Cos’è l’estrema destra? In parole povere è l’odio dell’uguaglianza. Quello che la distingue dai partiti, dagli uomini politici e dai governi conservatori o reazionari, è la radicalità della sua base ideologica. Se è spesso violenta nelle sue azioni nonostante la sua nuova facciata di rispettabilità, se è esplicitamente razzista e xenofoba negli slogan contro gli stranieri e i cittadini con doppia nazionalità, se ha programmi chiaramente contrari ai diritti delle donne e delle persone lgbtq+, è perché è spinta da una volontà di rivincita secolare contro quello che è il principio stesso di una democrazia, per quanto imperfetta essa sia.

Perché la democrazia non è il voto, che può essere usato in modo strumentale, come si vede per esempio nella Russia neofascista di Vladimir Putin, protettrice dell’estrema destra francese. No, l’essenza stessa della democrazia è una promessa, sempre incompiuta, eternamente in divenire, sempre attualizzata: quella dell’uguaglianza dei diritti. È la proclamazione di questa uguaglianza nella dichiarazione francese dei diritti umani del 1789, ripresa da quella universale del 1948, che ha aperto la via alle varie forme di emancipazione, invitando continuamente all’abolizione di privilegi e oppressioni.

Fragili e incomplete, tutte le nostre conquiste sociali e democratiche derivano da questo principio. Il diritto dei popoli all’autodeterminazione, come il diritto delle donne a essere padrone dei loro corpi, sottolineano la vitalità inesauribile di questo futuro di speranza. L’uguaglianza dei diritti, senza distinzione di origine, di condizione, di colore della pelle, di credo, di sesso o di genere, è alla base del movimento di emancipazione che rifiuta una realtà in cui l’umanità sarebbe prigioniera a causa della sua condizione, della sua origine, del suo ge­nere.

Quello che hanno in comune tutte le correnti di estrema destra è la volontà di rovesciare la roccaforte dei diritti umani, della loro universalità e dell’uguaglianza naturale che ne è alla base. Fare fronte comune (e popolare) contro l’estrema destra non è solo una necessità elettorale, ma un’esigenza politicamente vitale. Darle domani il governo e dopodomani la presidenza della Francia, significa aprire un infernale vaso di Pandora. Il corpo ideologico che unisce tutte queste correnti, nelle loro diverse varianti, intellettuali, politiche o elettorali, è la mancanza di un senso di umanità comune e di individui liberi. È un’affermazione che può sembrare innocua ma sappiamo – perché la storia europea è passata di qui con i suoi genocidi e i suoi crimini contro l’umanità – quanto le sue conseguenze possano essere sanguinose.

“Il nostro programma sostituisce la nozione liberale di individuo e il concetto marxista di umanità con il popolo, un popolo determinato dal suo sangue e radicato nel suo territorio”, affermava Adolf Hitler nel Mein Kampf. Purtroppo le sinistre dell’epoca, socialista e comunista, in difficoltà a causa delle loro guerre fratricide, non hanno preso abbastanza sul serio la portata devastante di questa negazione del libero arbitrio e dell’uguaglianza universale. Consapevoli di ciò non possiamo sottovalutare questo pericolo, con il pretesto che l’estrema destra al potere non sarebbe altro che la continuità della destra già all’opera.

Nella diversità delle nostre sensibilità e delle nostre posizioni, è su questa verità che dobbiamo concentrarci in vista delle elezioni: una vittoria dell’estrema destra darebbe le chiavi del potere ai nemici dei diritti umani, dell’uguaglianza che proclamano e del concetto di umanità universale che da essi deriva. ◆ adr

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati