Avevamo un po’ di diffidenza per il primo libro a fumetti di Bruno Luverà, giornalista e vicedirettore del Tg1. E invece è una bellissima sorpresa. Raccontando un viaggio estivo con la famiglia lungo il Danubio, in Austria, all’autore riesce un gioiello, fresco e tonificante. Raggiunge, con vera umiltà, quello che tanto fumetto d’autore di ieri e soprattutto di oggi ricerca: tornare alle origini poetiche dell’infanzia del fumetto e a quelle dell’arte, per dirla con i dadaisti. Molti i disegni e le sequenze che incantano. E si pensa a tanto fumetto naïf ma anche ad artisti come Pierre Alechinsky e al Dino Buzzati di Poema a fumetti, il tutto rielaborato in maniera personale. Annullando i confini tra graphic novel, graphic journalism, autobiografia, opera colta di riflessione, Luverà ci propone di viaggiare due volte. Perché più si va avanti, più si torna indietro: perseguitati durante la pandemia dal pregiudizio etnico sugli italiani dei “sovranisti” e dei “turbo nazionalisti” locali, l’eco con l’Italia di Meloni e Salvini è continua. Livelli politici molteplici che insieme a quelli più intimi emergono con leggerezza. Proprio come il suo disegno minimalista dai dolci ghirigori, in cui lo scarabocchio infantile si fa disegno elegante e allegoria grafica. Sottotitolato “fumetto sporco”, è in verità l’opposto. Siamo nella più delicata poesia grafica espressa da un segno a tal punto in movimento da non arrendersi mai. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1487 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati