La sera dell’8 novembre avrebbe dovuto concludersi con l’incoronazione di Donald Trump a leader indiscusso del Partito repubblicano. Invece è stata una serata di occasioni perse e delusioni, in cui sono emersi i primi dubbi degli alleati.
L’ex presidente ha seguito le elezioni di metà mandato nel suo club di Mar-a-Lago, in Florida. Aveva organizzato una grande festa a cui erano invitati i principali esponenti del movimento Maga (make America great again) e i giornalisti dei più importanti mezzi d’informazione. Ma man mano che arrivavano i primi risultati, la festa ha preso una piega inaspettata. Una tempesta tropicale che si stava avvicinando alle coste della Florida aveva costretto alcuni giornalisti a correre in aeroporto. E intanto l’annunciato tsunami repubblicano non si era materializzato. Il trionfo in cui sperava Trump non è arrivato. “È stata una serata interessante”, ha detto ai giornalisti parlando dei risultati in alcuni seggi decisivi per il senato. “Ci sono battaglie ancora incerte. Siamo tutti qui per seguirle”.
Nell’ultimo anno Trump si è comportato da padrone del partito, imponendo i suoi candidati e ignorando i consigli dei leader repubblicani. Nel corso della campagna elettorale ha sostenuto pubblicamente più di 330 candidati, organizzato trenta comizi e raccolto milioni di dollari in donazioni. Le elezioni di metà mandato erano la sua occasione per mostrare i muscoli, festeggiare la vittoria repubblicana e sancire il dominio dei suoi uomini di fiducia all’interno del partito.
Molti candidati scelti da Trump hanno vinto. Ma altri hanno subìto sconfitte pesanti. Considerando anche le elezioni per i governatori, il bilancio per l’ex presidente è negativo. La sconfitta più cocente è arrivata in Pennsylvania, dove il democratico John Fetterman ha battuto il candidato di Trump, Mehmet Öz, al termine della più costosa campagna per il senato di tutto il paese. Con il passare delle ore i repubblicani hanno cominciato a temere che i risultati sarebbero stati diversi da quelli previsti. Alcuni funzionari del partito hanno spiegato la sconfitta di molti candidati con il fatto che in campagna elettorale avevano fatto propri gli argomenti estremi dell’ex presidente. Visto che Trump potrebbe annunciare a breve la sua candidatura alle presidenziali del 2024, qualcuno pensa che il partito dovrebbe analizzare il risultato del voto dell’8 novembre e magari puntare su qualcun altro.
È ancora più importante il fatto che l’evento organizzato da Trump sia stato oscurato da un’altra festa, sempre in Florida. Ron DeSantis si è confermato governatore dello stato superando nettamente il candidato democratico Charlie Crist, e tra i repubblicani si fa strada la sensazione che possa essere un candidato più affidabile di Trump alle presidenziali. Poche ore prima del voto l’ex presidente aveva messo in guardia il suo potenziale rivale dichiarando che una sua candidatura sarebbe “un errore”. Nel suo discorso celebrativo il governatore della Florida si è vantato delle misure prese sulla pandemia di covid-19 e poi ha aggiunto: “Ho appena cominciato a combattere”. La folla ha risposto scandendo lo slogan “Altri due anni”, alludendo alla possibilità che possa puntare alla Casa Bianca nel 2024.
Davanti alla tv
La mattina dell’8 novembre sono arrivati a Mar-a-Lago molti alleati di Trump. In serata si sono accomodati sotto gli appariscenti lampadari, hanno partecipato al buffet e bevuto vino prodotto dalle cantine Trump. Gli schermi sintonizzati su Fox News, One America News e Cnn illuminavano la sala a giorno. Dietro un cordone, in fondo alla sala, erano ammassati i giornalisti. All’inizio della serata Trump ha parlato con loro e si è intrattenuto con i suoi ospiti. Ma per gran parte del tempo è rimasto seduto davanti a un tavolo nella parte frontale della sala, in compagnia dei suoi consulenti, tra cui Dan Scavino e Boris Epshteyn, seguendo i programmi di Fox News.
La giornata di Trump era cominciata con la visita al suo seggio di Palm Beach, in cui aveva dichiarato ai giornalisti di aver votato per DeSantis. Nel pomeriggio si era concentrato sulle elezioni più incerte, tra cui quelle in Arizona, Michigan e Pennsylvania. Quando le autorità hanno comunicato che ci sarebbero stati ritardi, l’ex presidente ha lanciato accuse di brogli del tutto infondate su Truth Social. Nessuno aveva dubbi sul modo in cui Trump avrebbe interpretato i risultati. Qualche ora prima, infatti, aveva dichiarato che avrebbe rivendicato il merito in caso di vittoria dei repubblicani e avrebbe rifiutato qualsiasi responsabilità in caso di sconfitta. Nell’ultimo intervento sui social network ha scritto: “174 vittorie e 9 sconfitte. Una grande serata. I giornali che pubblicano notizie false, in combutta con i democratici, stanno facendo il possibile per sminuire il nostro trionfo. Un grande lavoro da parte di candidati fantastici!”.
Qualche ora prima un giornalista aveva chiesto a Jason Miller, amministratore delegato del social network Gettr e sostenitore di Trump, perché Trump dovesse prendersi il merito di un’eventuale vittoria. Miller aveva risposto: “Perché è una fonte di ispirazione e ha reclutato molti candidati. Nessuno ha lavorato più di lui per loro. È lui che decide tutto alle primarie ed è l’uomo che può convincere le persone ad andare a votare alle presidenziali”. Il problema è che alla fine della serata gli altri repubblicani non sembravano più così sicuri. ◆ as
◆ L’8 novembre 2022 negli Stati Uniti si è votato per le elezioni di metà mandato. Si rinnovava tutta la camera dei deputati e un terzo del senato. Rispetto alle previsioni, il Partito democratico del presidente Joe Biden è andato meglio del previsto. I repubblicani hanno preso il controllo della camera, ma con un margine molto ridotto. Al senato il risultato è ancora incerto: saranno decisivi la sfida in Nevada tra Adam Laxalt (repubblicano) e Catherine Cortez Masto (democratica), e il ballottaggio che si terrà in Georgia il 6 dicembre tra il democratico Raphael Warnock e il repubblicano Herschel Walker. ◆In molti stati si votava anche per una serie di referendum. I più attesi erano quelli sull’aborto, visto che a maggio la corte suprema ha cancellato questo diritto a livello federale. Gli elettori di California, Vermont e Michigan hanno votato per inserire il diritto all’aborto nelle loro costituzioni. Kentucky e Montana, due stati molto conservatori, hanno respinto misure per rendere ancora più difficile interrompere una gravidanza. Associated Press
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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati