La crisi economica nello Sri Lanka, la più grave da quando il paese di 22 milioni di abitanti è diventato indipendente nel 1948, sta lasciando il paese senza carta. Due grandi quotidiani, The island, in inglese, e Divaina, la sua versione in singalese, hanno dovuto sospendere l’edizione cartacea e dal 25 marzo sono disponibili solo online. Una settimana prima gli esami di quasi tre dei 4,5 milioni di studenti del paese erano stati rimandati a data da destinarsi a causa della mancanza di carta e d’inchiostro per stampare i test. La drastica diminuzione di riserve in valuta estera ha provocato una carenza di energia elettrica che ha colpito tutti i settori e spinto i prezzi alle stelle, con un tasso record d’inflazione arrivato al 17,5 per cento. Almeno quattro persone sono morte in una settimana mentre da ore facevano la fila per il carburante.
Manca la carta
Revisionismo a scuola
Il 29 marzo il ministero dell’istruzione ha reso noti i risultati della revisione annuale dei manuali scolastici: in dodici testi per le superiori sono stati trovati 14 passaggi non in linea con le indicazioni del governo, scrive l’Asahi Shimbun. Tra loro, dei riferimenti al fatto che tutti i lavoratori coreani che si trovavano in Giappone durante la guerra erano schiavi. Secondo un alto funzionario del ministero, in quel periodo i coreani arrivavano nell’arcipelago per vie diverse. Gli editori hanno quindi corretto i passaggi o aggiunto note esplicative.
Addio Casa Blu
Rompendo una consuetudine che durava da decenni, il presidente sudcoreano eletto Yoon Suk-yeol, che s’insedierà il 10 maggio, ha deciso di non usare la tradizionale sede presidenziale, la Casa Blu ( nella foto ), stabilendo invece il suo quartier generale al ministero della difesa. L’operazione, che costerà più di quaranta milioni di dollari, ha provocato reazioni diverse nel paese, e infastidito il presidente uscente, Moon Jae-in. Il Partito democratico di Moon, scrive Asia Times, accusa Yoon di essersi fatto influenzare dai maestri di feng shui , la pratica geomantica cinese secondo cui la Casa Blu sarebbe di cattivo auspicio.
Un accordo che preoccupa
L’indiscrezione secondo cui le isole Salomone starebbero per firmare con la Cina un accordo sulla difesa ha creato preoccupazione nella regione del Pacifico . Secondo una bozza circolata qualche giorno fa, l’accordo consentirebbe a Pechino d’inviare truppe nell’arcipelago e di costruire lì una base navale. L’Australia e la Nuova Zelanda, che considerano le Salomone il “cortile di casa”, sono preoccupate. I dettagli non sono noti ma anche se la Cina costruisse una base di piccole dimensioni, sarebbe comunque il primo piede che mette nel Pacifico, ha dichiarato alla Bbc Alan Gyngell, docente dell’Istituto australiano di affari internazionali. A lungo Canberra è stata la principale fornitrice di aiuti all’arcipelago e l’unica partner sulla sicurezza.
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