“Il 24 giugno la procura generale di Cuba ha reso noto che l’artista Luis Manuel Otero Alcántara e il rapper Maykel ‘Osorbo’ Castillo sono stati condannati rispettivamente a cinque e nove anni di carcere”, scrive la Cnn. Otero, arrestato quando stava per partecipare alle manifestazioni antigovernative dell’11 luglio 2021, è stato accusato di oltraggio alla bandiera nelle sue opere, mentre Osorbo di vilipendio e disordine pubblico. Secondo Amnesty international i due artisti sono “esempi di come il governo del cubano Miguel Díaz-Canel usi il sistema giudiziario per criminalizzare le voci critiche”. ◆
Ondata reazionaria
“In pochi giorni la corte suprema degli Stati Uniti ha spostato notevolmente il paese a destra”, scrive The Nation. Non c’è solo la sentenza che ha cancellato il diritto all’aborto a livello nazionale. Il 21 giugno il massimo organo della giustizia statunitense (dominato dai giudici conservatori) ha stabilito che lo stato del Maine non può escludere le scuole religiose dai fondi pubblici destinati all’istruzione. “Il risultato è un’erosione ulteriore del principio di separazione tra stato e chiesa immaginato dai padri fondatori”, scrive l’Economist. Poi il 23 giugno la corte ha dichiarato incostituzionale una legge dello stato di New York che imponeva di avere un permesso speciale per poter girare armati negli spazi pubblici. La legge era in vigore da più di un secolo, ma secondo i giudici conservatori viola il secondo emendamento della costituzione statunitense, quello che garantisce il diritto di possedere armi. Il verdetto mette a rischio leggi simili in vigore in altri stati, come la California e il New Jersey, e rafforzerà notevolmente il diritto al possesso di armi. Infine è attesa per i prossimi giorni un’altra sentenza che potrebbe limitare fortemente il potere del governo federale di adottare provvedimenti per ridurre le emissioni di anidride carbonica da parte delle centrali elettriche, che contribuiscono pericolosamente al riscaldamento globale .
Le prime sfide di Petro
Il 22 giugno, tre giorni dopo la sua vittoria alle elezioni pr esidenziali, Gustavo Petro ha annunciato sui social network di aver parlato con il governo venezuelano. Appena s’insedierà, il prossimo 7 agosto, il nuovo presidente della Colombia farà riaprire nuovamente “il confine tra i due paesi e ristabilirà il pieno esercizio dei diritti umani nella zona di frontiera”. Il primo leader di sinistra della storia della Colombia, scrive El País, non ha fornito ulteriori dettagli sulla conversazione né ha detto se ha parlato direttamente con Maduro, ma di certo la situazione al confine con il Venezuela sarà un tema delicato per il suo governo, sottolinea Insight Crime. “Nel Norte de Santander, sul lato colombiano della frontiera, l’Esercito di liberazione nazionale (Eln) domina le attività criminali mentre il gruppo degli Urabeños sta cercando di prendere il controllo della città di Cúcuta”. La migrazione sarà un’altra questione importante da gestire: “Circa due milioni di venezuelani sono arrivati in Colombia negli ultimi anni, molti vivono in situazioni economiche precarie e sono reclutati dalla criminalità organizzata”. Petro, inoltre, dovrà occuparsi di garantire la sicurezza e il reinserimento degli ex combattenti delle Farc smobilitati con gli accordi di pace del 2016 e quella dei leader comunitari, che continuano a essere uccisi.
La Repsol è responsabile
“È il peggiore disastro ambientale mai avvenuto sulle coste del Perù, un crimine ecologico e un attentato contro l’umanità che ha danneggiato non solo la biodiversità del paese sudamericano, ma quella di tutto il mondo”, scrive il quotidiano La República riportando le conclusioni dell’inchiesta parlamentare sulla fuoriuscita di petrolio avvenuta lo scorso 15 gennaio sulla costa del Pacifico a nord di Lima. Secondo il rapporto, reso pubblico il 15 giugno, l’azienda spagnola Repsol, proprietaria della raffineria La Pampilla da cui è fuoriuscito il petrolio, è la responsabile principale dell’incidente, che ha contaminato migliaia di ettari di spiagge e riserve protette. L’azienda continua a negare ogni responsabilità.
Colombia Il 28 giugno un incendio scoppiato in un carcere della città di Tuluá, nel dipartimento di Valle del Cauca, nell’ovest del paese, ha provocato 51 vittime e decine di feriti tra i detenuti. In Colombia ci sono 132 istituti penitenziari: dovrebbero accogliere al massimo 80mila detenuti, ma al momento ospitano più di 180mila.
Stati Uniti-Messico Almeno 46 migranti sono stati trovati morti in un autoarticolato a San Antonio, in Texas. Secondo le autorità sono morti asfissiati a causa del caldo. Altri sedici sono stati ricoverati in ospedale.
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