◆ Un professore di orticoltura dell’università del Kentucky, negli Stati Uniti, sviluppò la prima serra di plastica negli anni cinquanta. Serre di questo tipo sono un modo efficace ed economico per aumentare la resa agricola, estendendo la stagione di crescita e controllando la temperatura e l’illuminazione.
Negli ultimi decenni l’uso della plastica nelle fattorie è diventato così comune che è stato coniato il termine “plasticoltura”. Le serre di plastica sono ormai presenti in gran parte del mondo e, secondo alcune stime, coprono il 3 per cento dei terreni agricoli in Cina. La pratica è molto diffusa anche in paesi come Corea del Sud, Spagna e Turchia.
Quest’immagine, scattata dal satellite Landsat 8 della Nasa, mostra la presenza delle serre di plastica nei terreni agricoli tra Demre e Kumluca, nel sudovest della Turchia. Le serre, in cui si coltivano soprattutto pomodori, peperoni e cetrioli, sono fatte di plastica opaca o semitrasparente che dal cielo appare bianca. I terreni agricoli sono prevalentemente marroni, mentre le foreste sono verde scuro. Secondo una squadra di ricercatori dell’università Çukurova, in Turchia, il paese è il quarto al mondo per plasticoltura, con 772 chilometri quadrati di serre (un’area grande come New York).
Le serre di plastica hanno però pesanti conseguenze sull’ambiente. Secondo un rapporto della Fao la plastica produce fumi tossici quando brucia, e si scompone in particelle che finiscono nel suolo e nell’acqua. La domanda globale di plastica per l’agricoltura, scrivono gli autori del rapporto, aumenterà da 6,1 a 9,5 milioni di tonnellate entro il 2030.–Adam Voiland (Nasa)
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Questo articolo è uscito sul numero 1456 di Internazionale, a pagina 99. Compra questo numero | Abbonati