Nella sua missione di trasformare gli Stati Uniti in un gigante manifatturiero, Donald Trump ha ottenuto una serie impressionante di promesse d’investimento. La Nvidia (microprocessori) ha lasciato intendere che nei prossimi anni investirà “miliardi di dollari” negli Stati Uniti. Anche la Stellantis e la Hyunday (autoveicoli) e il produttore di birra giapponese Asahi hanno presentato piani per rafforzare la produzione in America. La Casa Bianca ha annunciato con orgoglio che “la lista di vittorie nel settore manifatturiero è infinita”.

Ma le congratulazioni a se stessi potrebbero essere premature. Trump scoprirà presto che c’è un limite alla capacità di attirare investimenti, soprattutto se la strategia principale è usare la minaccia dei dazi. Innanzitutto servono anni per costruire una fabbrica. Questo significa che per un’azienda la costosa decisione di trasferire la produzione negli Stati Uniti dipende in parte dalla durata delle politiche protezionistiche di Washington. Il problema è che al momento nessuno sa cosa farà Trump la settimana prossima, figurarsi nei prossimi anni. Inoltre, i dazi colpiscono molte materie prime, come l’alluminio e l’acciaio, e quindi i produttori non sono sicuri che le forniture nazionali saranno abbastanza solide da soddisfare le loro necessità.

C’è poi il recente aumento della spesa per la costruzione di nuovi impianti di produzione, che nel 2024 ha raggiunto livelli record grazie soprattutto agli incentivi decisi dall’amministrazione Biden con il Chips act e l’Inflation reduction act, che però ora rischiano di cadere sotto i colpi di Trump.

Un altro problema riguarda la manodopera. Molti temono che le espulsioni di massa di migranti irregolari possano aggravare la carenza di lavoratori, soprattutto nella manifattura e nell’edilizia. Ma le scelte delle aziende potrebbero essere influenzate anche dai segnali di rallentamento dell’economia statunitense.

La scelta più logica sarebbe aspettare per capire come andranno le manovre sui dazi o concentrarsi su paesi con una politica più prevedibile. In generale ci sono forti dubbi sul motivo per cui Trump si sia convinto che la manifattura è la scelta migliore per garantire il benessere del paese. Ma se lo scopo è aprire più fabbriche, farebbe bene a rimuovere tutti gli ostacoli. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati