Il 5 luglio i fisici del Cern hanno riattivato dopo tre anni e mezzo il Large hadron collider (Lhc), l’acceleratore di particelle più potente del mondo. I fasci di protoni circolano a maggiore intensità ed energia rispetto ai due esperimenti precedenti per prolungare il picco delle collisioni e raccogliere più dati. L’acceleratore, che resterà attivo per i prossimi quattro anni, è stato potenziato per far viaggiare le particelle a un’energia mai raggiunta prima di 13,6 teraelettronvolt all’interno dell’anello, che ha un diametro di ventisette chilometri. L’obiettivo, scrive Nature, è far luce su questioni che non sono ancora state spiegate dai modelli teorici, come la scarsità dell’antimateria e la natura della materia oscura, e capire la realtà a un livello più profondo. È prevista anche un’indagine ulteriore sul bosone di Higgs, scoperto dagli scienziati del Cern nel 2012.
Collisioni ad alta energia
La clonazione del futuro
Alcuni ricercatori hanno clonato dei topi a partire da cellule della pelle conservate a trenta gradi sottozero. Le cellule, prive di acqua, non erano più vitali, ma è stato possibile recuperare i loro nuclei, che contenevano i cromosomi. Il dna è stato quindi trasferito in cellule embrionali di topo, ottenendo una linea di cellule staminali embrionali. Dalle cellule così ottenute, con altri passaggi, sono stati prodotti embrioni che si sono sviluppati in topi in grado di riprodursi. Il processo è ancora inefficiente, con un tasso di successo inferiore al 5 per cento, e la perdita di acqua può danneggiare il dna. Tuttavia, potrebbe essere utile per conservare materiale biologico. Con la clonazione classica le cellule sono conservate a temperature molto più basse, in azoto liquido: un metodo dispendioso e poco pratico, anche per il rischio d’interruzione della corrente elettrica. Il nuovo sistema permetterebbe invece di conservare materiale biologico fino a nove mesi in laboratori meno attrezzati. La speranza è che il dna di specie a rischio possa essere depositato in banche biologiche più economiche e sicure di quelle attuali. ◆
Vino bianco al buio
I ricercatori della fondazione Edmund Mach, in Trentino-Alto Adige, consigliano di non mettere il vino bianco in bottiglie di vetro trasparenti per evitare che la luce ne comprometta il profilo aromatico e sensoriale. Analizzando l’aroma e il sapore di migliaia di bottiglie di pinot grigio, chardonnay, müller-thurgau e gewurztraminer, scrive la rivista Pnas, è emersa in appena sette giorni una riduzione del 30 per cento dei terpeni e del 70 per cento dei norisoprenoidi, da cui dipendono rispettivamente le note floreali e l’aroma legnoso del vino. Gli stessi vini in bottiglie di vetro scuro sono invece rimasti integri dopo cinquanta giorni.
I segreti delle galassie più antiche
Il telescopio spaziale James Webb è finalmente operativo. La prima immagine che ha inviato, seguita da molte altre, è stata una agli infrarossi dell’ammasso di galassie Smacs 0723 (qui sopra). Rispetto al suo predecessore Hubble, il nuovo telescopio ha una risoluzione più alta che permetterà di studiare le prime galassie dell’universo, risalenti a più di tredici miliardi di anni fa. Il telescopio è frutto di una collaborazione tra le agenzie spaziali degli Stati Uniti, dell’Unione europea e del Canada.
Tornano le balenottere
Al largo dell’isola Elephant, a nord della penisola Antartica, sono stati osservati grandi raduni di balenottere della specie Balaenoptera physalus quoyi. Secondo le stime, circa settecentomila balenottere sono state uccise per scopi commerciali tra il 1904 e il 1976, facendo collassare la popolazione. Secondo Scientific Reports, il ritorno delle balenottere mostra la ripresa della popolazione, che potrebbe essere stata favorita da un recupero dell’ecosistema.
Biologia I roditori della specie Geomys pinetis (nella foto) scavano lunghi tunnel nelle praterie del Nordamerica. Secondo Current Biology, le radici che crescono all’interno dei tunnel costituiscono tra il 20 e il 60 per cento dell’alimentazione degli animali. Dato che di solito le radici si sviluppano più in superficie, è possibile che siano i tunnel a farle crescere. I roditori modificherebbero quindi l’habitat, come fanno i castori.
Coronavirus L’analisi delle acque reflue ha permesso d’individuare le varianti del virus del covid-19 prima dei test clinici. Lo studio si è svolto all’università di San Diego, negli Stati Uniti, in modo automatizzato. I risultati dell’analisi genetica delle acque hanno anticipato anche di due settimane i test classici, e hanno permesso di scoprire focolai nascosti. Il metodo è anche più economico.
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