Il 15 settembre Ethereum, la piattaforma che ha dato vita alla criptovaluta ether e a migliaia di applicazioni basate sulla tecnologia blockchain , ha completato l’atteso passaggio a un’infrastruttura studiata per garantire un minore consumo di energia. La speranza è rendere Ethereum, fondata nel 2013 dal giovane informatico Vitalik Buterin, una tecnologia più facile da usare e meno costosa, scrive il New York Times. La notizia è stata accolta come “un raro momento di gioia in un settore, quello delle criptovalute, devastato dai crolli registrati sul mercati nel 2022”. Ma questo non farà cambiare idea alle autorità che vogliono vietare le valute digitali.
La svolta di Ethereum
Raffineria di stato
Il 16 settembre il governo tedesco ha deciso di acquisire la gestione delle attività tedesche del gruppo petrolifero russo Rosneft, tra cui la raffineria di Schwedt, scrive la Süddeutsche Zeitung. L’impianto di Schwedt è tarato per trattare solo il greggio russo, ma Berlino ha intenzione di ristrutturarlo per raffinare anche altri tipi di petrolio.
L’avanzata dei robot
“Nel 2021 la Cina ha messo più robot nelle sue fabbriche di quanti ne ha installati il resto del mondo”, scrive il Wall Street Journal. Il paese sta accelerando la corsa verso l’automazione nel tentativo di consolidare il suo dominio nell’industria manifatturiera globale, messo a rischio anche dall’invecchiamento della popolazione, che causa carenza di manodopera e aumento dei salari. Nel 2021 le vendite di robot in Cina sono aumentate del 45 per cento rispetto al 2020, secondo i dati dell’International federation of robotics. Nel campo dell’automazione, tuttavia, la seconda economia mondiale è ancora dietro ad altre potenze manifatturiere, come Stati Uniti, Giappone, Germania e Corea del Sud.
Contro il lavoro forzato
Il 14 settembre la Commissione europea ha proposto di proibire l’importazione e la vendita di prodotti realizzati con il lavoro forzato, scrive la Neue Zürcher Zeitung. Il divieto sarà attuato attraverso le autorità nazionali, che avvieranno indagini preliminari per valutare se un prodotto può essere legato al lavoro forzato. In caso di sospetto fondato, saranno avviate inchieste approfondite attraverso controlli e ispezioni, anche fuori dell’Unione europea. La proposta dev’essere discussa e approvata dal parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea prima di poter entrare in vigore. Il divieto riguarda il lavoro forzato in tutto il mondo, ma l’idea della commissione, spiega il quotidiano svizzero, si concentra soprattutto sulla situazione nella provincia cinese dello Xinjiang, dove diverse aziende occidentali (Apple, Volkswagen, Zara, Nike, H&M) sono accusate di sfruttare gli uiguri, una minoranza di religione islamica perseguitata dal governo di Pechino. ◆
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