Primo di una serie di libri che Adelphi pubblicherà a breve distanza di tempo, dedicati a Maurice Sendak: ebreo statunitense scomparso nel 2012, forse il più grande illustratore per l’infanzia di sempre. Per l’infanzia, ma in verità profondo e sorprendente anche per il lettore adulto. In attesa dei testi scritti dallo stesso Sendak, più fantasiosi e più inquietanti, non lontani da Winsor McCay, creatore di Little Nemo. Il mondo poetico e visionario di Sendak – espresso da una tecnica pittorica di grande raffinatezza, disseminato di archetipi – è una catarsi delle paure dell’inconscio umano, soprattutto infantili. Sendak trasfigurava gli orrori della realtà, Olocausto compreso, in visioni e mostri affascinanti, o in un bosco, certo inquietante, ma dal quale non si vorrebbe più uscire. Proprio come un McCay ieri o un Miyazaki oggi. Il bosco qui disegnato da Sendak nel 1962 è al servizio di una deliziosa parabola, scritta da Charlotte Zolotow, poeta e scrittrice per l’infanzia statunitense, sul sapersi accontentare del poco che si ha e quindi sul dono perfetto che è l’espressione dell’essenziale e dell’interiorità. Nella parte finale il bosco si muta in pura magia, evocatrice di pittura orientale e impressionista, senza contare certe opere di William Blake. Immagini sensoriali che corrispondono a un viaggio conoscitivo. Sendak è pedagogico, ma affrontando la paura. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1553 di Internazionale, a pagina 85. Compra questo numero | Abbonati