Il 2 marzo il National labor relations board (Nlrb), un’agenzia del governo statunitense che si occupa di diritto del lavoro, ha approvato la proposta di organizzare un referendum sulla formazione di una rappresentanza sindacale nel magazzino Amazon Ldj5 di Staten Island, a New York. Dal 25 al 30 marzo, nella stessa zona, si terrà una consultazione simile in un altro magazzino Amazon, il Jfk8, scrive il Washington Post. Entro la fine del mese si concluderà il referendum per la presenza di un sindacato nel magazzino Amazon di Bessemer, in Alabama. Qui si era votato un anno fa: all’epoca i dipendenti avevano respinto la proposta, ma l’Nlrb aveva ordinato di ripetere il voto a causa delle interferenze dell’azienda.
Un referendum sul sindacato
Passo avanti per la Tesla
Con un ritardo di circa otto mesi la Tesla potrà avviare la produzione nella fabbrica che aveva deciso di aprire più di due anni fa a Grünheide, non lontano da Berlino, in Germania. Il 4 marzo, scrive Die Tageszeitung, le autorità del land del Brandeburgo hanno concesso l’autorizzazione all’azienda statunitense, che in questi mesi aveva comunque cominciato a costruire l’impianto a suo rischio. La fabbrica, la prima “gigafactory” della Tesla in Europa, dovrebbe dare lavoro a dodicimila persone e arrivare a produrre mezzo milione di auto elettriche all’anno. Nonostante le autorizzazioni, continua il quotidiano, la Tesla dovrà ancora affrontare dei problemi. Alcune organizzazioni ambientaliste contestano da tempo il progetto perché metterebbe a rischio le riserve idriche della regione. Per le sue attività nel Brandeburgo, infatti, la Tesla ha siglato un accordo per la fornitura di 1,4 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Il contratto è oggetto di un ricorso al tribunale amministrativo di Francoforte sull’Oder. ◆
Sfuggire alle sanzioni
La Mmc Norilsk Nickel (Nornickel) è un’azienda russa probabilmente troppo grande e troppo importante per essere colpita dalle sanzioni occidentali. Come scrive il Wall Street Journal, grazie ai suoi giacimenti siberiani quest’azienda mineraria assicura metalli fondamentali per la transizione digitale ed energetica. Il caso della Nornickel, continua il quotidiano, evidenzia “il dilemma dei governi, che vogliono punire la Russia per l’invasione dell’Ucraina e allo stesso tempo conservare l’accesso a importanti materie prime”. La Nornickel contribuisce al 5 per cento della produzione annuale di nichel, un componente chiave delle batterie dei veicoli elettrici, e al 40 per cento di quella del palladio, usato per la fabbricazione dei catalizzatori e dei semiconduttori. L’azienda russa, inoltre, fornisce altri metalli importanti per la transizione energetica, come il cobalto e il rame. Il prezzo di questi prodotti ha registrato rialzi simili a quelli del petrolio e del gas, generati dalla paura che il Cremlino blocchi le forniture: il 7 marzo il prezzo del nichel è aumentato del 40 per cento (rispetto al 1 gennaio è salito del 93 per cento); quello del palladio, invece, è aumentato del 73 per cento rispetto a un anno fa.
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