Il premier Naftali Bennett è “il primo leader israeliano a mettere piede negli Emirati Arabi Uniti”, titola Al Quds al Arabi. Il 12 dicembre è arrivato ad Abu Dhabi e ha incontrato il principe ereditario Mohammed bin Zayed, l’uomo forte del paese. Il 15 settembre 2020 gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein sono stati i primi paesi del Golfo a normalizzare le relazioni diplomatiche con Israele, sotto la spinta del presidente statunitense Donald Trump. In seguito anche il Sudan e il Marocco hanno aderito ai cosiddetti accordi di Abramo, come sono chiamate le intese diplomatiche dei paesi arabi con Israele. Bennett ha detto che l’obiettivo della visita negli Emirati è rafforzare i legami economici e commerciali, e discutere del nucleare iraniano. Ma i pilastri degli accordi di Abramo, commenta il quotidiano panarabo, riguardano i settori della difesa, della sicurezza e della tecnologia informatica, e includono la produzione di imbarcazioni militari pilotate a distanza, di sistemi antidroni e di strumenti di sorveglianza e di spionaggio, oltre agli scambi nel campo del turismo, dello sport e della cultura. ◆
La prima volta
Un voto da non rinviare
“È cruciale che le elezioni presidenziali si svolgano il 24 dicembre, come da programma”, scrive il quotidiano libico Al Wasat. L’ha affermato anche la consigliera speciale dell’Onu per la Libia, Stephanie Williams, secondo la quale il paese soffre da troppo tempo di una crisi di legittimità “che va affrontata con un voto libero ed equo”. Per questo, ribadisce il quotidiano, non bisogna posticipare le elezioni. Anche se, a giudicare dai continui scontri legali sulle candidature, sembra ormai l’esito più probabile.
La rivoluzione secondo Saied
Il presidente tunisino Kais Saied il 13 dicembre ha annunciato un programma per uscire dalla crisi politica, scrive Jeune Afrique. Il 25 luglio 2022, un anno dopo il colpo di mano con cui si è attribuito il potere esecutivo, è previsto un referendum costituzionale. La sospensione del parlamento, invece, durerà un altro anno, fino alle legislative del 17 dicembre 2022, data in cui si ricorda l’immolazione di Mohamed Bouazizi, scelta dal presidente come nuovo anniversario della rivoluzione. Finora si era festeggiato il 14 gennaio, il giorno della fuga dell’ex dittatore Zine el Abidine Ben Ali.
Ambientalisti contro la Shell
Gli ambientalisti sudafricani hanno organizzato più di una settantina di proteste sulle spiagge e di azioni di boicottaggio delle stazioni di servizio della multinazionale olandese Shell, che ha in programma di cercare petrolio e gas al largo della Wild coast, una regione costiera dell’est del paese molto apprezzata dai turisti per le sue bellezze naturali. La Shell ha ottenuto il 3 dicembre l’autorizzazione a procedere da un tribunale della provincia dell’Eastern Cape. I gruppi ecologisti si erano rivolti alla corte per fermare la ricerca di giacimenti di idrocarburi, sostenendo che i cannoni sismici usati in queste indagini avrebbero causato gravi danni all’ambiente, spiega il quotidiano Cape Times. Nel frattempo il paese fa i conti con una quarta ondata di covid-19, causata dalla variante omicron del virus. Nell’ultima settimana la media è stata di più di ventimila nuovi positivi al giorno. Tra loro, c’è anche il presidente Cyril Ramaphosa, che è in isolamento dal 12 dicembre con sintomi lievi.
Missione finita
Il 9 dicembre il governo iracheno ha annunciato la fine della “missione di combattimento” sul suo territorio della coalizione internazionale antijihadista guidata dagli Stati Uniti. Non è chiaro quanti dei 3.500 soldati stranieri resteranno in Iraq con compiti di formazione. Da anni i partiti e i gruppi armati sciiti
filoiraniani chiedono il ritiro di tutte le forze statunitensi, ricorda Al Jazeera. Ma in realtà non cambierà molto: la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha concluso i combattimenti contro il gruppo Stato islamico (Is) all’inizio del 2020 e da allora si è concentrata nell’assistenza alle forze irachene. I jihadisti sono ancora attivi in Siria e in Iraq e negli ultimi mesi hanno compiuto diversi attacchi.
Burkina Faso In un’operazione congiunta le forze burkinabé e nigerine hanno ucciso un centinaio di combattenti di gruppi estremisti islamici che operano al confine tra i due paesi. L’ha fatto sapere il 13 dicembre l’esercito del Burkina Faso.
Etiopia Il 12 dicembre i ribelli tigrini hanno ripreso il controllo della città di Lalibela, dopo che le forze governative l’avevano conquistata il 1 dicembre. Un rapporto dell’ong Human rights watch accusa i ribelli di aver ucciso sommariamente decine di civili in due città della regione Amhara.
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