Confermando le previsioni della vigilia che lo davano favorito, il 24 novembre Yamandú Orsi è stato eletto presidente dell’Uruguay. La coalizione di sinistra Frente amplio torna così al potere dopo cinque anni di governo di centrodestra. Orsi ha ottenuto il 49,8 per cento dei voti, mentre Álvaro Delgado, del Partido nacional (al governo), il 45,8. L’affluenza, tradizionalmente alta nel paese, è stata dell’89,4 per cento su un totale di 2,7 milioni di cittadini registrati per il voto.

Già prima della conferma del tribunale elettorale, il presidente Luis Lacalle Pou, del Partido nacional, ha riconosciuto la vittoria di Orsi. Su X ha scritto di aver chiamato il futuro presidente per congratularsi e avviare la transizione. Anche Delgado ha ammesso la sconfitta. Nell’albergo di Montevideo dov’erano riuniti i vertici del Frente amplio, la festa è esplosa pochi secondi dopo le prime proiezioni. Nelle strade della capitale i sostenitori di Orsi sventolavano le bandiere dell’Uruguay e della coalizione, fondata nel 1971.

Orsi ha promesso che governerà per tutti: “Ancora una volta ha vinto il paese della libertà e dell’uguaglianza”, ha detto.

Delgado, braccio destro di Lacalle Pou, si è rivolto ai suoi sostenitori delusi sottolineando che bisogna “rispettare la decisione del popolo sovrano. Orsi ha la possibilità di cercare un’intesa nazionale”, ha aggiunto.

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva è stato uno dei primi a esprimersi sul risultato delle elezioni, anche perché il Frente amplio è storicamente vicino al Partito dei lavoratori. “È una vittoria di tutta l’America Latina e dei paesi dei Caraibi”, ha scritto Lula su X sottolineando che il Brasile e l’Uruguay continueranno a collaborare nel Mercosur, il mercato comune dell’America del sud.

Yamandú Orsi erediterà un paese diviso, anche se l’Uruguay è un’eccezione nella regione, perché la polarizzazione non ha assunto la forma di una spaccatura sociale. Il suo governo potrà contare su una maggioranza ristretta al senato ma non alla camera, dove ha ottenuto 48 seggi sui 50 necessari ad avere la maggioranza assoluta.

Orsi è stato eletto dopo una campagna elettorale apatica su entrambi i fronti: nessun candidato ha entusiasmato la popolazione. La sensazione che fosse impossibile realizzare cambiamenti significativi è stata confermata dalle sue parole dopo la vittoria: non ci saranno “trasformazioni radicali”, ha detto.

Cittadini preoccupati

Orsi, 57 anni, è vicino all’ex presidente José “Pepe” Mujica, 89 anni, ancora molto popolare nel paese. In passato Orsi è stato governatore del dipartimento meridionale di Canelones, professore di storia e capo della campagna elettorale di Daniel Martínez, il candidato del Frente amplio che nel 2019 ha perso le elezioni presidenziali. Nel marzo 2025 prenderà il posto di Lacalle Pou, il cui mandato è stato comunque abbastanza apprezzato. Il centrodestra lo ha definito inadatto ad affrontare le sfide che lo aspettano, dalla stabilità economica alla lotta contro il narcotraffico, che è in aumento.

Lacalle Pou ha assunto la guida del paese all’inizio della pandemia, e ha dovuto gestire i problemi sociali ed economici provocati dalla crisi sanitaria, a cui si è aggiunta la peggiore siccità degli ultimi settant’anni. L’economia ha rallentato: nel 2023 la crescita è stata appena dello 0,4 per cento.

Tuttavia il programma economico di Lacalle Pou è stato efficace. Gli ultimi dati, diffusi a ottobre, indicano che l’inflazione annua è intorno al 5 per cento, paragonabile a quella del Brasile e molto distante da quella dell’Argentina (193 per cento). Le previsioni della Banca mondiale annunciano una crescita del 3,2 per cento per il 2024. Nel suo programma di governo il Frente amplio insiste sul rafforzamento delle politiche ambientali, di promozione e sostegno ai piccoli produttori e di inclusione sociale, le stesse che hanno guidato l’attività dei governi di centrosinistra tra il 2005 e il 2020. La sicurezza oggi è la preoccupazione principale degli uruguaiani. In questo ambito né la destra né la sinistra hanno introdotto misure significative. Il tasso di omicidi ha cominciato a crescere all’inizio degli anni duemila, arrivando a 11,2 ogni centomila abitanti nel 2019, contro i 7,8 omicidi di cinque anni prima. Durante la presidenza di Lacalle Pou l’indice si è ridotto leggermente, e nel 2023 è stato di 10,7 omicidi per centomila abitanti. In un paese dove il capo di stato non ha la possibilità di governare per decreto, Orsi dovrà presentare una buona strategia in parlamento e fare accordi con l’opposizione alla camera.

Accordi e alleanze

Per ora il nuovo presidente ha due possibilità: ottenere l’appoggio di Cabildo abierto, un partito di stampo militare, conservatore e nazionalista che in passato ha sostenuto il Frente amplio, o sorprendere tutti convincendo Identidad soberana (una piccola formazione antisistema nata da poco) a usare i suoi due voti alla camera per appoggiare il governo. L’impresa sarà complicata. Né Orsi né il suo avversario Delgado hanno un carisma particolare. Entrambi hanno ricevuto critiche da più parti, ma a richiamare l’attenzione è stato soprattutto uno scandalo che lo scorso marzo ha coinvolto Orsi.

Una militante del Partido nacional, Romina Papasso, l’ha accusato di aver aggredito una prostituta nel 2014. La presunta vittima, Paula Díaz, aveva sporto denuncia. Orsi ha respinto le accuse. Al processo Papasso e Díaz hanno confessato di aver mentito. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1591 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati