Il 12 luglio le autorità della provincia cinese dello Henan, nella zona centrorientale del paese, hanno annunciato che sbloccheranno i risparmi congelati presso quattro piccole banche locali (New Oriental Country Bank of Kaifeng, Zhecheng Huanghuai Community Bank, Shangcai Huimin County Bank e Yuzhou Xin Min Sheng Village Bank), scrive la Bbc. La notizia è arrivata dopo l’esplosione di violente proteste nel capoluogo Zhengzhou. I manifestanti sostenevano che ad aprile gli istituti di credito avevano bloccato i loro risparmi, per un totale di 39 miliardi di yuan (circa 5,8 miliardi di euro), con la scusa di un aggiornamento del sistema informatico, ma in seguito non avevano più ricevuto altre comunicazioni. Anzi, quando i clienti delle banche hanno cominciato a riunirsi a Zhengzhou per chiedere i loro soldi, si sono ritrovati il codice dell’app sanitaria cambiato senza motivo in modalità quarantena, in modo che non potessero più uscire di casa. La vera causa dei fondi congelati è che gli istituti sono finiti sotto inchiesta. A giugno l’autorità statale cinese che controlla il settore bancario e quello assicurativo aveva reso noto che il principale azionista delle quattro banche, l’azienda Henan Xincaifu Group, era indagata per alcuni reati finanziari. Avrebbe sottratto i risparmi dei clienti convogliandoli verso siti bancari online che promettevano investimenti con interessi elevati, che si sono poi rivelati fittizi. Secondo gli inquirenti, la truffa era in corso dal 2011. ◆
Risparmiatori truffati
Twitter sfida Musk
Il 12 luglio Twitter si è rivolta a un importante studio legale di New York – Wachtell, Lipton, Rosen & Katz – per prepararsi a bloccare in tribunale la decisione di Elon Musk di rinunciare a comprare il social network, che l’imprenditore si era impegnato a pagare 44 miliardi di dollari con un accordo firmato il 25 aprile. Lo scrive il Washington Post, citando fonti a conoscenza dell’affare. L’8 luglio Musk, fondatore e amministratore delegato della Tesla, ha annunciato di voler rinunciare all’acquisto perché Twitter non avrebbe fornito i dati necessari per valutare il reale numero di account falsi attivi sul social network. L’azienda sostiene di aver rispettato tutti i termini dell’accordo e ora vuole chiederne la piena attuazione ai giudici. Probabilmente dovrà affrontare una lunga battaglia legale, conclude il quotidiano statunitense: “Si prepara a sfidare uno degli uomini più ricchi e imprevedibili del mondo, in un confronto che potrebbe paralizzare la sua capacità di lanciare nuove iniziative e attirare lavoratori”. ◆
Lavorare da casa è un diritto
Il 5 luglio la camera bassa del parlamento olandese ha approvato una legge che stabilisce il diritto di lavorare a distanza , scrive il Wall Street Journal. Ora la legge dovrà essere approvata anche dal senato prima di poter entrare in vigore. In base alle regole attuali, nei Paesi Bassi un’azienda può respingere la richiesta di un dipendente di lavorare a distanza senza dare una giustificazione. In futuro, invece, sarà tenuta a motivare il suo rifiuto. Secondo un recente sondaggio, più del 70 per cento dei lavoratori olandesi vuole che la possibilità di alternare il lavoro a distanza a quello in presenza sia un diritto. Solo il 10 per cento si augura il ritorno in presenza a tempo pieno.
Imposta sui profitti extra
L’11 luglio il parlamento britannico ha approvato un’imposta del 25 per cento sui profitti straordinari realizzati dalle aziende energetiche. Con questa misura, spiega Reuters, lo stato spera d’incassare cinque miliardi di sterline (5,9 miliardi di euro) in un anno, per aiutare le famiglie in difficoltà a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia.
Il ritorno degli immigrati
Nel 2020, con l’esplosione della pandemia, l’arrivo di immigrati in Svizzera era rallentato drasticamente. Già nel 2021, invece, si è registrata una netta ripresa, scrive la Neue Zürcher Zeitung. Gran parte dei lavoratori stranieri arriva dall’Unione europea, in particolare dalla Germania, dalla Francia e dall’Italia. Tra i fattori alla base di questa ripresa dell’immigrazione, spiega il quotidiano, c’è “la carenza di forza lavoro, che nel paese ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi vent’anni”. Secondo un recente sondaggio dell’istituto statistico nazionale, nel primo trimestre del 2022 il 38 per cento delle aziende svizzere dichiarava di avere difficoltà a trovare dipendenti qualificati o di non riuscire a proprio a trovarne.
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