Il 2 aprile Donald Trump ha lanciato un’offensiva commerciale globale sotto forma di dazi doganali molto pesanti, che colpiscono in particolare l’Asia e l’Unione europea, una mossa che mette a rischio l’economia mondiale, ma anche quella statunitense.

I mercati finanziari hanno registrato forti perdite, mentre alleati e rivali tradizionali degli Stati Uniti hanno minacciato misure di ritorsione contro quella che il presidente statunitense ha definito una “dichiarazione d’indipendenza economica”.

“Il nostro paese è stato saccheggiato e depredato da stati vicini e lontani, alleati e nemici”, ha affermato Trump, prima di mostrare un elenco dei partner commerciali interessati.

La svolta protezionistica della Casa Bianca, senza precedenti dagli anni trenta del novecento, prevede dazi aggiuntivi del 10 per cento su tutti i prodotti importati negli Stati Uniti, con aumenti più pesanti per i paesi considerati ostili dal punto di vista commerciale.

Per la Cina il conto è astronomico, con dazi del 34 per cento che si aggiungono a quelli del 20 per cento già introdotti dall’amministrazione Trump.

I dazi sono stati fissati al 20 per cento per l’Unione europea, al 24 per cento per il Giappone, al 26 per cento per l’India e al 46 per cento per il Vietnam.

I dazi generalizzati del 10 per cento entreranno in vigore il 5 aprile e quelli mirati il 9 aprile.

“È una dichiarazione di guerra all’economia mondiale”, ha commentato l’economista Maurice Obstfeld del Peterson institute for international economics (Piie).

Il 3 aprile le borse asiatiche hanno registrato forti perdite, mentre il valore dell’oro, un bene rifugio, è salito alle stelle.

Mentre alcuni paesi hanno reagito invitando alla moderazione e al dialogo con gli Stati Uniti, altri si sono detti pronti a rispondere per le rime, nonostante il rischio di un’escalation.

Pechino ha invitato Washington a “revocare immediatamente i nuovi dazi”, senza però chiudere la porta al dialogo, e ha denunciato i rischi per l’economia mondiale.

Il Giappone ha affermato che gli Stati Uniti potrebbero aver violato il loro accordo bilaterale e le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che “non è troppo tardi per negoziare”, aggiungendo però che “l’Unione europea è pronta a rispondere”.

Il segretario al tesoro statunitense Scott Bessent ha invitato i paesi colpiti dai dazi a non reagire: “Rilassatevi, incassate il colpo e aspettate di vedere come evolve la situazione. Perché se reagite, ci sarà un’escalation”.

Intanto, il 3 aprile sono inoltre entrati in vigore negli Stati Uniti i dazi aggiuntivi su tutte le automobili prodotte all’estero.

Trump sostiene che i dazi permetteranno di rilanciare la produzione industriale negli Stati Uniti, riequilibrare la bilancia commerciale e ridurre il deficit di bilancio.

Secondo il leader della minoranza democratica al senato, Chuck Schumer, la svolta protezionistica “costerà più di seimila dollari all’anno a una famiglia media statunitense”, a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti importati.