L’ipotesi che alle elezioni politiche del 31 ottobre il Partito liberaldemocratico (Pld) ottenga la maggioranza assoluta in parlamento comincia a traballare. Il 25 ottobre alle elezioni suppletive di Shizuoka, il candidato del Pld ha perso contro un candidato indipendente sostenuto dall’opposizione, vincendo invece alle suppletive di Yamaguchi, scrive il Mainichi Shimbun. “Il risultato di Shizuoka è deludente”, ha commentato il primo ministro Fumio Kishida (nella foto), in carica da un mese. I sondaggi danno il Pld al 38 per cento, ma con l’alleato Kōmeitō il partito dovrebbe comunque assicurarsi la maggioranza, anche se probabilmente perderà seggi.
Voto con esito incerto
Vaccino obbligatorio
Il governo ha deciso di estendere l’obbligo vaccinale a tutti i lavoratori che hanno contatti ravvicinati con il pubblico, come il personale di ristoranti, bar, palestre e saloni di bellezza. Significa che il 40 per cento dei lavoratori neozelandesi dovrà vaccinarsi contro il covid-19, altrimenti rischia il licenziamento, scrive il New Zealand Herald.
Informazione conforme
L’ente cinese che regola internet ha aggiornato la lista delle testate giornalistiche online approvate dal governo, che possono quindi essere incluse negli aggregatori di notizie o ripubblicate da altri siti. Dalla lista, che contiene molti account social controllati dal Partito comunista cinese, è esclusa Caixin, la testata cinese più autorevole e uno dei pochi esempi di giornalismo indipendente. Fondata nel 2009 da Hu Shuli (nella foto), Caixin ha una versione in inglese ed è nota per le inchieste, che negli anni hanno portato alla luce scandali di corruzione e legati all’inquinamento. La testata non ha mai risparmiato critiche alle autorità e, scrive Bloomberg, “il messaggio è chiaro: nessun giornale è al di sopra del partito”. L’obiettivo, dice David Bandurski, direttore del China Media Project, è assicurarsi che i mezzi d’informazione digitali siano politicamente disciplina
Un piano senza sostanza
A pochi giorni dalla conferenza sul clima di Glasgow (Cop26), il primo ministro australiano Scott Morrison ha annunciato un piano per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, senza però fornire dettagli. Il piano, il primo in dieci anni di governo, varato al termine di una trattativa con gli alleati del Partito nazionale, non prevede la fine del settore dei carburanti fossili, di cui l’Australia è un grande produttore ed esportatore, né limiti al loro impiego. Canberra non si è nemmeno impegnata a raggiungere obiettivi ambiziosi entro il 2030, come invece hanno fatto gli altri partecipanti alla CoP26. “Nel piano tanto atteso non c’è una linea né una strategia”, scrive The Monthly, “e ci si chiede su cosa esattamente il primo ministro si sia scontrato con gli alleati nelle ultime due settimane”. L’Australia è uno dei paesi con il più alto tasso d’inquinamento pro capite e ha sempre puntato i piedi rispetto agli impegni sul clima. Nessuno si aspettava molto da questo piano, ma il risultato è peggio delle previsioni. ◆
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