatia in uno stile e il trauma in uno scherzo. Entrambi sono incarnati da Cassandra (Carey Mulligan), una trentenne che ha lasciato l’università e vive ancora con i preoccupati genitori, barista di giorno e cacciatrice di notte. Le sue prede sono uomini che confondono l’ebbrezza con il consenso. Il primo film di Emerald Fennell è un mélange di commedia nera, thriller sulla vendetta e lezione di femminismo, che troppo spesso si allontana dal suo bruciante potenziale. Sembra più autentico se visto come una storia triste di dolore deformato: Cassandra disprezza le sue patetiche vittime, ma più di tutti detesta se stessa. Jeannette Catsoulis, The New York Times
Stati Uniti / Regno Unito 2020, 113’. In sala
Stati Uniti 2020, 97’. In sala

Per il sequel di A quiet place, John Krasinski ha adottato la tecnica scelta da James Cameron per il sequel di Alien: più impertinente, più improntato all’azione, più rumoroso. E pure questo è un film emozionante anche se, ovviamente, meno del primo. Krasinski sa bene che una buona parte del successo di A quiet place era dovuta al talento dei suoi giovani interpreti, Millicent Simmonds e Noah Jupe. E anche in questo film uno dei protagonisti è il legame che li unisce alla madre (Emily Blunt). Insomma un seguito ammirevole che tuttavia non lascia molto spazio per un ulteriore capitolo. Clarisse Loughrey, Independent
Francia 2020, 109’. In sala
Questa simpatica commedia resuscita un collegio dove alle ragazze di buona famiglia s’insegna l’economia domestica, a essere presenze silenziose accanto agli uomini e a prendersi cura di loro, stanchi dopo lunghe giornate di lavoro. Juliette Binoche intepreta Paulette, la padrona di casa del collegio che, mentre Petula Clark e Ménie Grégoire erodono le convenzioni, usa il pugno di ferro per tenere a bada le giovani future mogli. Martin Provost evoca in modo gustoso emozioni e fantasmi di quel tipo di ambiente: mentre il collegio affronta un improvviso tracollo finanziario un certo spirito acrobatico s’insinua tra le giovani, insieme allo yeye e alla minigonna. E alla fine insegnanti e allieve scoprono la libertà. François Forestier, L’Obs
- Pochi mesi prima della caduta di Shanghai in mano ai giapponesi, una divisione dell’esercito cinese è incaricata di difendere a oltranza il magazzino Sihang. L’edificio è di proprietà delle quattro più importanti banche della città e in questo modo i cinesi sperano di guadagnare le simpatie della comunità internazionale. Uno dei maggiori incassi a livello mondiale del 2020, il film è stato diretto e sceneggiato da Guan Hu, che ha diviso l’azione in quattro giorni. 800 eroi è un kolossal tentacolare e si prende tutto il tempo che gli serve (i titoli di testa arrivano dopo venti minuti). Troppi personaggi, troppa carne messa al fuoco. Ma è comunque gradioso, nelle scene d’azione senza fiato o nei momenti più tranquilli, come quello in cui i soldati fanno un ultimo bagno prima della battaglia. Ian Freer, Empire
Svezia / Danimarca 2018, 112’. In sala

La provocatoria artista svedese Anna Odell e l’attore Mikael Persbrandt, molto amato in Svezia nonostante la sua fama di cattivo ragazzo, interpretano delle versioni di se stessi in un esperimento metanarrativo che punta a esplorare la realtà attraverso la sua messa in scena. Seduti uno di fronte all’altro in uno spazio che riproduce una sala per interrogatori, i due eludono i confini delle loro “interpretazioni” e alimentano una bollente tensione sessuale. A confondere ulteriormente le cose ci sono altri sei attori (la crème de la crème del cinema nordico) a interpretare altre versioni dei due protagonisti: Sofie Gråbøl, Vera Vitali e Jens Albinus riflettono un aspetto della personalità di Odell, mentre Trine Dyrholm, Shanti Roney e Thure Lindhardt fanno lo stesso con Persbrandt. Sono tutti eccellenti, ma Dyrholm è la migliore. Tara Judah, Sight and Sound