Editoriali

Non sarà la fusione a salvarci

Sembra troppo bello per essere vero: dei ricercatori statunitensi sono riusciti a fondere due nuclei di idrogeno per crearne uno di elio, ricavando più energia di quella usata nel processo. Secondo qualcuno i problemi energetici dell’umanità sono stati risolti: per quanto la domanda possa aumentare nei prossimi decenni, la fusione nucleare riuscirà a soddisfarla. A differenza della fissione, questa tecnologia produce pochi residui radioattivi, non presenta rischi di incidenti e non emette gas serra.

Senza dubbio è un progresso incoraggiante, ma arriva troppo tardi per salvare il clima. Per limitare l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi, entro il 2030 le emissioni totali di anidride carbonica dovrebbero diminuire di quasi la metà rispetto al 2019, e quelle nette dovrebbero azzerarsi entro il 2050. Ma secondo gli scienziati ci vorranno decenni prima che la fusione nucleare possa produrre energia su larga scala e in modo affidabile. Quindi non bisogna lasciarsi distrarre: le risorse e l’attenzione che la fusione riceverà saranno sottratte a qualcos’altro. La Commissione europea include i 5,6 miliardi di euro investiti nella ricerca sulla fusione tra i fondi destinati alla protezione del clima, anche se non è chiaro se e quando questa tecnologia potrà contribuire allo scopo.

A rendere la fusione attraente per molti è la speranza che possa consentirci di mantenere il nostro dispendioso stile di vita. Ma non è così. Anche se l’energia diventasse infinita, le altre risorse non lo sono, e una crescita economica basata sullo sfruttamento delle ricchezze naturali non sarebbe sostenibile nemmeno con la fusione.

Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere il clima ora, non tra dieci, venti o trent’anni. Invece di aspettare le tecnologie del futuro, i paesi industrializzati dovrebbero affidarsi a quelle già disponibili: le energie rinnovabili, le auto elettriche, l’isolamento termico degli edifici e il risparmio energetico. Ma non sono neanche riusciti a mettere in atto misure la cui efficacia è già stata provata, come abolire i sussidi ai combustibili fossili. ◆ gac

La corruzione minaccia l’Europa

Un sospetto di corruzione come quello che aleggia sul parlamento europeo sarebbe stato devastante in ogni caso, ma è ancora più dannoso perché arriva in un momento critico. L’inflazione, la crisi energetica e il conflitto in Ucraina davano già abbastanza problemi senza uno scandalo di questa portata. Associare il Qatar e le sue ricchezze ai comportamenti sospetti degli eurodeputati aumenta la pressione sull’Europa. Per anni la Russia e i suoi oligarchi hanno comprato squadre di calcio, titoli nobiliari britannici e aziende francesi o pagato ex politici tedeschi per creare una base su cui esercitare la loro influenza. Ora la stessa dinamica sembra ripetersi, solo con il Qatar al posto della Russia.

La vicenda va inquadrata nel contesto dei rapporti tra l’Europa e l’emirato. Il calo delle importazioni di petrolio e gas russo ha costretto l’Unione europea a trovare delle alternative, ma l’urgenza ha indebolito la sua posizione, dando a regimi che odiano il laicismo e la democrazia l’opportunità per introdurre il veleno della manipolazione. La difesa del progresso dei diritti umani in Qatar fatta dalla vicepresidente del parlamento Eva Kaili è un sintomo di questo processo. Se gli europei non avessero cambiato idea sul Qatar dopo i mondiali di calcio, la corruzione avrebbe potuto promuovere un’immagine migliore. Il piano è fallito, ma lascerà strascichi profondi. La vicenda offre argomenti ai nemici interni dell’Unione, come il premier ungherese Viktor Orbán, che ne ha subito approfittato per ridicolizzarla. Inoltre rivela agli occhi dei tiranni la vulnerabilità dell’Europa alla corruzione. Infine, e soprattutto, instilla nei cittadini europei il sospetto che Bruxelles sia davvero il covo di delinquenti di cui l’estrema destra non si stanca di parlare.

In questo disastro l’unica vittoria è la resistenza dello stato di diritto: le autorità hanno agito in modo tempestivo e una vicepresidente del parlamento europeo è stata arrestata. Ma resta il timore che emergano altri casi di corruzione nella Commissione europea. Un’Europa indebolita proprio nel momento in cui ne abbiamo più bisogno sarebbe una tragedia. ◆ as

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1491 - 16 dicembre 2022
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