Nel giro di pochi giorni, quello che avrebbe dovuto essere un testa a testa tra il Partito socialista (Ps) e il Partito socialdemocratico (Psd, centrodestra) si è trasformato in una maggioranza assoluta per i socialisti e in una sonora sconfitta per i socialdemocratici. Non è facile spiegare un cambiamento così improvviso e profondo. Sicuramente non è dipeso dalla campagna elettorale, in cui il Ps e António Costa si sono mostrati incerti ed esitanti. Può essere stato l’effetto dei sondaggi, che avevano suggerito un risultato incerto e favorito il voto utile per i socialisti. Ma la cosa più probabile è che tra la scommessa dell’opposizione su un futuro incerto e il mantenimento di un sistema già rodato, i portoghesi hanno scelto il secondo.
Costa ha conquistato la maggioranza assoluta ed entra nella storia della democrazia portoghese. Se tutto procede normalmente, avrà deciso i destini del paese per un decennio, un risultato straordinario in un’Europa colpita dalla frammentazione politica, con Angela Merkel come unica eccezione. Sotto la sua guida il Portogallo ha consolidato l’uscita dal brutale aggiustamento impostogli durante la crisi del debito, ha affrontato la più grave crisi sanitaria ed economica degli ultimi decenni e si prepara a voltare pagina per definire il suo futuro.
Se in mezzo a tutte queste avversità Costa è riuscito a convincere il paese ad affidargli la maggioranza assoluta, è perché gli elettori riconoscono il lavoro che ha fatto e confidano in lui per la nuova fase che comincia ora. Più che le grandi promesse e i progetti ambiziosi, hanno privilegiato i passi sicuri.
La maggioranza assoluta è il riflesso della moderazione politica di Costa, dell’appello alla stabilità in questa fase cruciale della vita nazionale, della protezione dello stato in materie come la politica economica e dei redditi, della rinuncia alle avventure fiscali o a rivoluzionare il sistema sanitario e la giustizia. Il Psd è stato la principale vittima di questo conformismo, ma non l’unica. Gli elettori hanno punito duramente la sinistra radicale, che bocciando la legge di bilancio aveva provocato la caduta del governo e le elezioni anticipate. Hanno stabilito che il tempo della coalizione di centrosinistra al potere dal 2015 era finito, e che il Blocco di sinistra e i comunisti dovevano essere tolti di mezzo perché il programma di Costa potesse procedere.
Il voto ha provocato un terremoto politico anche a destra. Ci sono molte novità, e non tutte positive. Il messaggio di Iniziativa liberale ha fatto presa e aprirà il dibattito sulla politica economica e non solo, e questo è bene. Ma Chega (estrema destra) costituirà un gruppo parlamentare abbastanza rumoroso da sovvertire o almeno disturbare il consenso democratico sui princìpi fondamentali, e questo è pessimo. Il Psd sprofonderà in una crisi interna dall’esito imprevedibili per stabilire qual è il suo ruolo in una destra di cui non è riuscito a prendere la guida.
Liberi dalle resistenze della sinistra radicale, i socialisti potranno ora adottare una linea più centrista ed europeista. Senza rinunciare al programma approvato dagli elettori, avranno la possibilità di integrarlo con l’ambizione di trascinare il paese fuori dalla sonnolenza e dalla rassegnazione. Tempo fa Costa ha detto che il Portogallo è finalmente nelle condizioni di occupare i primi posti della rivoluzione economica in corso. La maggioranza assoluta gli offre un biglietto di prima classe per arrivarci. ◆ gac
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Questo articolo è uscito sul numero 1446 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati