Qualcosa luccica al centro del sorriso di Rosalía. Dal riflesso rosso che emana si direbbe un cuore, ma osservandolo con attenzione si notano delle piccole ali aperte tra gli incisivi: è una farfalla. Rosalía, nata a Sant Cugat del Vallès, a nord di Barcellona, sorride, indica la bocca e dice: “L’ho fatto per il disco”. È la mattina del 14 febbraio e il sorriso della cantante, 29 anni, è spontaneo. Da due settimane è a casa sua a Barcellona e la sua agenda non potrebbe essere più fitta in vista dell’uscita del nuovo album Motomami, prevista il 18 marzo. Oggi ha un appuntamento con El País, domani con Spotify, dopodomani con qualcun altro. Non si ferma mai.
Arriva puntuale all’incontro. La macchina nera con i vetri scuri si ferma davanti agli studi ospitati in un capannone industriale. Scende insieme al suo fidanzato, il cantante portoricano Rauw Alejandro. Nessuno si aspettava che venisse con lui, ma d’altro canto nessuno aveva pensato al fatto che oggi è san Valentino. Lui esce per primo, allunga il braccio e, prendendola per mano, la aiuta a scendere dall’auto. Lei indossa una felpa rosa molto larga, dei jeans chiari e un paio di stivali bianchi da neve con la pelliccia. Lui ha una felpa nera, delle scarpe da ginnastica verdi e si occupa delle valigie. Rauw Alejandro aspetta tranquillamente per cinque ore, guardando il telefono. È gentile, ma non vuole parlare di niente che abbia a che vedere con Rosalía. Lei ci saluta con due baci sulle guance. A volte guarda Alejandro e gli sorride, ma è molto concentrata sugli impegni di oggi: intervista, trucco, capelli, vestiti. Si separa poco da sua sorella Pilar, detta Pili, una delle sue collaboratrici più strette, che Rosalía definisce “un’artista visuale”. “Quando eravamo piccole disegnavamo insieme e c’inventavamo dei vestiti. Li fabbricavamo anche. E continuiamo a farlo”, racconta la cantante. Pili (neanche lei vuole rilasciare dichiarazioni) sta attenta a tutto quello che succede attorno a noi.
Rosalía ha sempre un suo ritmo. Lo fa da quando è arrivata al laboratorio di musica del quartiere del Raval di Barcellona: come ricorda Lluís Cabrera, fondatore del centro musicale dove studiava, era “un grande talento”. Aveva sedici anni. Era una studente “insaziabile” che suonava la chitarra elettrica e il piano, conosceva il jazz e parlava bene l’inglese. Dopo aver ascoltato il cantante di flamenco Camarón nella macchina in un parco, si è buttata su quel genere musicale. “Rosalía aveva qualcosa di molto antico e allo stesso tempo era la voce più moderna che avessimo ascoltato in quarant’anni”, racconta Cabrera. Rosalía è stata ammessa alla scuola superiore di musica della Catalogna (Esmuc) ed è stata la migliore alunna di flamenco. La sua tesi finale nel 2018 è diventata l’album El mal querer.
Trasformazione continua
Tre anni dopo quel disco, che ha rivoluzionato la musica spagnola e l’ha fatta conoscere in tutto il mondo, gli occhi sono puntati su di lei. “Non arrivi mai tardi se segui il tuo ritmo”, dice. Il ritmo di Rosalía ha una forza doppia: quella di una star mondiale, che calcola ogni mossa con attenzione e sfrutta enormi campagne promozionali (è appena stata ospite del famoso show televisivo statunitense Saturday night live, a cui nel 2021 aveva partecipato accompagnando il cantante portoricano Bad Bunny), e quella di un’artista in grado di trasformarsi a una velocità impressionante grazie a una voce che lascia il segno su ogni genere che affronta.
In Motomami si misura con vari stili (pop, bachata, dembow, reggaeton), in un interessante viaggio vocale attraverso registri diversi. “Secondo alcuni la musica è una questione di algoritmi. Ma non si scrivono versi, non si usa una distorsione della voce o una struttura asimmetrica pensando ai numeri. Si fa per il sentimento. Si cerca l’emozione”, dice.
Nessuno sta fermo nel capannone. Luci, telecamere, camerino, musica di sottofondo, catering. Rosalía racconta il nuovo album, frutto di tre anni di lavoro. “Non mi sembra di averci messo tanto tempo, se non quello necessario”, dice la cantante, che è consapevole della pressione a cui è sottoposta. Da quando ha pubblicato El mal querer è diventata una delle artiste che negli Stati Uniti è sotto contratto con la Columbia records, la stessa casa discografica di Adele, Ac/Dc, Bruce Springsteen e Beyoncé.
Il reggaeton non chiede scusa né permesso. È uno stile diretto e crudo e le persone non sono abituate alle donne che parlano in modo diretto
È una situazione straordinaria per un’artista spagnola, come spiega Rosa Lagarrigue, direttrice dell’agenzia Rlm, che ha fatto da manager ad artisti come Raphael, Alejandro Sanz e Miguel Bosé: “Mi sembra una scelta coraggiosa da parte di Rosalía e della Columbia. Penso che sia stata una combinazione di caso e fortuna. Ma bisogna saper cogliere la fortuna quando arriva e avere il coraggio di cavalcarla. Rosalía ha avuto grandi vantaggi da questo accordo discografico e ha dimostrato di essere all’altezza degli investimenti fatti su di lei. Sarà interessante vedere dove arriverà”. Dal canto suo, la cantante dice di essere tranquilla: “L’industria va a un ritmo frenetico, io faccio un passo dopo l’altro”.
Non sono passi qualsiasi: negli ultimi mesi ha continuato a far uscire canzoni di successo, anche in collaborazione con artisti come J Balvin, Travis Scott e Ozuna, oltre ad aver collaborato con Billie Eilish, Bad Bunny, The Weeknd e Tokischa. Il suo metodo di lavoro, insieme a quello di altre star del pop, del reggaeton e dell’urban, ha cambiato il settore musicale, che ora preferisce i singoli agli album. Ma Motomami non è solo una raccolta di singoli. È un progetto ambizioso composto da sedici canzoni ispirate alle esperienze fatte da Rosalía negli ultimi tre anni. “Mi piaceva molto l’idea di un disco con una storia. Volevo che fosse come l’immagine scattata da un fotografo. Qualcosa di onesto. Cercavo il modo di catturare il mio momento”.
Rosalía ha un controllo totale su tutto quello che fa. Quelli che pensavano che il suo valore dipendesse da altri, come da Raül Refree, produttore nel suo primo disco Los Ángeles, o da El Guincho, produttore di El mal querer, ora si trovano davanti a una lista infinita di collaboratori. Conclusione: il vero valore sta nelle scelte della cantante. E lei sceglie tutto. “Avere dei collaboratori non significa che lavorano al posto tuo. Senza l’idea principale sarebbe stato impossibile fare il disco. Mi fa sorridere che qualcuno possa pensare il contrario”.
Proiettili pop
In Motomami Rosalía rivendica il suo posto al vertice del pop mondiale. “Rosalía diceva sempre che se Beyoncé o Rihanna potevano fare quello che facevano con il soul e il blues per farli diventare pop, anche lei poteva farlo con il flamenco”, dice Pedro G. Romero, artista e studioso di flamenco, cultura popolare e avanguardie artistiche, la persona che ha fatto conoscere alla cantante El román de Flamenca, il romanzo del duecento da cui lei ha tratto ispirazione per comporre El mal querer.
Nel nuovo album, in canzoni come CUUUUUuuuuuute, la cantante spara le parole una dopo l’altra, come proiettili di pop industriale. E affronta temi come il ruolo delle donne nella musica: “Ci sono molte donne di cui non si parla abbastanza. Per esempio Björk, un’artista favolosa che spesso ha dovuto lottare per essere riconosciuta. Questo è un problema. Tante artiste non ricevono le attenzioni che meritano. Che peccato”.
Rosalía cerca attenzione e riconoscimento e vuole essere il punto di riferimento per una generazione di artiste. Lo conferma Judeline, una cantante spagnola di 19 anni che fa soul elettronico e dice che Rosalía è “una grande fonte d’ispirazione”. “Ha aperto la strada per molte di noi, dimostrando che si può avere successo in modo diverso. Grazie a lei oggi c’è grande attenzione per quello che succede in Spagna. È riuscita ad arrivare nelle classifiche statunitensi senza snaturarsi”. La pensa così anche Pedro G. Romero: “Molti ragazzi si sono resi conto che possono uscire dalla provincia e possono prendersi dei rischi”.
La farfalla è il simbolo di Motomami. “Una farfalla, io mi trasformo”, canta in Saoko, la canzone che apre l’album e che in un mese è stata ascoltata sedici milioni di volte su Spotify e altrettante su YouTube. Come racconta David Rodríguez, che ha lavorato anche con Billie Eilish, Shakira e LL Cool J, “Rosalía ha deciso di trasformarsi come artista. Molti forse si aspettavano una seconda parte di El mal querer. Ma lei ha voluto fare qualcosa di diverso”. La trasformazione è stata anticipata nel 2019 da Con altura, un singolo reggaeton registrato insieme al colombiano J Balvin.
Una lettera d’amore
Rosalía si difende quando si sente criticata da chi l’accusa di allontanarsi dalle sue radici musicali. Lo fa nel disco con Bulerías, l’unica canzone flamenca in cui rivendica la sua scelta. E spiega: “Ballavo i pezzi di Don Omar con le mie cugine alle feste del mio paese. Cantavamo quelle canzoni nei bar. Il reggaeton fa parte della mia adolescenza. La mia carriera sarà una lettera d’amore agli stili musicali che mi hanno formata. Il flamenco è importante, e la mia musica gli deve molto, ma lo deve anche ad altri stili. Nella musica non c’è qualcosa di giusto o di sbagliato, di buono o di cattivo”. E sul perreo (il ballo sensuale chiamato anche twerking) aggiunge: “Il reggaeton non chiede scusa né permesso. Per questo mi sembrava perfetto per Motomami. È uno stile diretto e crudo, e le persone non sono abituate alle donne che parlano in modo diretto”.
A un certo punto i riflettori illuminano il volto della cantante, che si copre con le mani come in un gioco infantile, lasciando intravedere la farfalla sui denti. Le sue unghie, di solito lunghissime e decorate, oggi si presentano in una versione più moderata. E la sua chioma nera si agita al ritmo dei suoi movimenti. Al di là dell’aura da star o del suo magnetismo, trasmette una grande tenerezza. Rosalía parla con naturalezza, usando parole di altre lingue o di altri dialetti. “Se sono negli Stati Uniti è inevitabile che i testi delle mie canzoni ne risentano. Cambio continuamente, la mia musica cambia con me. Incontro amici di Puerto Rico, della Repubblica Dominicana e degli Stati Uniti. E sono contenta così”. Versi che cambiano e che potrebbero comportare qualche rischio artistico, almeno secondo il critico musicale Diego A. Manrique: “Con El mal querer Rosalía era sulla cresta dell’onda; non somigliava a nessuno. In Motomami si iscrive in una tendenza caraibica e il suo stile si annacqua”.
◆ 1992 Nasce a Sant Cugat del Vallès, a nord di Barcellona, in Spagna.
◆ 2007 Partecipa alle selezioni del programma televisivo Tú sí que vales, ma non le supera.
◆ 2008 Comincia a frequentare la scuola di musica Taller de músics.
◆ giugno 2016 Esce il brano Antes de morirme, registrato insieme al rapper C. Tangana. ◆ dicembre 2016 Firma un contratto con la Universal e si trasferisce in California.
◆ 2017 Pubblica il primo album, Los Ángeles.
◆ 2018 Esce El mal querer, il suo secondo disco, che diventa un successo internazionale.
◆ 2019 Recita nel film di Pedro Almodóvar Dolor y gloria.
◆ 2020 Vince il premio per il miglior album latinoamericano ai Grammy awards.
Cambiare. Trasformarsi. Perché nasca la farfalla, prima ci dev’essere stato un bruco. Anche Rosalía ha attraversato il suo inverno, e non tutta la sua vita è stata come quella delle stories di Instagram. La pandemia l’ha colta di sorpresa a Miami, dov’è rimasta confinata a casa della sua manager, Rebeca León. Nelle prime settimane ha lavorato in uno studio di registrazione improvvisato dentro una stanza. Poi si è spostata, ma senza uscire dagli Stati Uniti. “Avevo bisogno di finire il mio progetto”, spiega. “La pandemia è stata dura. Sono stata quasi due anni senza la mia famiglia”. E lo ripete: “Due anni. Sono stata distante dal quartiere in cui sono cresciuta, dai miei amici di sempre, da tutto. L’ho fatto per il disco. È stata dura”. A Rosalía piace guardare fisso negli occhi la persona con cui parla. Ma quando racconta di quei giorni abbassa gli occhi: “Mi fissavo delle scadenze ma non riuscivo mai a rispettarle. E ogni volta il mio ritorno a casa veniva rimandato. Ci sono stati momenti di forte isolamento”.
Una parola accompagna questa riflessione: “Wow”. È un’espressione che usa spesso, quasi con innocenza adolescenziale. La usa quando si stupisce di qualcosa, ma anche quando vuole sottolineare uno shock emotivo. La tira fuori quando parla dell’isolamento. “Ricordo quando vivevo a Los Angeles, in un appartamento nel quartiere di West Hollywood. Mi guardavo attorno quando scendevo per strada e non potevo smettere di dire: wow. Ero così lontana da casa. Molto lontana. Allora mi sono resa conto di quanto mi mancava la mia famiglia. Moltissimo. Lavoravo quindici o sedici ore al giorno, ma era difficile. Sono stata davvero male”.
In quei giorni a Los Angeles ha composto G3, una ballata in cui canta: “Sono in un posto in cui non ti porterei”. La canzone si chiude con un messaggio vocale della nonna che le dice, in catalano, che “la famiglia è la prima cosa”. In Spagna ha i suoi punti di riferimento, le “donne forti”: la nonna, la sorella e la madre, che gestisce l’azienda incaricata del management di Rosalía. Si chiama Motomami, proprio come il disco. “Mia madre è sempre andata in moto, è un’immagine che ho ben presente nella mia testa. Per questo anch’io vado da anni in moto. Sono una motomami perché mia madre lo era, e anche sua madre”. Dice che il nome dell’album gioca sulla dualità: moto in giapponese significa “forte” e ha a che vedere con la forza. Ecco perché ci sono canzoni decise come Saoko, Chicken teriyaki o Bizcochito. Mami fa riferimento alla “fragilità”, che caratterizza altre canzoni, le ballate. C’è anche un bolero, Delirio de grandeza, ispirato al cantante cubano Justo Betancourt. “Il disco è come una montagna russa. Un saliscendi. Ogni tanto mi sento così”.
Esagera mai? Rosalía ammette che a volte le sembrava di essere sul punto di scoppiare, e per questo ha chiuso l’album con Sakura, che in giapponese è il fiore del ciliegio e rappresenta la primavera e la femminilità. Le parole della canzone riflettono sulla possibilità di andare in pezzi. “Il rischio c’è quando c’è qualcosa da perdere”, canta. Allora ricorda il primo consiglio che le ha dato sua madre: “Mi ha detto che, qualsiasi cosa avessi fatto nella vita, l’avrei dovuta fare con tutta me stessa”.
Il riflesso rosso
Rosalía si muove alla perfezione davanti alle telecamere. Prima di prepararsi per un servizio fotografico confessa: “Questo ambiente è molto ostile. È difficile mantenersi al centro della scena. In questi anni ho cercato il mio equilibrio. Se il successo finirà per mettermi alle corde con gli anni, pazienza. Così è la vita e questa è la strada. La vita e la morte sono molto vicine. L’importante è vivere al massimo”. Non è convinta della parola che ha scelto. Non voleva dire “al massimo”. Chiude gli occhi e si corregge: “Vivere con onestà”.
Il riflesso rosso che brilla nella sua bocca torna improvvisamente a farsi notare, sembra un cuore ma è una farfalla. Un amuleto? Un’ostentazione? Un capriccio? O solo un ornamento? Ognuno ci vedrà quello che vuole. Rosalía non potrà controllarlo, e lo sa. Quando torna a mostrare la farfalla nel suo sorriso dice: “Sarà quel che sarà e finirà come deve finire. Nulla sarà così importante se vivrò la mia vita con onestà”. ◆ fr
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Questo articolo è uscito sul numero 1452 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati