Editoriali

Trump fa tremare la Nato

Non è stata la prima sparata di Donald Trump contro l’Europa o la Nato. Ma le sue dichiarazioni del 10 febbraio a un comizio nella South Carolina hanno risvegliato gli europei. Candidato a un secondo mandato e attualmente favorito nei sondaggi, l’ex presidente degli Stati Uniti ha detto che, con lui al potere, Washington non interverrebbe per difendere gli alleati della Nato che non spendono abbastanza per la difesa. Ha inoltre lasciato intendere che incoraggerebbe la Russia ad attaccarli.

La differenza tra questa invettiva e quelle a cui Trump aveva abituato gli alleati quand’era presidente è che in Europa è in corso da due anni una guerra in cui la Russia ha proprio il ruolo di aggressore. I paesi della Nato confinanti con la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina convivono ogni giorno con questa minaccia.

Poco importa se Trump abbia voluto fare una provocazione, se il suo messaggio doveva servire a corteggiare gli elettori isolazionisti o a spaventare gli europei. Il senso è chiaro: Trump ha messo in dubbio la validità della Nato, proprio nel momento in cui gli europei hanno più bisogno di rassicurazioni. La capacità di dissuasione dell’Alleanza atlantica viene meno se l’avversario può dubitare del suo intervento. Non bisogna neanche prendere alla leggera l’ipotetico “invito ad attaccare” rivolto a Mosca. Le dichiarazioni di Trump coincidono con le manovre dei repubblicani per bloccare gli aiuti all’Ucraina e con l’intervista-fiume al presidente russo Vladimir Putin condotta da Tucker Carlson, un sostenitore di Trump. Putin ha detto di non avere intenzione di attaccare la Lettonia o la Polonia, due paesi della Nato (che tra l’altro spendono molto per la difesa). La convergenza tra le posizioni di Trump e di Putin è preoccupante.

Le reazioni allarmate di molti leader europei alle parole del candidato repubblicano mostrano che finalmente le sue minacce sono prese sul serio. In realtà sarebbe utile che avessero l’effetto di un elettroshock, perché per troppo tempo gli europei si sono ingannati sulla concretezza della minaccia russa e sulla protezione offerta dagli Stati Uniti all’interno di un’alleanza nata 65 anni fa. L’invasione dell’Ucraina ha fatto aprire gli occhi: i governi dell’Europa occidentale hanno capito tardi che il mondo è cambiato e che devono trarre le dovute conclusioni dalla dinamica distruttiva Trump-Putin. Cominciando con il farsi carico della propria sicurezza. ◆ as

In difesa degli animali migratori

Miliardi di animali ogni anno migrano, percorrendo distanze enormi per trovare da mangiare e per riprodursi. Queste specie servono da indicatori dello stato di salute della Terra e svolgono un ruolo importante nella sopravvivenza di ecosistemi complessi. Per la prima volta uno studio delle Nazioni Unite ha esaminato in che stato si trovano e il loro rischio di estinzione, confermando l’effetto dannoso delle attività umane sul pianeta.

È a rischio di estinzione più di un quinto delle 1.189 specie migratorie considerate dalla convenzione sulla conservazione delle specie migratrici degli animali selvatici (Cms). Per quasi la metà di questi animali, si registra un calo della popolazione, a causa delle forti pressioni derivanti dalla perdita dell’habitat e dallo sfruttamento eccessivo. Ad aggravare il bilancio si aggiungono la crisi climatica, il diffondersi di specie invasive e la pesca intensiva. La posta in gioco è alta. Quasi tutti i pesci inclusi nella lista della Cms sono ad “alto rischio di estinzione”: dagli anni settanta a oggi le loro popolazioni sono diminuite del 90 per cento. I gorilla e quasi la metà di tutte le testuggini e tartarughe tutelate dalla convenzione rischiano di scomparire. Tra le specie in declino ci sono l’anguilla europea, la pittima minore, che percorre volando distanze straordinarie tra l’Alaska e l’Australia, e il pipistrello della frutta paglierino, protagonista della più grande migrazione di mammiferi attraverso l’Africa.

In Uzbekistan è in corso un vertice mondiale sulla tutela delle specie migratorie. È un’opportunità per tradurre i dati scientifici in azioni concrete. Un punto di partenza può essere mappare tutti i luoghi dove gli animali migratori vanno ad accoppiarsi, nutrirsi e riposarsi, per poi proteggerli. Non c’è più tempo da perdere. ◆ fdl

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1550 - 16 febbraio 2024
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