A gennaio, mentre Donald Trump reiterava le dichiarazioni sull’annessione della Groenlandia e del Canada e la ripresa del controllo statunitense sul canale di Panamá, in Francia è uscito questo libro che propone una spiegazione possibile del perché ciò stia avvenendo. Secondo lo storico ed economista Arnaud Orain negli ultimi secoli il capitalismo ha alternato sistematicamente due forme diverse. Alla più conosciuta, quella del “liberalismo”, che ha caratterizzato più o meno il periodo 1815-1880 e la seconda metà del novecento, si è avvicendata una forma diversa, che lui chiama “capitalismo della finitezza”, tipica dei secoli tra cinque e settecento e del periodo tra la Belle époque e la seconda guerra mondiale. In queste fasi i soggetti pubblici e privati tendono a controllare i mari, a limitare la concorrenza e il mercato, a costituire imperi per procacciarsi ciò di cui hanno bisogno. Orain pensa che oggi siamo in un’epoca di questo tipo, in cui, pur con qualche differenza rispetto al passato, si diffonde lo stesso “sentimento angosciante di un mondo ‘finito’, chiuso, limitato, che bisogna conquistare velocemente”. In momenti come questi ci si organizza per disporre di basi di prelievo e rendite per estrarre le risorse, si creano reti di magazzini e sistemi logistici per movimentarle e “guerra economica” cessa di essere un’espressione metaforica. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati