“Il divieto di pubblicizzare le sigarette dovrebbe essere esteso ai prodotti nocivi per l’ambiente, tra cui macchine e voli aerei”, commenta su New Scientist l’economista Andrew Simms, cofondatore del centro studi britannico New weather institute. Secondo alcune stime, l’aumento della domanda generato dalle pubblicità nell’industria automobilistica e in quella aerea ha contribuito nel 2019 a emettere una quantità di gas serra tra 202 e 606 milioni di tonnellate, paragonabile a quella dei Paesi Bassi. “Vietare la pubblicità”, spiega Simms, “non impedirebbe la vendita di prodotti nocivi, ma ridurrebbe la domanda”. Alcuni enti locali nel Regno Unito e nei Paesi Bassi hanno già adottato delle misure restrittive. In Francia le pubblicità delle auto devono contenere avvisi che consigliano di scegliere mezzi di trasporto più ecologici: la bicicletta e i mezzi pubblici, o semplicemente una camminata.
La pubblicità che inquina
Una speranza per la vaquita
La focena del golfo di California (Phocoena sinus), nota anche come vaquita, potrebbe essere salvata dall’estinzione. Fino al 1997 erano presenti nell’area circa seicento esemplari, ma negli anni successivi la popolazione di questi cetacei, tra i più piccoli al mondo, ha subìto un drastico calo. Secondo le stime, oggi ne rimangono in natura solo una decina. Il pericolo principale è la pesca: le focene rimangono impigliate nelle reti e annegano. Ma secondo alcuni ricercatori, le caratteristiche genetiche della popolazione rendono possibile il recupero, evitando i danni della consanguineità. Esaminando il dna completo di venti esemplari hanno scoperto che anche in passato la popolazione era molto ridotta. Questo avrebbe inciso sul patrimonio genetico della specie, che ha conservato poche mutazioni dannose. Spesso quando si cerca di far crescere una popolazione a partire da pochi esemplari si verificano problemi legati alle mutazioni dannose presenti, ma nel caso di questi cetacei il rischio sembra scongiurato. La priorità è mettere fine in tempi rapidi alle uccisioni accidentali causate dalle reti da pesca. ◆
Produzione lunare
Nei campioni di terreno raccolti sulla Luna dalla missione cinese Chang’e 5 sono stati trovati dei catalizzatori a base di ferro e magnesio che, grazie alla luce solare, potrebbero essere utili per produrre ossigeno, idrogeno e idrocarburi, partendo dall’acqua e dall’anidride carbonica. La reazione è simile alla fotosintesi delle piante. I ricercatori dell’università di Nanchino, in Cina, scrive la rivista Joule, stanno cercando di renderla altrettanto efficiente: l’obiettivo è produrre direttamente sulla Luna ossigeno e combustibile per sostenere la vita in una futura base permanente.
Creme solari nocive per i coralli
Un team di ricercatori dell’università di Stanford, negli Stati Uniti, ha individuato il meccanismo che rende alcune creme solari tossiche per i coralli. Si tratta di una reazione chimica che trasforma l’ossibenzone, un composto che filtra i raggi ultravioletti, aggiungendo una molecola di glucosio. Si creano così delle fototossine nocive per alcuni coralli e per le anemoni di mare. Aver chiarito il meccanismo d’azione del composto, scrive Science, permetterà di creare creme solari innocue per la vita marina. Nella foto: Gedda, Arabia Saudita
Forza di gravità e terremoti
I cambiamenti nella forza di gravità potrebbero essere usati per monitorare più rapidamente la propagazione di un forte terremoto e per prevedere un eventuale tsunami. I sistemi di allarme attuali usano le onde sismiche, che però sono più lente. Alcuni ricercatori hanno sviluppato un programma d’intelligenza artificiale basato sui dati dei terremoti in Giappone. Per le scosse di magnitudo superiore a otto, scrive Nature, c’è una buona corrispondenza tra modello e dati reali.
Salute La malattia di Parkinson, che comporta difficoltà motorie, è legata alla degenerazione di uno specifico gruppo di neuroni. Dieci popolazioni di cellule nervose producono dopamina, la molecola che regola le comunicazioni cerebrali relative al controllo dei movimenti. Nel Parkinson degenera una di queste popolazioni, legata al rischio genetico della malattia, scrive Nature Neuroscience.
Psicologia Credere a fenomeni paranormali come i fantasmi potrebbe essere legato al pensiero intuitivo. Giocano un ruolo anche la tendenza a conservare le informazioni che confermano quello in cui si crede e a trascurare le altre, e le difficoltà nel ragionamento ipotetico e nella percezione della casualità. Tuttavia, scrive PlosOne, gli studi sugli aspetti cognitivi di chi crede al paranormale hanno punti di debolezza.
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati