Nel 2012, poche settimane prima di diventare il segretario generale del Partito comunista cinese, Xi Jinping è sparito per 14 giorni. I suoi impegni sono stati cancellati, compreso quello con la segretaria di stato statunitense Hillary Clinton. Poi, dal nulla, è ricomparso per partecipare a un incontro con altri leader internazionali, chiedendo di fare una foto di gruppo che aveva l’aria di una dichiarazione politica nei confronti dei suoi avversari cinesi. Non si sa cosa sia successo in quei giorni al futuro presidente: sappiamo solo che da quel momento Xi Jinping ha cominciato a costruire la Cina più potente di sempre. Dopo aver ereditato un Partito comunista allo sbando, ha avviato una campagna senza precedenti contro la corruzione, che ha fatto finire all’ergastolo alcuni avversari politici. Poi è stato il turno dei dissidenti e degli oppositori politici, che sono stati sistematicamente incarcerati, mandati in esilio o fatti sparire. A queste due iniziative si è accompagnato un inedito culto della personalità e un ossessivo controllo della popolazione attraverso la tecnologia. Alla vigilia dell’apertura del congresso del Partito comunista cinese, previsto per il 16 ottobre, e della terza nomina di Xi Jinping come segretario, l’Economist prova a ricostruire la misteriosa vita del presidente che ha trasformato la “fabbrica del mondo” in una delle principali potenze mondiali.
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Questo articolo è uscito sul numero 1481 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati