Africa e Medio Oriente

Fare i conti con il passato

Il 6 aprile, dopo 35 anni di attesa e sei mesi di udienze, è arrivato il verdetto nel processo per l’omicidio di Thomas Sankara. Nel 1987 l’allora presidente fu ucciso in un colpo di stato insieme a dodici collaboratori. “Era una sentenza molto attesa nella storia giudiziaria del Burkina Faso”, scrive L’Observateur Paalga, “e ha fatto finalmente luce sulla morte del carismatico leader della rivoluzione burkinabé, icona africana della lotta all’imperialismo. Tuttavia, nel paese restano ancora molti conti da regolare”. Per l’omicidio è stato condannato all’ergastolo l’ex presidente Blaise Compaoré, che vive in esilio dal 2014, quando fu rovesciato da una rivolta popolare. Il tribunale militare di Ouagadougou ha condannato all’ergastolo anche Hyacinthe Kafando, ex comandante della guardia personale di Compaoré, e il generale Gilbert Diendéré, uno dei capi delle forze armate nel 1987. L’Observateur Paalga ricorda però che molti di quelli che hanno collaborato a insabbiare la verità su Sankara non sono stati condannati, e che non tutti i crimini di quell’epoca sono stati giudicati. ◆

Processo a rischio

Il 7 aprile un tribunale turco ha deciso di sospendere il processo in contumacia contro ventisei sauditi accusati dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuto nel 2018 nel consolato saudita a Istanbul, e di trasferire il caso in Arabia Saudita. I gruppi per la difesa dei diritti umani hanno denunciato il rischio che il regno potrebbe insabbiare il caso, in cui è implicato il principe ereditario Mohammed bin Salman. Secondo Middle East Eye, la decisione turca “distrugge la democrazia” e crea “un pericoloso precedente”.

Trasferimento di poteri

Il 7 aprile, l’ultimo giorno dei colloqui di pace sullo Yemen organizzati dal Consiglio di cooperazione del Golfo su iniziativa dell’Arabia Saudita, il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, Abd Rabbo Mansur Hadi, ha trasferito i poteri a un collegio esecutivo composto da otto persone, incaricato di negoziare con i ribelli sciiti huthi una tregua permanente e una soluzione politica alla guerra. L’Orient-Le Jour scrive che la decisione di Hadi è stata voluta da Riyadh, desiderosa di trovare una via d’uscita dalla crisi yemenita e di creare un fronte unito contro gli huthi.

Alluvioni devastanti

Durban, Sudafrica, 12 aprile 2022 (Rogan Ward, Reuters/Contrasto)

“Una catastrofe di enormi proporzioni”. Con queste parole il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha commentato il 13 aprile i danni causati dalle piogge torrenziali, le più forti degli ultimi sessant’anni, cadute nei giorni precedenti sul KwaZulu-Natal. La provincia orientale del paese è stata dichiarata area disastrata, scrive il sito Ewn, che parla di un bilancio di almeno 253 morti, oltre a ponti, strade, abitazioni e negozi distrutti dalle inondazioni.

Liberi dalla prigionia

In Libia un’unità delle forze armate del governo di Tripoli ha liberato a Bani Walid 195 persone, tra cui 23 donne e due bambini, che erano stati sequestrati da un gruppo coinvolto nel traffico di esseri umani, riporta Al Quds al Arabi. I migranti, originari di Egitto, Eritrea, Etiopia, Niger, Nigeria e Sudan, sono stati vittime di torture e stupri, e ridotti alla fame durante la prigionia. I sequestratori li tenevano in ostaggio per chiedere un riscatto alle loro famiglie. Un recente rapporto di una missione delle Nazioni Unite ha documentato le torture e le violazioni dei diritti umani subite dai migranti africani in Libia. Gli investigatori indagano anche sulla possibilità che a Bani Walid i cadaveri dei migranti siano stati occultati in fosse comuni.

Fiumicello, 25 gennaio 2020 (Jacopo Landi, NurPhoto/Getty)

Egitto L’11 aprile il giudice dell’udienza preliminare di Roma ha sospeso di nuovo il processo per l’omicidio di Giulio Regeni, avvenuto al Cairo nel 2016, e ha fissato la prossima udienza al 10 ottobre. Il ministero della giustizia italiano ha fatto sapere che le autorità egiziane continuano a rifiutarsi di collaborare.

Rep. Dem. del Congo I ribelli del gruppo M23, attivo nell’est del paese, hanno accettato il 10 aprile di ritirarsi dai villaggi che avevano occupato nell’ultimo mese. L’obiettivo è negoziare un cessate il fuoco con il governo.

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1456 - 15 aprile 2022
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