“Dopo cinque mesi di sospensione, il 29 novembre sono ripresi a Vienna i negoziati internazionali sul programma nucleare iraniano. Si discute del possibile rientro degli Stati Uniti nell’accordo nucleare del 2015, ma l’accelerazione della produzione di uranio arricchito in Iran dopo l’elezione del presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi complica quest’ipotesi. Tehran Times sottolinea che Stati Uniti ed Europa “hanno basse aspettative sulla possibilità che i colloqui si concludano rapidamente” e temono che l’Iran “presenti nuove richieste difficili da soddisfare”. Secondo il quotidiano libanese L’Orient-Le Jour, “ora più che mai l’operazione sembra un tentativo di risuscitare un cadavere”: tutti i protagonisti sono convinti che i negoziati saranno un fallimento, ma ci provano comunque. “Teheran chiede l’impossibile a Washington, Washington minaccia di lasciar cadere la questione e gli europei, come sempre, si preoccupano”. Senza contare poi i “non protagonisti”, come Israele, che cerca di proteggere i suoi interessi e quelli “dei suoi alleati del Golfo ufficiali e ufficiosi”. ◆
Ripresa con dubbi
Si riaccende la tensione
Alla fine di novembre nella regione di Al Fashaga sono scoppiati nuovi scontri tra i soldati sudanesi e le forze armate etiopi, scrive The Africa Report. L’esercito sudanese ha dato notizia della morte di alcuni suoi soldati senza fornire un bilancio preciso. In questa zona agricola, che nel 2008 è stata attribuita al Sudan, vivono ancora migliaia di contadini etiopi. Le tensioni tra Khartoum e Addis Abeba sono aumentate dopo lo scoppio, il 4 novembre 2020, del conflitto tra il governo etiope e i ribelli del Tigrai.
Tutelare la democrazia
La Commissione per la verità e la riconciliazione (Trrc) ha consegnato il 25 novembre al presidente Adama Barrow il suo rapporto finale, in cui chiede di perseguire i responsabili dei crimini commessi all’epoca del regime di Yahya Jammeh, l’ex dittatore in esilio dal 2017. Intanto il Gambia si prepara alle elezioni presidenziali del 4 dicembre, in cui il capo dello stato uscente affronterà cinque sfidanti. Il sito The Point chiede agli aspiranti presidenti di rispettare le raccomandazioni della Trcc, tra cui quella di far arrestare Jammeh, definito “una minaccia per la democrazia”.
Sconfinamenti pericolosi
In un’operazione condotta con l’autorizzazione del governo congolese, le forze armate ugandesi hanno bombardato i campi dei miliziani delle Forze alleate democratiche (Adf) nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Il gruppo armato – nato nel 1995 e attivo prima in Uganda e poi nel paese vicino – è considerato il responsabile dei recenti attentati terroristici nella capitale ugandese Kampala ( nella foto ). Lo sconfinamento dei soldati ugandesi desta preoccupazione, scrive il sito Actualité, perché l’Uganda è in parte responsabile dell’instabilità che regna da trent’anni in questa parte della Rdc. Poco distante, nella provincia dell’Ituri, 22 civili sono stati uccisi il 28 novembre in un attacco contro un campo profughi a Ivo. L’aggressione è stata attribuita ai miliziani di etnia lendu della Cooperativa per lo sviluppo del Congo (Codeco), attiva nella provincia dal 2017. Il 22 novembre altre 29 persone erano morte in un attacco simile contro un campo profughi a Drodro.
Un duplice obiettivo
Il 29 novembre un tribunale del Cairo ha condannato l’attivista Hossam Bahgat ( nella foto ) a pagare una multa di 636 dollari per aver “diffuso notizie false” insultando la commissione elettorale in un tweet nel 2020, scrive Al Monitor. Per gli esperti il verdetto ha due obiettivi: continuare a intimidire gli oppositori e mostrare un volto più ragionevole al mondo evitando la condanna al carcere. Bahgat, direttore e fondatore dell’Iniziativa egiziana per i diritti della persona, l’ong con cui collaborava Patrick Zaki, non può andare all’estero dal 2016 e i suoi beni sono congelati per un’indagine sulla ricezione di finanziamenti stranieri. Sempre nel 2016 aveva ricevuto il premio giornalistico Anna Politkovskaja al festival di Internazionale a Ferrara.
Tanzania Il 26 novembre il governo ha annunciato la cancellazione di una legge molto criticata, che impediva alle ragazze di tornare a scuola dopo una gravidanza. Dopo aver partorito, le giovani avranno due anni a disposizione per riprendere gli studi.
Iran Quasi settanta persone sono state arrestate a Isfahan, 340 chilometri a sud di Teheran, in seguito alle proteste scoppiate il 26 novembre a causa della scarsità di acqua. Gli abitanti si sono mobilitati quando lo Zayandeh Rood, il fiume che attraversa la città, si è prosciugato.
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