La sostenibilità è un concetto malleabile. Soprattutto se associato all’energia nucleare e al gas naturale. Nella bozza della cosiddetta tassonomia verde, la Commissione europea ha classificato entrambe come investimenti sostenibili. È un compromesso tra egoismi nazionali che ignora enormi pericoli. Il mondo ha già vissuto due catastrofi nucleari, Černobyl nel 1986 e Fukushima nel 2011, per non parlare del problema delle scorie. Il gas naturale è un combustibile fossile poco meno inquinante del carbone, e quando viene estratto e trasportato si disperdono grandi quantità di metano che contribuiscono all’effetto serra. Se nucleare e gas sono finiti nella lista è solo perché gli stati europei hanno raggiunto un compromesso. La Francia punta sulle centrali atomiche. La Germania invece pensa che l’importazione di gas russo faciliti i rapporti con Mosca. La commissione può ribattere che la tassonomia non è un programma vincolante, ma solo una bussola per gli investitori, e che gli stati, le aziende e i fondi d’investimento sono liberi di seguirla o meno. Stando alla proposta, le centrali a gas dovranno essere convertite a idrogeno entro il 2035. Il problema è che di questa tecnologia del futuro non c’è ancora traccia, e il gas naturale potrebbe restare con noi più del previsto. Le centrali atomiche invece potranno essere approvate fino al 2045, il che significa che resteranno in funzione fino al 2080. Se per allora in Europa non ci saranno stati incidenti, potremo dirci fortunati. ◆ nv
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Questo articolo è uscito sul numero 1442 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati