Quando Tariq Saeed fu colpito da una palla da cricket poco sopra l’occhio destro, la sua vita cambiò radicalmente. Era uno studente universitario e un promettente giocatore di cricket. Forse un giorno avrebbe potuto giocare per la nazionale del Pakistan, il sogno di milioni di pachistani. Ma oltre a lasciargli una profonda cicatrice sul viso, quella pallina ha cancellato tutti i suoi progetti. “Dopo l’incidente ho abbandonato il cricket. Avevo paura della palla”, racconta Saeed.
Ma gli appassionati, spiega Saeed, trovano sempre il modo di restare nell’ambiente e di ritagliarsi una carriera nel mondo del cricket. “Da ragazzo adoravo ascoltare i commentatori durante le partite della nazionale pachistana: personaggi come Iftikhar Ahmed, Hassan Jaleel o Omer Kureishi. Dopo aver smesso di giocare, un mio amico mi portò a vedere una partita amichevole nella palestra del Forman christian college di Lahore, e mi chiese di fare la cronaca in diretta. Mi applaudirono”.
Come un atleta, deve tenere in forma la mente e il corpo, ma soprattutto la gola, lo strumento con cui si guadagna da vivere
“Poco dopo era in programma un torneo nazionale con giocatori importanti, sempre a Lahore. Anche in quel caso feci la cronaca per gli spettatori allo stadio. Alla fine del torneo l’ex giocatore Abdul Qadir e il giornalista sportivo Imtiaz Sipra vennero a complimentarsi”.
Saeed ricorda il suo incidente sul campo da gioco come l’inizio di un viaggio che non solo gli ha regalato grandi soddisfazioni professionali e gli ha permesso di viaggiare per il mondo, ma ha anche rivitalizzato le telecronache sportive in urdu, la lingua ufficiale del Pakistan insieme all’inglese.
Nato nel distretto di Montgomery (che oggi si chiama Sahiwal), a circa cento chilometri da Lahore, Saeed è cresciuto immerso nella cultura sportiva. Nella regione – che in epoca coloniale prese il nome dall’ufficiale britannico Robert Montgomery e l’ha cambiato in seguito alla separazione dell’India – sono nati molti giocatori di cricket e di hockey. “Mio cugino amava il cricket. Io andavo a vederlo giocare. Mio padre invece mi raccontava le storie dell’ex giocatore di hockey e atleta olimpionico indiano Syed Mohammad Jaffer, che era nato dalle nostre parti. Così anch’io mi sono avvicinato al cricket”.
Da allora sono passati tanti anni. Tariq Saeed è diventato una delle voci più popolari tra gli appassionati di cricket in Pakistan. In un momento in cui nel paese ci sono pochi commentatori famosi, è riuscito a far sbocciare di nuovo l’amore tra i tifosi per la cronaca in lingua urdu. “Prima del 1970 il commento delle partite in urdu era poco diffuso. In radio aveva al massimo cinque minuti di spazio. Dopo gli anni sessanta ha ottenuto metà del tempo di una trasmissione. Ma dopo l’attentato jihadista del 2009 a Lahore contro la squadra di cricket dello Sri Lanka a nessuno interessava più”.
Un nuovo amore
La rinascita del commento sportivo in urdu è molto importante per la cultura pachistana, spiega Saeed: “Le persone ne avevano nostalgia. Il Pakistan cricket board (la federazione nazionale pachistana) ha introdotto il commento in urdu anche per la Pakistan super league, un campionato che si tiene tra le sei squadre più forti del paese e dove giocano molti atleti internazionali. È un’ottima cosa, perché è seguito anche all’estero. In India, per esempio, c’è ancora più varietà: la cronaca di una partita può essere fatta anche in otto lingue diverse”.
Il viaggio di Tariq Saeed da quel microfono usato durante l’amichevole di Lahore alle partite internazionali non è stato semplice. Quando aveva diciotto anni si presentò a un provino di Radio Pakistan per far parte della squadra dei commentatori ma gli dissero che era troppo giovane. “Poi un giorno mi dissero che il responsabile dello sport di Radio Pakistan era cambiato, quindi pensai d’incontrarlo. Era Khalid Waqar, uno dei migliori produttori radiofonici di sempre. Mi fece il provino e mi prese. È il mio maestro, il mio mentore. Tutto quello che ho imparato lo devo a lui”.
◆ 1976 Nasce nel distretto di Sahiwal, in Pakistan.
◆ 1992 Comincia a giocare a cricket nella squadra del Forman christian college di Lahore.
◆ 1993 Durante una partita una palla lo colpisce sopra l’occhio, ferendolo. Decide di smettere di giocare.
◆ 1994 Comincia a fare il commentatore sportivo per Radio Pakistan.
◆ 2019 È uno dei cinque candidati al premio per il miglior telecronista sportivo pachistano.
Oltre a commentare le partite di cricket, Saeed ha lavorato per i giornali locali in lingua urdu ed è corrispondente dal Pakistan per la tv pubblica tedesca Deutsche Welle. Ha commentato anche alcune partite di hockey e la finale di coppa del mondo tra India e Pakistan di kabaddi, uno sport di contatto a squadre, un misto tra il rugby e il wrestling. In quell’occasione ha scoperto che in alcune aree del paese il cricket non è lo sport più popolare.
Saeed sottolinea che i commentatori, un po’ come gli atleti, devono preoccuparsi di tenere in forma la mente e il corpo, ma soprattutto la gola, lo strumento con cui si guadagnano da vivere. “Durante i periodi più intensi non bevo acqua fredda e bevande gasate. E non mangio il gelato. Il giorno della partita prendo un tè prima dell’inizio. E faccio frequenti gargarismi. Devi avere cura della tua gola e assicurarti di non mangiare niente che sia acido o troppo grasso. Inoltre evito di mangiare molto durante la partita, perché mi fa venire sonno. Non è una buona cosa quando devi parlare al microfono. Devi essere sempre sveglio e concentrato al massimo su quello che succede in campo. Se ti perdi una palla o parli di eventi che sono avvenuti poco prima diventa molto difficile andare avanti con il ritmo giusto”.
Ma la concentrazione e l’attenzione da sole non bastano per coinvolgere i telespettatori. “Se commenti una partita lunga, devi prevedere una scaletta per evitare che le persone perdano interesse. In alcuni tipi di partite, come quelle chiamate Twenty20, c’è molta più azione, quindi non ce n’è bisogno. Ma per le sfide più lunghe devi concentrarti di più, come fanno i giocatori, per assicurarti di tenere alta l’attenzione. Non solo quella del pubblico, ma anche la tua”.
Oggi Tariq Saeed celebra il ritorno delle partite internazionali di cricket in Pakistan dopo che il paese aveva smesso per dieci anni di ospitarne per motivi di sicurezza. Ed è felice della piega presa dalla sua vita dopo quel colpo sopra l’occhio: “Quasi il 95 per cento delle persone legate al cricket fuori dal campo è composto da uomini che volevano essere giocatori ma non hanno potuto realizzare il proprio sogno. Sono contento di essere uno di loro”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1448 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati