Il 3 ottobre l’inchiesta Pandora papers (vedi a p. 102) del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij) ha svelato l’opacità delle operazioni condotte da aziende con sede nei paradisi fiscali per centinaia di personalità in tutto il mondo, compresi molti leader politici. Tra le figure più in vista c’è il re della Giordania Abdallah II (nella foto, insieme alla moglie Rania al Yassin) che, da quanto rivelano i documenti, ha comprato quindici residenze negli Stati Uniti e nel Regno Unito, per un valore di circa cento milioni di dollari, attraverso una rete di società segrete. La famiglia reale del Qatar invece ha acquistato due proprietà a Londra evitando di pagare più di 25 milioni di dollari in tasse. Nell’inchiesta compaiono anche i nomi di centinaia di libanesi, tra cui l’ex primo ministro Hassan Diab e il suo successore Najib Mikati, che guida il governo dal 10 settembre. Il sito libanese Daraj, uno dei mezzi d’informazione che hanno collaborato all’inchiesta, sottolinea che il Libano “è davanti a tutti gli altri nel mondo per numero di politici, banchieri e uomini d’affari che ricorrono a società registrate nei paradisi fiscali” mentre i comuni cittadini devono affrontare una gravissima crisi economica. Sono ben rappresentati anche i leader politici dell’Africa subsahariana: 43 persone su 336 citate nei documenti sono originarie di Nigeria, Angola, Costa d’Avorio, Ciad, Gabon e Congo. “Molti di questi paesi possiedono ingenti risorse petrolifere che, grazie a precedenti inchieste, sappiamo essere un potente veicolo di corruzione ed evasione fiscale”, scrive il sito di Radio France International. “Per il momento le principali rivelazioni riguardano il presidente keniano Uhuru Kenyatta. Secondo le carte, lui e i suoi familiari usano delle società offshore per nascondere la reale entità del loro patrimonio ed evadere il fisco. La costruzione dell’impero di Kenyatta ha coinciso con la sua ascesa politica”. ◆
Una scelta conciliante
Il 29 settembre il presidente tunisino Kais Saied ha nominato Najla Bouden Romdhane (nella foto) prima ministra e le ha dato l’incarico di formare un nuovo governo. Bouden, 63 anni, è la prima donna a guidare un esecutivo in Tunisia e nel mondo arabo. Di recente Saied è stato accusato di tendenze autoritarie e secondo alcuni questa nomina serve a calmare gli oppositori. Per la femminista Bochra Belhaj Hmida, intervistata dal sito Tunisie Numérique, la scelta ha un valore simbolico “perché Saied è noto per le sue visioni arretrate sulla parità di genere”.
Divieto di sorvolo
Il 3 ottobre l’Algeria ha imposto il divieto di sorvolo agli aerei militari francesi. Il giorno prima aveva richiamato in patria il suo ambasciatore a Parigi. Algeri accusa il presidente francese Emmanuel Macron di “ingerenze negli affari interni” per aver affermato, nel corso di un incontro con giovani d’origine algerina, che dopo l’indipendenza il sistema politico-militare del paese ha beneficiato di una “rendita della memoria” e che il suo attuale governo è fragile. Per Jeune Afrique la crisi “avrà ricadute sulle operazioni antiterrorismo francesi nel Sahel”.
Abiy Ahmed contro tutti
Il parlamento dell’Etiopia, eletto a giugno e quasi interamente dominato dal Partito della prosperità di Abiy Ahmed, il 4 ottobre ha confermato il primo ministro uscente per un secondo mandato di cinque anni. I rapporti tra il governo etiope e la comunità internazionale sono sempre più tesi a causa della gravissima situazione umanitaria nel Tigrai. Il 30 settembre, scrive il sito OkayAfrica, il governo etiope ha annunciato l’espulsione di sette funzionari di agenzie delle Nazioni Unite – tra cui l’Unicef e l’Ufficio per gli affari umanitari (Ocha) – accusandoli di essersi immischiati in questioni interne, e in particolare di aver inviato aiuti e attrezzature per le telecomunicazioni ai ribelli del Fronte popolare di liberazione del Tigrai.
Burkina Faso Almeno quattordici soldati burkinabé sono rimasti uccisi e altri sette sono stati feriti il 3 ottobre a Yirgou, nella regione del Centro-nord, quando un gruppo armato ha attaccato il loro distaccamento militare. In quest’area sono attivi gruppi jihadisti legati ad Al Qaeda e allo Stato islamico (Is).
Qatar Il 2 ottobre il paese è andato al voto per la prima volta per eleggere la maggioranza dei componenti del Majlis al shura, un organismo consultivo che non ha poteri reali. Nessuna delle donne che si erano candidate è stata eletta.
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