Ogni giorno bruciamo circa il 3 per cento delle calorie attraverso la masticazione. Una percentuale piccola ma comunque significativa, che è emersa nel corso di uno studio sul costo energetico della masticazione negli esseri umani. I ricercatori hanno misurato per quindici minuti, grazie a uno speciale dispositivo, la quantità di ossigeno consumata e quella di anidride carbonica emessa da venti volontari mentre masticavano una gomma, scoprendo che il metabolismo aumentava in media dal 10 al 15 per cento. La forma della mascella e dei denti degli esseri umani è diversa da quella degli ominidi e dei primati moderni, scrive Science Advances. Un’ipotesi è che sia il risultato proprio del ridotto dispendio energetico della masticazione grazie al taglio e alla cottura dei cibi. Ma potrebbero aver avuto un ruolo importante altri fattori, tra cui l’esigenza di ridurre al minimo l’usura e la rottura dei denti.
Energia per masticare
Soia più produttiva
Alcuni ricercatori hanno modificato la soia per renderla più produttiva, intervenendo sul sistema che protegge la pianta dall’eccesso di raggi solari. La soia disperde parte dell’energia che riceve dal Sole perché non è in grado di usarla tutta per la fotosintesi. Ma quando si trova all’ombra, per esempio per il passaggio di una nuvola, il sistema di protezione si disattiva, permettendo alla pianta di usare tutta la luce disponibile. L’attivazione e la disattivazione del sistema sono però relativamente lente, con conseguenze sulla produttività. I ricercatori hanno modificato tre geni del sistema per renderlo più reattivo alle variazioni di luce. La tecnica, già sperimentata con successo sul tabacco, è stata applicata per la prima volta a una pianta che ha un ruolo importante nel settore alimentare. L’aumento della produttività sarebbe di circa il 20 per cento. I fagioli di soia modificata hanno lo stesso contenuto di proteine e grassi di quelli naturali. La maggiore produttività è ottenuta a parità di condizioni, per esempio di uso di fertilizzanti, un fattore chiave per aumentare la resa senza compromettere la sostenibilità. ◆
Il fiuto delle zanzare
Le zanzare hanno un olfatto più raffinato di quanto si pensava. Le femmine di Aedes aegypti private dei recettori dell’odore umano presenti sulle antenne sono comunque in grado di localizzare le prede. Dall’analisi dell’attività cellulare, scrive Cell, è emerso che ogni neurone olfattivo della zanzara interagisce con chemiorecettori diversi e riconosce più molecole odorose. È questa ridondanza a rendere il sistema olfattivo quasi imbattibile. Serviranno quindi repellenti più efficaci per proteggere le persone dalle malattie trasmesse dalle zanzare, tra cui malaria, zika e febbre gialla.
L’incubazione si accorcia
Il periodo d’incubazione del covid-19 dipende dalla variante del virus. Secondo uno studio pubblicato su Jama Network Open, il tempo si è accorciato con la comparsa di nuove varianti. La variante alfa, comparsa dopo il virus originario, aveva un’incubazione media di cinque giorni. Poi si è passati rispettivamente a 4,5 e a 4,41 giorni con la beta e la delta, per arrivare a 3,42 giorni con la omicron. I risultati dello studio potrebbero essere utili per capire l’evoluzione del virus e stabilire la durata di eventuali quarantene.
Doppio impatto
Sul fondale marino al largo dell’Africa occidentale, tra la Guinea e la Guinea Bissau, è stato scoperto un nuovo cratere. Chiamato Nadir, ha un diametro di circa otto chilometri e si trova sotto più di trecento metri di sedimenti. Si sarebbe formato circa 66 milioni di anni fa, nello stesso periodo quindi del cratere Chicxulub, nella penisola messicana dello Yucatán, legato all’estinzione dei dinosauri. Secondo Science Advances, i corpi celesti che hanno generato i due crateri potrebbero essere frammenti di un unico meteorite.
Astronomia I dati raccolti dal telescopio spaziale James Webb hanno permesso di ottenere immagini molto dettagliate di Giove. Sono visibili particolari del pianeta come gli anelli evanescenti, le due piccole lune Amaltea e Adrastea, le aurore ai poli, nuvole a grande altitudine e zone più scure intorno all’equatore. È visibile anche la grande macchia rossa, che nelle immagini ricostruite appare bianca.
Salute Secondo uno studio pubblicato su The Lancet, nel 2019 il 44 per cento dei decessi per cancro nel mondo può essere attribuito a fattori di rischio potenzialmente modificabili. Fumo, alcol e obesità sono i tre che incidono di più. A livello globale, con misure di prevenzione più efficaci, si potrebbero evitare 4,4 milioni di decessi.
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