Sapete chi è KSI? Quando ho rivolto questa domanda ad alcuni amici, buona parte di loro non aveva idea di chi fosse. Eppure un sabato di gennaio le 12.500 persone riunite all’arena di Wembley, a Londra, non avevano dubbi: sapevano chi era, avevano ascoltato la sua musica, avevano visto i video in cui giocava, avevano assistito alle sue faide con altre personalità della rete e notato il suo disprezzo nei confronti dell’influencer Andrew Tate, ex kickboxer britannico di origine statunitense. Avevano tutti sentito parlare di Prime, la bevanda che KSI aveva contribuito a lanciare nel Regno Unito, così ricercata da farla vendere a venti sterline alla bottiglia nei negozi. E quella sera, soprattutto, volevano vedere KSI boxare. “K-S-I! K-S-I! K-S-I!”, gridavano.
Alle 22.30, dopo che molti altri youtuber-pugili si erano alternati sul ring, KSI è apparso vestito di rosa e ha cantato l’inno nazionale. Non perdeva da cinque incontri. Si è battuto il petto e poi ha steso l’avversario, uno sventurato brasiliano noto come FaZe Temperrr. È stato così facile che KSI ha aggiunto delle flessioni con saltello. “Signore e signori, sono su un altro livello”, ha ruggito. La folla ha risposto con un boato.
KSI sta per Knowledge Strength Integrity (conoscenza, forza, integrità), ma il suo nome all’anagrafe è Olajide Olatunji. Fa tante cose: il musicista, l’influencer, il promotore di bevande, il pugile. Di lui, però, mi interessava la cosa più basilare: è un uomo. O, per essere precisi, un uomo tra ragazzi. Ha 29 anni, e i suoi video su YouTube piacciono a molti bambini di undici anni o meno. Per una parte dei ventiquattro milioni di iscritti al suo canale, KSI è inevitabilmente un modello di riferimento.
L’incontro di boxe è avvenuto poche settimane dopo l’arresto di Tate in Romania, con accuse di associazione a delinquere, traffico di esseri umani e stupro, che lui respinge. Tate è il peggior modello possibile, il testimonial della mascolinità tossica. “La vita di un maschio è una guerra”, ha detto. “Da uomo devi competere con gli altri uomini”. Ha cercato di giustificare la violenza contro le donne; si è definito misogino, sostenendo di essere troppo ricco per subirne le conseguenze. Alcuni ragazzi sono stati molto colpiti dai suoi messaggi estremi, forse soprattutto quelli che sentivano un’ostilità diffusa verso la virilità e, per estensione, nei loro confronti.
A Wembley il pubblico era composto in gran parte da adolescenti e giovani uomini, una generazione cresciuta con KSI. C’erano bambini con i loro genitori, un’altra generazione pronta a essere influenzata. C’era anche un sosia di Tate – maglietta nera, occhiali scuri, barba rifinita – e la gente faceva la fila per farsi un selfie con lui. KSI non è Tate né l’anti-Tate: in rete l’ha deriso, senza sconfessarlo apertamente. Il marchio di mascolinità di KSI è più innocuo. I ragazzi che lo guardano a Wembley, e ogni sera su YouTube e TikTok, stanno assorbendo un’etica fondata sulla forma fisica, la competizione e gli inesauribili scherzi. Ma anche KSI ha dei problemi. Quando era più giovane, ha realizzato una serie di video intitolata Rape face (faccia da stupro), mimando le espressioni facciali che immaginava facessero gli stupratori. Ha detto cose sconvolgenti a degli sconosciuti. In un video realizzato nel 2012 a una convention di videogiochi, ha chiesto a una donna dove fossero i suoi seni, aggiungendo: “Non riesco a vederli”. In seguito si è scusato e ha rimosso i contenuti. Poi ad aprile, in un altro video, cercando di fare dell’umorismo, ha fatto un commento razzista contro i pachistani. Anche in questo caso si è scusato, dicendo che si sarebbe preso una pausa dai social network. Dopo l’arresto di Tate ho cercato di capire quali messaggi gli influencer trasmettessero ai ragazzi, inseguendo la fama, i clic e i like su internet. Quali storie raccontano sull’essere un uomo nel ventunesimo secolo? In che modo questo potrebbe plasmare le vite e le relazioni dei ragazzi?
Carta stampata
Sono cresciuto prima dell’arrivo di internet. I miei influencer erano sulla carta stampata. La rivista Loaded fu lanciata nel Regno Unito nel 1994, quando avevo undici anni, con lo slogan “Per uomini che dovrebbero saperne di più”. Fhm (For him magazine, rivista per lui) fu rilanciato nello stesso anno annunciando: “È una cosa da maschi”. Per la mia generazione queste riviste si avvicinavano quanto più possibile all’idea di cosa significasse essere un uomo. Loaded “coglieva la realtà di come erano gli uomini quando stavano insieme”, racconta il suo fondatore James Brown. La sua filosofia fu riassunta dal comico Frank Skinner, che nel sesto numero affermò: “Non mi sono mai trovato d’accordo con tutte queste stronzate sulla nuova mascolinità. Penso che si possa parlare apertamente di quanto ti piacciono le tette di una donna senza essere sessisti”.
Loaded aveva una quota di giornalismo gonzo (bizzarro e non convenzionale) e s’interessava di musica e di calcio oltre che di sesso. Fhm era meno ambizioso, si era specializzato nelle classifiche delle donne più sexy del mondo e nella selezione di battute rozze. Ecco un esempio: “Cosa si ottiene incrociando [nome di una celebrità femminile] con un gorilla? Non lo so. Non c’è molto che si possa costringere un gorilla a fare”. Presto gli editori si resero conto che le copertine con le modelle seminude erano le più vendute. Tutte le riviste maschili le pubblicavano. Nel 2000 nel Regno Unito vendevano più di un milione di copie al mese.
L’arco della storia
Quando i millennial (i nati tra il 1980 e il 1996) sono diventati adulti, lo spirito del tempo era cambiato. Le vendite delle riviste per uomini sono crollate. L’intero settore è finito nella spazzatura. Skinner ha detto di essersi pentito delle battute sessiste e omofobe. Sembrava un progresso. L’arco della storia sembrava piegarsi verso una mascolinità che non trattava le donne come oggetti e che non vedeva uomini e donne così separati.
Poi sono arrivati YouTube e TikTok. È fiorita un’intera industria in cui ciascuno poteva condividere la propria vita e le proprie idee con un pubblico globale, guadagnando milioni. Gli algoritmi spesso promuovevano contenuti forti e scandalosi, perché venivano guardati e commentati più spesso. Il risultato è stato caotico. Accanto all’aumento della pornografia estrema in rete, il successo di influencer misogini ha scardinato l’idea che la società avesse fatto qualche passo in avanti. Tate, i cui video sono stati visti miliardi di volte su TikTok, ha sostenuto che le donne sono proprietà dei mariti, che la depressione non esiste, che gli uomini devono essere ricchi, che le vittime di stupro hanno una parte di responsabilità nell’aggressione. La sorpresa non è che esista un tipo così, ma che abbia raggiunto un vasto pubblico di ragazzi che si è bevuto il suo messaggio senza che i genitori se ne accorgessero.
Forse lo spirito delle riviste maschili non era svanito, si era solo spostato online, frammentato e mutato. Un insegnante di scuola secondaria con cui ho parlato ha fatto una distinzione: siamo cresciuti con un sessismo informale; quello che esiste ora è un sessismo pseudo-intellettualizzato. Tate non fa battute oziose sulle donne che guidano o su quelle sovrappeso, predica l’innata superiorità degli uomini e le virtù della forma fisica. E potrebbe non essere un caso isolato. Nelle ricerche sugli atteggiamenti maschili condotte in sedici paesi dal gruppo Equimundo, i giovani hanno espresso opinioni più conservatrici rispetto alle generazioni precedenti.
L’espressione “mascolinità tossica” è stata coniata negli anni ottanta da un professore di psicologia, Shepherd Bliss, che faceva parte del movimento “mitopoietico” maschile, nato intorno al timore che la società fosse sempre più femminilizzata e che un numero maggiore di padri fosse assente in casa a causa dei cambiamenti risalenti all’epoca della rivoluzione industriale. Di conseguenza, molti giovani uomini non avevano la possibilità di osservare ed esprimere le normali emozioni maschili e si lanciavano in violente dimostrazioni di virilità.
Bliss ha scelto un termine medico perché “come ogni malattia, la mascolinità tossica ha un antidoto”. L’antidoto era che gli uomini si riunissero nella natura senza donne, eseguendo rituali, suonando, andando in giro nudi e, ehm, scoreggiando in libertà. Robert Bly, figura di spicco nella mitopoietica e autore del best seller Iron John, del 1990, ritiene che alcuni uomini siano violenti perché reprimono le loro emozioni, in particolare la rabbia e la vergogna, e che il silenzio forzato della moderna cultura aziendale sia in parte responsabile. “Molti uomini si anestetizzano per non esprimersi. In Ibm, se si lascia trasparire troppo, si viene licenziati”, diceva.
L’approccio mitopoietico è stato deriso da alcuni, era percepito come un contrattacco ai diritti delle donne. Ma l’espressione mascolinità tossica ha preso piede dopo il 2015 e l’idea che gli uomini debbano sentirsi più a loro agio con le proprie emozioni è ora ampiamente diffusa. La scrittrice femminista bell hooks sosteneva che il primo atto di violenza degli uomini era l’autolesionismo: “Il patriarcato esige che annientino le loro parti emotive”. Un rapporto del 2019 sulla violenza giovanile a Manchester ha rilevato che i giovani uomini “seguono un copione per diventare adulti che dice: ‘Non esprimere emozioni se non l’aggressività’, ‘rifiuta tutto ciò che è femminile’ e ‘considera la ritorsione una forza’”. I social network hanno intensificato le aspettative e i conflitti. Le generazioni precedenti “potevano andare a casa e rilassarsi, senza dover dimostrare niente. Per come funzionano i social network, devi dimostrare qualcosa 24 ore su 24, sette giorni su sette”, afferma Henry Stratford, autore dello studio. Con l’arrivo degli smartphone, la pressione sui ragazzi affinché si esprimano in una versione machista della propria mascolinità arriva prima, a dieci o undici anni.
Una migliore mascolinità potrebbe partire dalla capacità degli uomini di esprimere onestamente le proprie emozioni. Terra Loire Gillespie, un’esperta di strumenti digitali di Toronto, si è schierata contro la ripartizione troppo semplicistica che i mezzi d’informazione fanno tra “bravi ragazzi” e “macho” e ha proposto una terza opzione: gli uomini sensibili. L’uomo sensibile “esprime le sue emozioni in modo sano” e “non ha paura dell’intimità maschile. Per esempio, è in grado di esprimere affetto per gli amici maschi senza fare una battuta sui gay”. Il filosofo Alain de Botton sostiene che, invece di celebrare gli uomini “freddi” con un’aura d’invulnerabilità alla Humphrey Bogart, dovremmo celebrare gli uomini “caldi” e onesti sulle proprie paure.
“Il dibattito pubblico è stato: ‘Andrew Tate sta riempiendo un vuoto, non ci sono validi modelli maschili’. Ma non credo che sia vero”, afferma Laura Bates, fondatrice dell’Everyday sexism project e autrice di Men who hate women (Uomini che odiano le donne). L’autrice cita gli esempi positivi del calcio inglese, in particolare l’attaccante Marcus Rashford. “Queste persone parlano di questioni di giustizia sociale e della nascita dei loro figli”. Ma la battaglia per la mascolinità si combatte soprattutto online. Nel Regno Unito il 91 per cento degli undicenni possiede un telefono. I maschi tra i sette e i sedici anni dichiarano di trascorrere più di due ore al giorno su YouTube. Arthur, uno studente londinese, ha ricevuto il suo primo smartphone a dieci anni. Oggi, a tredici, lo guarda di sfuggita appena sveglio, poi sull’autobus e un po’ a scuola. Poi lo usa nel tragitto per tornare a casa e molto di più la sera. Molti bambini con cui ho parlato hanno detto di passare più di cinque ore al giorno sui loro telefoni, soprattutto su YouTube, TikTok, Snapchat e Instagram. I social network accompagnano i compiti, sostituiscono gli incontri con gli amici e ritardano il sonno. Nei sondaggi i bambini dicono di fidarsi più degli influencer che dei giornali, dei social network o delle celebrità del mondo offline.
Lo youtuber più famoso del mondo è Jimmy Donaldson, 24 anni, statunitense, che si fa chiamare MrBeast. Il suo account principale conta 139 milioni di iscritti, quanto le popolazioni di Regno Unito e Francia messe insieme. Il che è curioso, perché MrBeast non ha l’aspetto di una tipica star della tv. In passato gli addetti al casting si sarebbero mostrati tiepidi davanti al suo aspetto, che in fondo è molto normale. YouTube ha permesso a un modello diverso di uomo di splendere.
I video di MrBeast sono spesso sfide insensate, come la gara per vincere un aereo (“L’ultimo che stacca la mano dal jet se lo tiene!”, 108 milioni di visualizzazioni) o il gioco a nascondino con un premio in palio di cinquantamila dollari (132 milioni di visualizzazioni). È anche un grande filantropo: ha pagato l’intervento chirurgico di ripristino della vista a mille persone parzialmente cieche e ha filmato le loro reazioni; a un paziente ha regalato diecimila dollari, a un altro una Tesla.
MrBeast è talmente concentrato sulla produzione di materiale virale – da più di dieci anni “YouTube lo ossessiona ogni giorno” – che sembra non voler dire molto altro sulla sua vita. Afferma però che il denaro non porta la felicità e che reinveste o regala quello che guadagna. Ma i suoi video mostrano il potere che il denaro ti dà sugli altri. Uno dei più famosi (421 milioni di visualizzazioni) ricrea la serie televisiva distopica Squid game, con finti esplosivi che colpiscono concorrenti reali mentre competono per un premio di 456mila dollari. Non è tossico, ma non è neanche del tutto sano. La superficialità dei contenuti denota un modello comportamentale limitato. “Mi sembra che ci siano cose più importanti, o almeno vorresti che ci fossero cose più importanti”, mi ha detto un ragazzo di tredici anni che aveva smesso di seguire il suo canale.
Tuttavia, le sfide e gli scherzi demenziali sono un tema importante per gli youtuber di successo. Beta Squad, un gruppo britannico con 5,5 milioni di iscritti, ha allestito un finto drive-through del McDonald. Uno di loro, Niko Omilana, si è candidato a sindaco di Londra nel 2021 ed è arrivato quinto con quasi cinquantamila voti. Will Tennyson (1,8 milioni di iscritti) è specializzato in acrobazie sul fitness e sul cibo: un suo video s’intitola “Per cinquanta ore ho mangiato i cento cibi meno sani del mondo” (al secondo giorno diceva: “Voglio che questo video finisca”). Oliver Tree, che è in parte musicista e in parte comico, ha costruito e si è schiantato con quello che ha definito lo scooter più grande del mondo. Alcune di queste bravate hanno una qualità di produzione notevole. MrBeast ha dichiarato che il suo video di 25 minuti su Squid game è costato 3,5 milioni di dollari, come le più costose produzioni televisive. Ma mi sembravano familiari. Sono ciò che le riviste maschili tentavano di fare negli anni novanta. Arano lo stesso terreno fertile che ha prodotto Jackass, un programma di Mtv. La mascolinità non sembra né migliore né peggiore, ma immutabile. Come mi ha detto l’ex direttore di Loaded, James Brown: “Se si tornasse indietro di duemila anni, ci sarebbero dei romani che spingono per le strade dei carrelli della spesa con dentro la gente”.
Forse i più noti youtuber tra i ragazzi britannici sono i Sidemen, un collettivo di sette persone nato nel 2013. Si sono cimentati in sfide abbastanza prevedibili: mangiare settantamila calorie in ventiquattr’ore o realizzare parodie di programmi tv come The great british bake off e Chi vuol essere milionario?. Il loro esponente principale, KSI, è andato oltre. Ha cominciato a sfidare altri youtuber, tra cui lo statunitense Logan Paul, in incontri di boxe. Questo mi ha portato al circo che ho visto a Wembley. È stato quasi sempre carismatico e divertente. Riesce a ridere di se stesso come Andrew Tate non può fare: sostiene, per esempio, di aver perso almeno 2,5 milioni di sterline con la criptovaluta Luna. Dopo che Tate ha affermato di essere vittima di un complotto, lui ha risposto: “Penso solo che sia imbarazzante”. Ha anche parlato delle sue emozioni. “La salute mentale è importante quanto quella fisica”, ha twittato nel gennaio 2022. Ha raccontato in un documentario di Amazon e a uno youtuber chiamato Doctor Mike che i suoi genitori, che credevano nelle punizioni corporali, lo picchiavano e lo mettevano sotto pressione perché avesse successo.
Una corsa implacabile
Ma accumulare iscritti sembra ancora richiedere un certo tipo di egocentrismo performativo. In tutti i suoi video KSI ama esaltare se stesso e schiacciare gli altri. Se i sogni del movimento mitopoietico potevano essere estremi, la competitività dei social network – una corsa ai like, alle condivisioni e agli iscritti – è implacabile. All’inizio ero sconcertato dal fatto che KSI avesse usato un termine razzista in un video, che i suoi compagni di Sidemen avessero riso e che nessuno del team di produzione avesse impedito la pubblicazione di quel contenuto. Ma YouTube premia gli individui più sfacciati e con meno filtri. Forse è lì che si arriva. “Nella vita combino casini, e ultimamente ne ho fatti parecchi”, ha dichiarato KSI nelle sue scuse. Un fan deluso mi ha detto: “Tutto sarà dimenticato al prossimo incontro”.
La piattaforma promuove anche un materialismo sfacciato. Un tempo il corporativismo tra ragazzi era quasi nichilista. Le star di Jackass andavano in skateboard sul compensato solo per il gusto di farlo. Il film Fight club, del 1999, un’indagine sulla mascolinità moderna e sul capitalismo, era esplicitamente anticommerciale: “Le cose che possiedi alla fine ti possiedono”, diceva il personaggio interpretato da Brad Pitt, Tyler Durden, denunciando le pubblicità che costringono gli uomini a “comprare roba di cui non hanno bisogno”. Ma gli youtuber dipendono dalle pubblicità e dalla promozione dei prodotti. La bevanda analcolica Prime di KSI ne è l’emblema.
Il filo conduttore tra Fight club e molti influencer maschi è il combattimento. Tate è stato un campione di kickboxing. Altri youtuber, come Logan Paul e Doctor Mike, hanno praticato la boxe. La forza fisica non è solo uno sport, ma diventa un modo per risolvere i conflitti. “Se sei così ‘alfa’ come il tuo papino Tate, perché non mettere alla prova questo alfa?”, ha detto KSI a Sneako, uno youtuber e sostenitore di Tate, l’anno scorso. “Facciamo un piccolo incontro e vediamo quanto sei davvero virile di persona”.
Gli influencer sanno che la provocazione fa aumentare i numeri
Questo non piace a tutti. “Si propone l’immagine di un uomo estremamente muscoloso che sa combattere e picchiare gli altri uomini”, afferma Callum Hood, ricercatore del Centro di contrasto all’odio digitale di Londra. È “sorprendente” che “il concetto di uomo sia legato a qualcosa di così primitivo”.
Per Gary Barker, di Equimundo, l’enfasi sulla forza fisica è “a doppio taglio”. La forma fisica è un bene, “ma si basa sulla paura: ‘Ho bisogno di questi grandi bicipiti perché qualcosa mi sta minacciando’. Pensi che il mondo stia venendo a portarti via qualcosa”.
Probabilmente la forza fisica è più attraente per i ragazzi, ora che le ragazze hanno recuperato terreno in molti altri campi. In ogni caso l’attenzione per la boxe evidenzia un altro aspetto dei video degli youtuber: la scarsa presenza di donne. Gli youtuber sono principalmente uomini che frequentano uomini. Uno dei motivi è che molti cominciano nel mondo dei videogiochi, che è in prevalenza maschile. Tutti i Sidemen sono uomini, così come la Beta Squad. MrBeast a volte gira video con gli amici, e quelli che ho visto io erano tutti maschi. “Non ho mai visto un gruppo di ragazze fare un programma su YouTube”, mi ha detto Rose, dodici anni. La sua amica Flo ha aggiunto: “È la normalità ora. È così strano”.
Gli youtuber maschi che ho guardato volevano delle fidanzate. Quello che non facevano era parlare della possibilità di un’amicizia con una donna. YouTube aveva in qualche modo accentuato una dinamica sociale. “Come società, fin dalla più tenera età, sessualizziamo le amicizie tra ragazze e ragazzi”, afferma Laura Bates. “Se i ragazzi non sono incoraggiati ad avere profonde amicizie platoniche con le ragazze, è molto più facile considerare la donna altro da sé”.
Le donne appaiono in un filone di video dei Sidemen, chiamato “Tinder in real life”, in cui gli youtuber competono per far colpo su varie ragazze, spesso a loro volta influencer. Quello che mi ha colpito, guardando questi video, è stato quanto fossero sessualmente esplicite le battute dei Sidemen (in alcuni video compare il messaggio: “I commenti sono uno scherzo, non vogliamo parlare alle donne in modo irrispettoso”). Niko Omilana, di Beta Squad, ha girato un video in cui sfidava una donna a fingere di uscire con lui davanti all’ignaro padre di lei. Se la ragazza avesse resistito per un’ora intera, avrebbe vinto mille sterline. Omilana si divertiva a inventare bugie sulle esperienze sessuali della finta fidanzata. Anche i più famosi youtuber maschi sembrano concepire il sesso in modo molto diverso dagli uomini degli anni novanta. Secondo il British board of film classification, la metà dei ragazzi britannici tra gli undici e i tredici anni ha visto un film porno. E nei video di YouTube, in cui facevano solo “battute” ovviamente, le dinamiche del porno a volte sono incoraggiate. “I ragazzi e i giovani uomini non vogliono essere visti come misogini”, afferma Craig Haslop, dell’università di Liverpool, che ha condotto una ricerca sulla mascolinità nelle scuole. “Ma molti ragazzi non si rendono conto che le battute normalizzano le molestie sessuali e di genere”. Per Arthur, tredici anni, Sidemen Tinder è “abbastanza divertente” e non sessista, perché “le ragazze stanno al gioco e spesso ridono”.
Ho scoperto un’altra categoria di youtuber maschi: quelli concentrati sulla crescita personale. È una rottura con la filosofia della rivista maschile. Attinge dall’industria tecnologica e da una spiritualità quasi religiosa. Prendiamo Lex Fridman, un ex ricercatore d’intelligenza artificiale di Google che ora conduce un podcast molto seguito. Fridman è appassionato di combattimento (jiu-jitsu), è intelligente, sicuro di sé e avvia progetti di grande successo economico. Si capisce che può attirare ragazzi in cerca di una guida e di riconoscimento. Fridman flirta con l’introspezione. “Alcuni giorni mi sento un fallito e non so cosa sto facendo. Oggi è uno di questi giorni”, ha scritto su Twitter. “Forse tutti si sentono così a volte. Voglio solo dire che sono con voi”. Parla di amore e umiltà. Cita romanzi e altri prodotti culturali al di fuori di YouTube. Ma Fridman è sembrato un po’ troppo comprensivo nei confronti di Tate dopo il suo arresto. Il suo elenco di “cose provate per allungare la durata della vita”, pubblicato nel 2020, includeva “fare molto sesso (350 orgasmi all’anno è la quota ottimale per gli uomini, mentre quella delle donne è da definire)”. Non ero sicuro che Fridman potesse essere il paladino della mascolinità sana.
YouTube ha ampliato il significato di mascolinità. I Sidemen e la Beta Squad sono più variegati dal punto di vista razziale di quanto non lo siano mai state le riviste per uomini. E non pubblicizzano sigarette né esaltano le droghe. Ho trovato anche segni di una mascolinità più matura. Molte delle prime celebrità di YouTube hanno ormai tra i venti e i trent’anni.
Daniel Middleton, meglio conosciuto come DanTdm, ha cominciato a pubblicare commenti sui videogame una decina d’anni fa. Ha scelto di rivolgersi alle famiglie, evitando parolacce e una grafica cruenta. Ha pianto quando uno dei suoi cani è morto. Dopo la nascita del suo secondo figlio, ha detto ai follower che si sarebbe “preso una pausa”.
Da allora nei suoi video si prende cura dei bambini. È un passo avanti rispetto a Sidemen Tinder.
Mentre molti youtuber trasmettono una visione rosea del divertimento e della popolarità, Middleton cerca di essere sincero. Quest’anno ha denunciato la fatica di produrre video con regolarità e ha annunciato di volersi “ritirare da YouTube” per dedicare più tempo alla famiglia e alle sue altre passioni. “Ho ceduto alla frenesia di creare contenuti che piacciono all’algoritmo, ma così non mi diverto. È molto più divertente fare ciò che si vuole”, mi ha detto. “Spero che le cose che voglio fare al di fuori dei videogiochi, come la musica e il disegno, possano spingere altre persone a provare queste cose e ad allontanarsi per un po’ dagli schermi”.
Un altro youtuber storico, CinnamonToastKen, ha 4,6 milioni di iscritti e pubblica video in cui commenta altri video. L’ho visto prendere in giro un TikToker per aver mangiato un testicolo di toro crudo. L’ho visto, insieme a PewDiePie (uno youtuber svedese piuttosto controverso), prendere in giro gli artisti del rimorchio che cercano di abbordare le ragazze. E l’ho visto criticare il nuovo reality show statunitense Milf Manor, con un video intitolato “Milf Manor mi ha fatto perdere ogni speranza nell’umanità”. Era divertente e sagace, senza essere misogino o crudele. Più di MrBeast, più degli scherzi e della boxe di KSI, questa sembrava una mascolinità a cui avrei voluto che i ragazzi aspirassero. Ma la troveranno? Quando ho digitato “come essere un uomo” nella barra di ricerca di YouTube, ho ottenuto risultati per Tate e Jordan Peterson, lo psicologo scettico sul femminismo. Su TikTok il primo risultato è stato un monologo di un imprenditore statunitense del fitness che esordiva dicendo che gli uomini devono essere quelli che portano il pane a casa e terminava con un riferimento alla loro “violenza giustificabile”. Il secondo risultato è stato Tate.
Sono andato alla British library e ho recuperato alcune copie di riviste maschili degli anni novanta. Erano sia migliori sia peggiori di quanto ricordassi. Le prime edizioni di Loaded avevano degli articoli più che decenti. La nudità era costante, ma non era pornografia. Una lista di venti libri da leggere prima dei trent’anni non conteneva autrici, ma almeno includeva Nick Hornby e Tom Wolfe.
Mi sentivo in imbarazzo a leggere Loaded e Fhm in un luogo pubblico. Ma mi sentivo anche sollevato. Erano solo riviste. Non sarebbe stato possibile prenderle troppo sul serio. Da adolescente le leggevo forse per qualche ora al mese, ma non erano tutta la mia vita. Come dice Laura Bates, “se leggevi una rivista per uomini, non c’era qualcuno che aspettava che girassi l’ultima pagina per proporti qualcosa di più estremo”.
Due cose separate
YouTube e TikTok sono diversi. L’esperienza ti coinvolge totalmente, ora dopo ora, ogni sera. Nel Regno Unito i ragazzi tra i dodici e i quindici anni dichiarano di passare più tempo sui social network che con gli amici. Un ragazzo mi ha detto di Tate: “Sento che alcune delle sue cose sono utili. Altre sono sbagliate. Sono due cose separate, ecco come la vedo io”. Ma l’algoritmo non farà questa distinzione: continuerà a proporre i video di Tate e forse comincerete a trovarvi d’accordo con lui. Gli influencer sanno che la provocazione fa aumentare i numeri. L’algoritmo spinge i ragazzi verso contenuti simili e spesso più estremi. Da piccolo ho imparato a separare Eminem musicista da Eminem persona. Non credo che avrei fatto la stessa cosa se avessi ascoltato Eminem parlare su YouTube ogni sera.
Sono arrivato a vedere il problema non nel singolo youtuber che oltrepassa il limite, ma in YouTube stesso. Qualsiasi gruppo di dodicenni in qualsiasi parte del mondo può incappare in chiacchiere che sconfinano nel sessismo e forse nell’omofobia, sostiene Barker, di Equimundo. “Di per sé non è un male”. In queste conversazioni al limite, i ragazzi osservano, capiscono dove si trovano i confini e rimuovono le opinioni offensive dal loro sistema. “Il problema è quando la vita online diventa una parte considerevole del nostro tempo”, aggiunge Barker. “Esagerare per imparare cosa non bisogna fare diventa il nostro modo permanente di essere”. Invece di vedere messi in discussione i loro pregiudizi, i ragazzi li vedono confermati.
Katharine Birbalsingh, fondatrice della Michaela community school di Londra, ha poche speranze che su YouTube emergano modelli maschili positivi: “Le persone famose nei mezzi di comunicazione, per definizione, non possono essere grandi modelli”. Birbalsingh punta invece sugli insegnanti maschi. Ma nel Regno Unito e negli Stati Uniti solo un quarto dei docenti è uomo. Un quarto delle scuole britanniche non ha un insegnante maschio in classe. Gli esperti invitano gli istituti e i genitori ad adottare un approccio non giudicante. “Il tema richiede di agire un po’ come un antropologo”, dice Barker. “Fate domande sinceramente aperte, non giudicate e non interferite, almeno all’inizio”. La sua organizzazione ha stilato un elenco di consigli su come parlare ai ragazzi degli influencer più estremi. Raccomanda ai genitori di non fare prediche e di non censurare i figli, ma di chiedere cosa piace e cosa non piace di un determinato personaggio. Cominciate con domande aperte, tipo “Come ti fa sentire ascoltarli?”. Dopo aver creato fiducia, si può scavare più a fondo: “Pensi che le donne che conosci sarebbero ferite da certe cose?”. I genitori possono anche parlare con i bambini della natura dei social network, del fatto che le immagini e i video sono messe in scena prodotte appositamente.
A volte il messaggio arriva meglio dai ragazzi un po’ più grandi. Il programma Social switch di Manchester invita gli adolescenti tra i 14 e i 15 anni a incontrare quelli di undici e dodici per trasmettere il messaggio che gli uomini possono essere sensibili e non devono trattare le donne come persone inferiori. Abbracciare modelli di riferimento imperfetti fa parte della crescita. I ragazzi sanno che YouTube non è del tutto reale. Ma mi è sembrato che più tempo trascorrono in un mondo online in cui sono lontani dagli adulti e dai loro coetanei, più diventa difficile mettere in discussione le cose. Nella vita reale “alcune delle voci più potenti sono quelle delle ragazze quando affrontano i maschi”, dice Barker. La mascolinità dominante su YouTube va messa in discussione. Invece, i ragazzi spesso sentono solo l’eco delle proprie voci. ◆ svb
◆ Le foto di quest’articolo sono state scattate a Gagebrook, una cittadina vicino a Hobart, nello stato australiano della Tasmania. Sono della fotografa britannica Laura Pannack e fanno parte di Island symmetries, un lavoro che mette in parallelo due località per certi versi simili anche se agli antipodi dal punto di vista geografico: Gagebrook in Australia e Tipton nel Regno Unito. Le persone ritratte non hanno alcun legame con quelle citate nell’articolo.
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Questo articolo è uscito sul numero 1512 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati