La giornalista Dorothy Thompson a Washington, Stati Uniti, 1934. - Alamy
La giornalista Dorothy Thompson a Washington, Stati Uniti, 1934. (Alamy)

Mai fidarsi della prima impressione. Lo storico Timothy W. Ryback, di cui la settimana scorsa abbiamo pubblicato un articolo che raccontava i cinquantatré giorni bastati ad Adolf Hitler per rovesciare la democrazia in Germania nel 1933, torna su quel periodo per descrivere in che modo la stampa aveva parlato del dittatore nazista prima che arrivasse al potere e subito dopo. In un articolo uscito sull’Atlantic, Ryback scrive che “uno dei più grandi errori giornalistici di tutti i tempi fu commesso da una delle più grandi giornaliste di tutti i tempi. Nel dicembre del 1931 la leggendaria reporter statunitense Dorothy Thompson si assicurò un’intervista con Adolf Hitler, il cui partito nazionalsocialista era in piena crescita. ‘Ero convinta di incontrare il futuro dittatore della Germania. In meno di un minuto fui certa che non lo era. Mi ci volle un attimo per misurare la sorprendente insignificanza di quest’uomo che stava mettendo in agitazione il mondo intero’”. Nell’articolo uscito su Cosmopolitan, Thompson lo descrisse così: “È scostante e volubile, maldisposto e insicuro. È il prototipo del piccolo uomo”. La giornalista non fu l’unica a sbagliarsi. Arrivarono alle stesse conclusioni gran parte della stampa tedesca, dei corrispondenti stranieri e molti osservatori politici. Il settimanale Die Weltbühne titolò: “Adolf è l’uomo delle occasioni mancate. Nel 1932 aveva la strada spianata. È inciampato. È caduto”. Il piccolo uomo ridicolizzato da Thompson era lo stesso poi diventato cancelliere nel 1933. Scrive Ryback: “L’uomo non era cambiato, erano cambiate le circostanze. Ed era rimasto costante il legame emotivo di Hitler con i suoi sostenitori”. Vista con gli occhi di oggi, l’ascesa di Hitler sembra ineluttabile, e in un certo senso lo fu. “Ma immaginare in anticipo la serie di eventi che portò al potere una figura tanto improbabile avrebbe richiesto straordinarie doti di chiaroveggenza”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1609 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati