I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.
Ammetto che Niccolò Ammaniti è il mio scrittore italiano preferito. Forse non lo dovrei dire, ma è così. Mi aveva già conquistato con Branchie e Che la festa cominci (entrambi Einaudi). E con l’attesissimo La vita intima non mi ha deluso, anzi. Trovo le sue capacità narrative quasi geniali. Forse è un po’ per le sue ambientazioni romane – io abito a Roma e sembra sempre che i suoi libri si svolgano dietro l’angolo – però non è solo quello. Ammaniti riesce a descrivere delle situazioni che nel contesto narrativo sono logiche e probabili, ma pensandoci bene sono così assurde che non puoi non ridere. E quante volte capita di dover smettere di leggere un libro perché stai ridendo? Leggendo Ammaniti succede spesso, almeno a me. Allo stesso tempo, nel momento in cui arrivo all’ultima pagina, insieme alle risate sento un peso profondo sul petto, come se la lettura mi avesse insegnato qualcosa, oltre a farmi ridere. Come se tutto quello che succede ai protagonisti nel mondo fantastico ma realistico di Ammaniti, riguardasse anche me. Penso che un tale risultato sia il sogno di qualsiasi scrittore, ma il fatto di riuscirci o meno dipende dalla bravura dell’autore. Niccolò Ammaniti è bravo e La vita intima è un romanzo meraviglioso. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1507 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati