Immergersi in apnea significa trattenere il respiro e scivolare sotto le onde equipaggiata solo con una maschera, un boccaglio e una cintura zavorrata. L’acqua gelida addormenta le labbra mentre si scende in profondità. Sotto la superficie il caos della vita svanisce, sostituito dall’attenzione al proprio respiro. Laggiù c’è un mondo vivace in attesa: tra le rocce si moltiplicano coralli, nudibranchi, ricci, stelle marine e spugne. Più in basso s’innalzano le laminarie, un tipo di alga con delle fronde che creano una tettoia ondeggiante. Il crepitio sottomarino e le contrazioni del diaframma ci ricordano che non siamo nel nostro ambiente naturale. Questo è il mondo di Zandile Ndhlovu, la prima istruttrice nera d’immersione in apnea del Sudafrica. “L’apnea mi permette di far tacere la realtà ed essere presente a me stessa”, spiega. “Mi ha insegnato come stare immobile e usare il respiro”.
Lontani dall’acqua
Ndhlovu è nata a Soweto, un’area urbana della città di Johannesburg, a circa seicento chilometri dal mare. “Quando cresci in un posto del genere non hai idea di cosa sia l’oceano”, spiega. “L’unica cosa con cui puoi confrontarti sono le storie che ti raccontano sui corsi d’acqua”. Molte di quelle storie, più che calmarla, alimentavano la paura. “Ci dicevano di stare lontani dall’acqua, che non faceva per noi”. Nei pressi della casa di sua nonna c’era un grande fiume in cui spesso la gente annegava. “Dicevano che un grande serpente aveva portato via un bambino. Il fiume era considerato un luogo spaventoso”.
Quella paura è rimasta dentro Ndhlovu fino a quando ha visitato la costa per la prima volta. “Appena ho visto l’oceano ho pensato che era meraviglioso, potente e che incuteva timore. Ma soprattutto ho sentito una forte attrazione”.
In seguito, durante una vacanza a Bali in cui ha fatto per la prima volta snorkeling, ha deciso di diventare una professionista. Ha preso il brevetto da sub, poi quello per l’immersione in apnea e alla fine è diventata un’istruttrice.
Soprannominata “la sirena nera”, Ndhlovu ha mostrato presto una grande personalità. Nel 2020 ha creato la Black mermaid foundation a Langa, una township vicino a Città del Capo. Nonostante si affacci su spiagge sconfinate, Langa è stata a lungo penalizzata dalla pianificazione urbana razzista del regime dell’apartheid, il cui impatto si fa ancora sentire. In base al Separate amenities act, una legge in vigore fino al 1990, le spiagge erano considerate parte degli spazi pubblici dove la polizia faceva rispettare la politica segregazionista, che tra le altre cose vietava alla popolazione nera l’accesso ai litorali migliori “riservati ai bianchi”. Ndhlovu spiega che l’obiettivo della sua organizzazione è quello di facilitare il contatto con il mare e neutralizzare “i sistemi oppressivi che hanno impedito ai neri di poter frequentare le spiagge più belle”.
Grazie alla Black mermaid foundation oggi le persone sono più legate all’oceano. “Non puoi proteggere qualcosa che non hai mai visto, così come non puoi difendere qualcosa se non sai che ti appartiene. Facciamo capire ai bambini che queste acque spettano anche a loro”. Nel corso degli anni la fondazione ha portato più di quattrocento bambini in spiaggia, regalandogli una conoscenza del mondo sommerso un tempo impensabile.
Ma il lavoro di Ndhlovu va ben oltre le immersioni. È anche autrice di un libro per bambini tradotto in cinque lingue e nel 2023 è stata inserita dalla Bbc nella lista delle cento donne più influenti del mondo insieme a Michelle Obama, all’economista vincitrice del premio Nobel Claudia Goldin e all’avvocata per i diritti umani Amal Clooney. Il libro di Ndhlovu, Zandi’s song (La canzone di Zandi) “parla della bellezza dell’oceano ma anche di conservazione, cultura e storia della comunità nera”. La storia che racconta “contiene un messaggio sull’inquinamento da plastica e vorrebbe aiutare i bambini a cambiare le loro comunità”, spiega.
Questo potrebbe essere un grande risultato della sirena nera: ricordare, in un paese storicamente diviso, che l’oceano appartiene a tutti, e che proteggerlo è una responsabilità collettiva. ◆ as
◆ 1989 Nasce nella township di Soweto, in Sudafrica.
◆ 2000 Entra in acqua per la prima volta e impara a nuotare.
◆ 2017 Fa snorkeling per la prima volta in occasione di un viaggio a Bali, in Indonesia.
◆ 2020 Fonda l’associazione Black mermaid foundation, che promuove l’accesso al mare per tutte le persone, in particolare per la popolazione nera.
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Questo articolo è uscito sul numero 1581 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati