I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la giornalista
freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.
Sarà che, con la crisi che viviamo, sta diventando più difficile provare compassione per altre emergenze. O forse è semplicemente il modo in cui è costruito questo libro: il romanzo intreccia varie storie sullo sfondo della Roma delle leggi razziali, e mi è sembrato forzato e poco naturale. In ogni caso, Ognuno accanto alla sua notte non è riuscito a catturarmi, coinvolgermi nella sorte dei protagonisti, e a farmi sentire quello che provano. Leggendo il romanzo di Levi, ho pensato spesso a una delle regole fondamentali della letteratura imparate all’università: evitare di descrivere emozioni e sentimenti e lasciarli invece intravedere tramite una descrizione dei fatti più asciutta possibile.
Nella scrittura però, come in tutti i mestieri creativi, non possono esistere dogmi, non ci sono limiti che non si possono superare. Tuttavia in questo caso mi sarebbe piaciuta una penna un po’ più conservatrice, un po’ meno descrittiva, un po’ più astratta, soprattutto perché i fatti di queste storie, come in milioni d’altre storie che raccontano il genocidio degli ebrei, hanno sempre un impatto fortissimo, e non hanno bisogno di aggettivi o descrizioni.
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Questo articolo è uscito sul numero 1413 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati