In giro si sente dire che la vittoria di misura del sì all’ingresso nell’Unione europea nel referendum moldavo del 20 ottobre è un risultato drammatico, che il paese è spaccato. In un voto trasparente e regolare sarebbe vero. Ma in queste elezioni gli elettori sono stati manipolati. L’esito del voto non dice quindi che la cittadinanza moldava è indecisa, ma che le manovre russe non sono riuscite a fermare il percorso europeo del paese.

Considerate le pressioni esterne e le interferenze di Mosca, questo risultato è un successo per la Moldova. Perché l’obiettivo dell’ingresso nell’Unione sarà inserito nella costituzione. E perché dimostra che ogni voto è importante. Questo motiverà i cittadini a continuare a sostenere il percorso europeo, anche in vista del ballottaggio delle presidenziali tra la presidente europeista Maia Sandu e il filorusso Alexandr Stoianoglo.

C’è poi da sottolineare che nella storia dell’integrazione europea esistono dei precedenti del referendum moldavo. Paesi come la Svezia, la Finlandia e Malta sono entrati nell’Unione in seguito a referendum vinti con margini minimi. In tutti questi casi il risultato ottenuto è stato comunque sufficiente per proseguire la strada verso l’Europa. La Moldova, tuttavia, deve affrontare una sfida diversa, essendo il bersaglio di una guerra ibrida portata avanti dalla Russia. In questo contesto, anche una vittoria come quella del 20 ottobre è una conquista.

La Brexit britannica è un altro esempio che dimostra come un successo risicato abbia gli stessi effetti legali e politici di un ampio trionfo. Anche se al referendum del 2016 i voti per il divorzio da Bruxelles sono stati il 51,9 per cento, la decisione presa ha portato davvero alla separazione.

Dal punto di vista giuridico, l’emendamento che sarà aggiunto alla costituzione rappresenta un passo cruciale verso i futuri negoziati con Bruxelles. Ma sul piano della percezione internazionale, la cosa più importante è che la Moldova rispetti certi criteri legali, faccia progressi concreti nell’allineare la sua legislazione alle norme europee e si dimostri un partner serio nei negoziati. La percentuale con cui il sì ha vinto non avrà nessun effetto sulle decisioni tecniche e finanziarie già annunciate dalla Commissione europea.

Secondo la presidente Sandu, trecentomila voti sono stati comprati. Ma bisogna aspettare e vedere cosa dicono le autorità. Mosca ha investito parecchio per destabilizzare il paese: 150 milioni di dollari, usati per la compravendita dei voti, le campagne di disinformazione e la corruzione. Però la maggioranza dei cittadini non ha ceduto alle pressioni.

Le due votazioni

◆ Il 20 ottobre 2024 i moldavi hanno votato per il primo turno delle presidenziali e per un referendum sull’inserimento nella costituzione dell’ingresso nell’Unione europea come obiettivo strategico del paese. Al referendum hanno vinto i sì con il 50,39 per cento dei voti, mentre il 3 novembre al ballottaggio delle presidenziali andranno la presidente uscente europeista Maia Sandu, che ha preso il 42 per cento dei voti, e il filorusso Alexandr Stoianoglo, con il 26 per cento.


Tuttavia l’esiguo margine di questa vittoria non è dovuto solo alle interferenze di Mosca. Il partito della presidente Sandu dovrebbe capirlo e calibrare meglio le sue strategie e i suoi messaggi, per raggiungere anche gli elettori delle province più lontane dalla capitale e i cittadini russofoni. Gli europeisti dovranno riconoscere che una parte significativa della popolazione non condivide le loro posizioni e cercare di costruire un consenso più vasto sul progetto europeo. ◆ mt

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Questo articolo è uscito sul numero 1586 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati