Un paio d’anni fa Bernard Looney, amministratore delegato del colosso energetico Bp, fece qualcosa d’insolito. Dopo aver assistito alle durissime proteste dei manifestanti davanti alla sede di Aberdeen, in Scozia, dove si svolgeva l’assemblea degli azionisti, chiese d’incontrare un’attivista e trascorse diverse ore ad ascoltarla in silenzio, cercando di comprendere il suo punto di vista. “Non sono d’accordo con niente o quasi di quello che ha detto. Ma ho voluto comunque ascoltarla, per vedere il mondo attraverso i suoi occhi”, mi disse. “Ha sicuramente cambiato alcuni dei miei punti di vista”.

L’esercizio di “ascolto” non ha messo la Bp al riparo da critiche ed errori. L’anno scorso Looney ha presentato degli obiettivi ambiziosi per affrontare il cambiamento climatico, ma le azioni della Bp continuano a scendere perché gli investitori temono un crollo dei proventi del petrolio e del gas. E alcuni ambientalisti hanno seri dubbi sul fatto che Looney sia in grado di mantenere le sue promesse. Tuttavia, l’incontro con quella “tribù aliena” deve avergli fatto capire che i tempi sono cambiati. Quello che è successo alla Exxon­Mobil il 26 maggio, quando gli azionisti del colosso energetico si sono schierati con un piccolo fondo che da tempo chiede una chiara strategia sul cambiamento climatico, lo conferma.

È chiaro ormai da tempo che alcuni investitori e l’opinione pubblica sono sempre più attenti alle questioni legate al clima. Negli ultimi mesi i dirigenti della Exxon avevano provato tardivamente a rispondere, facendo entrare nel consiglio d’amministrazione Jeff Ubben, gestore di un fondo che si batte per gli investimenti sostenibili, e impegnandosi a investire di più nella cattura dell’anidride carbonica. Questa operazione, però, aveva tutta l’aria di essere puramente di facciata. La scorsa settimana, invece, Engine No. 1, un minuscolo fondo speculativo che detiene lo 0,02 per cento del capitale sociale, è riuscito a convincere gli azionisti a sostenere l’elezione di almeno due consiglieri d’amministrazione che aveva proposto. Un risultato eccezionale se si considera che la Exxon è stata a lungo una delle più grandi aziende del mondo. La vicenda dovrebbe invece essere un campanello d’allarme per tutti i dirigenti che continuano a stare sulla difensiva, soprattutto tenendo conto che nei prossimi mesi gli attacchi legati alla sostenibilità ambientale e ai problemi sociali o di gestione aziendale potrebbero intensificarsi in seguito a due fattori.

Il primo è che oggi gli attivisti hanno imparato a coniugare i soldi con l’etica. Una decina d’anni fa gli azionisti che presentavano mozioni sulla questione climatica erano gruppi, come le America’s Grey nuns of the sacred heart, convinti che ignorare il degrado dell’ambiente fosse un peccato. La Engine No. 1 invece parla di convenienza economica: secondo il fondo, la Exxon è stata così lenta ad ammettere di aver bisogno di una transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili che i suoi profitti crolleranno, distruggendo il capitale degli investitori. Grazie a quest’argomentazione ha conquistato il sostegno dei fondi pensionistici, come quello dello stato di New York, e di potenti fondi d’investimento come la BlackRock e la Vanguard. La BlackRock, per esempio, sostiene di dover proteggere gli investitori dai rischi legati al calo della domanda nel settore dei combustibili fossili.

Standard più rigidi

I nuovi attivisti non cercano solo di salvare il mondo, ma anche di salvare i loro investimenti in un mondo in cui i governi impongono standard ecologici più rigidi. Mentre alla Exxon era in corso il voto per il rinnovo del consiglio d’amministrazione, un tribunale olandese, accogliendo la richiesta di alcuni ambientalisti, ha ordinato alla Shell di ridurre le emissioni di anidride carbonica più in fretta del previsto. E questo non sarà un caso isolato.

Da sapere
La Total cambia nome

◆ Il colosso energetico francese Total ha deciso di cambiare il proprio nome in TotalEnergies, per sottolineare la maggiore attenzione verso le fonti d’energia rinnovabili. Il 29 maggio gli azionisti del gruppo hanno inoltre approvato a larga maggioranza i nuovi obiettivi dell’azienda nel campo della sostenibilità ambientale. La Total si propone di eliminare le emissioni entro il 2050 investendo soprattutto nell’energia solare e in quella eolica. Bbc


Un altro aspetto cruciale della battaglia ambientalista è la trasparenza resa possibile da internet. Un tempo i guerrieri ecologisti illustravano le loro campagne con foto di ciminiere o di cuccioli di foca. Oggi usano gli strumenti digitali che raccolgono dati da molte fonti per monitorare l’attività delle aziende in tempo reale. Alcuni osservatori mettono in dubbio la validità di questi dati. Ubben, il consigliere d’amministrazione della Exxon, sostiene che le statistiche su cui si basano gli obiettivi di “zero emissioni” sventolati da aziende come la Bp sono sbagliate.

Ma, per quanto possa essere imperfetta, la sorveglianza esercitata da autorità di controllo, investitori e cittadini è destinata ad aumentare. Alcuni paesi, come il Regno Unito, hanno annunciato l’introduzione di nuovi criteri contabili che tengano conto della sostenibilità. Londra ha creato, tra l’altro, un gruppo per la divulgazione delle informazioni finanziarie legate al clima, che in futuro sarà obbligatoria. Il dibattito su questi criteri contabili può sembrare cervellotico, ma il punto cruciale è che più le aziende saranno costrette a divulgare certe informazioni più sarà facile per attivisti e investitori monitorarle. E la maggiore sorveglianza amplificherà le richieste di cambiamento.

Molte aziende sembrano ancora impreparate a rispondere a queste novità, soprattutto negli Stati Uniti. Non è un caso che quest’anno una delle richieste centrali degli investitori attivisti alle assemblee degli azionisti della Exxon e della Chevron sia stata quella di migliorare la divulgazione scope 3, un termine tecnico che indica la rendicontazione delle emissioni dei clienti e dei fornitori di un’azienda, non solo di quelle legate alle sue attività.

Ad alcuni dirigenti della vecchia guardia queste misurazioni potrebbero sembrare l’apoteosi folle del politicamente corretto o semplici concessioni simboliche. Certamente queste norme vanno migliorate, ma oggi gli amministratori delegati non possono più ignorare gli attivisti di quella che sembra una tribù aliena. Soprattutto quando si presentano armati di smartphone e fogli di calcolo. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale, a pagina 115. Compra questo numero | Abbonati