Enzo Traverso è uno storico formatosi tra l’Italia e la Francia che oggi insegna a Cornell, negli Stati Uniti. Ha scritto sulla violenza nella prima metà del novecento, sui totalitarismi, sull’antisemitismo. Nel 2013, proseguendo una riflessione cominciata con le sue prime ricerche, ha pubblicato in Italia e in Francia La fine della modernità ebraica. Dalla critica al potere (Feltrinelli 2013) poi tradotto anche in inglese, in cui raccontava com’era cambiato l’atteggiamento dell’Europa verso gli ebrei da prima a dopo l’ultima guerra mondiale: la loro trasformazione da minoranza disprezzata a minoranza protetta, mediante quella che definiva “la memoria civile dell’Olocausto”. In questo pamphlet accorato, nato come articolo per il quotidiano il manifesto, riflette su ciò che sta avvenendo a Gaza e sul modo in cui viene raccontato in occidente. Rivendicando la possibilità di qualificarlo come genocidio, segnala il rovesciamento di ruoli tra vittime ed esecutori, la modalità “orientalista” con cui sono qualificate diversamente le violenze di Hamas e quelle dell’esercito israeliano, la diffusione di notizie false, confusioni terminologiche e malintesi (rivelatrice la sua pagina sullo slogan “Dal fiume al mare” nelle manifestazioni). Finisce così per segnalare il rischio che l’appoggio incondizionato a Israele comprometta il valore della memoria della Shoah, con gravi conseguenze per tutti. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati