A un anno dall’invasione dell’Ucraina, il presidente Vladimir Putin non ha saputo offrire soluzioni alle questioni chiave che la Russia deve affrontare. Qual è l’obiettivo finale della sua “operazione militare speciale”? Come si spiega l’aumento dell’impegno militare e delle vittime nonostante la mancanza di risultati significativi? Quando finirà la guerra? Putin è davvero in grado di mettervi fine? E se tutto sta andando secondo i piani e una guerra infinita ci attende, in base a quali regole vivrà la società russa?
A porre queste domande non sono tanto gli oppositori, che sono in carcere o hanno lasciato il paese, quanto il “partito della guerra”, secondo il quale i russi non hanno risposto adeguatamente alla mobilitazione, e la vecchia “maggioranza di Putin”, fatta da persone che stanno cercando di adattarsi alla vita in tempo di guerra e di garantire stabilità e sicurezza per sé e per le proprie famiglie. Neanche l’élite russa, che non sa quanto deve scommettere sulla svolta militare-patriottica, ha avuto risposte. Inoltre non si capisce bene cosa stia succedendo tra i rappresentanti del regime, che hanno ascoltato il discorso dalla prima fila e hanno reagito con 53 applausi e diverse ovazioni.
Il principale risultato ottenuto da Putin sul fronte interno era la cosiddetta stabilità. Ora il caos che da anni semina nel resto del mondo è diventato il fattore dominante della vita in Russia. Nessuno sa quali altri sacrifici saranno richiesti in nome della guerra: le vite dei propri cari, la carriera o le proprietà. In queste circostanze, per molti russi la strategia di sopravvivenza è fingersi morti.
Il discorso del 21 febbraio ha confermato questa ambiguità. Putin ha evitato le domande cruciali e si è concentrato su argomenti familiari. Non ha citato i costi della guerra, anche se si è dilungato sulle misure di sostegno sociale, in realtà piuttosto modeste. Il governo russo non può più permettersi la generosità dei progetti nazionali e dei sussidi concessi durante la pandemia. Ha parlato di piani infrastrutturali e ha promesso una grande alleanza orientale, ma nessuno sa bene cosa aspettarsi. Quello che è successo il 24 febbraio 2022 ha mostrato anche ai russi più leali che qualunque programma per il futuro può essere rovinato da un’improvvisa convulsione geopolitica.
Putin non ha annunciato una svolta nell’“operazione militare speciale” né un piano concreto per l’uso delle armi atomiche, deludendo chi si aspettava che il comandante in capo desse l’ordine di premere il pulsante. Invece ha pronunciato un discorso trito: nonostante qualche difficoltà tutto procede secondo i piani e non c’è nulla di cui preoccuparsi. L’obiettivo preciso della guerra sarà stabilito da professionisti. Le elezioni presidenziali si svolgeranno come stabilito nel 2024. Questa può sembrare una promessa di stabilità rivolta ai suoi sudditi, ma i russi non si aspettano una celebrazione della democrazia: sono più preoccupati di una seconda mobilitazione militare.
Minaccia nucleare
Il discorso si è chiuso come sempre sul tema della guerra nucleare. Putin ha annunciato la sospensione unilaterale del trattato New start sulla riduzione delle testate atomiche, firmato con gli Stati Uniti nel 2010, aggiungendo che la Russia potrà riprendere i test nucleari “se Washington lo farà, com’è sua intenzione” .
Putin non solo sta conducendo una guerra criminale contro l’Ucraina, ma sta anche riportando il mondo agli anni peggiori della guerra fredda, quando due superpotenze minacciavano di distruggere l’intera umanità. La differenza è che oggi il presidente russo non ha alcun superpotere. Sotto di lui la Russia sta distruggendo il suo futuro in termini demografici, sociali ed economici.
Il giorno precedente a quello del discorso di Putin, la visita del presidente statunitense Joe Biden a Kiev ha dimostrato che l’occidente è consapevole del rifiuto russo di avviare una trattativa e scommette ormai sulla sconfitta economica e militare di Mosca. A differenza dei russi, gli ucraini hanno la risposta a tutte le loro domande: sanno perché combattono, contro chi e per ottenere cosa. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1500 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati