Alle prese con una grave carenza mondiale di semiconduttori e processori, la scorsa primavera è apparso evidente a tutti quanto questi prodotti siano fondamentali per la fabbricazione di qualunque oggetto, dalle lavastoviglie alle automobili. Negli Stati Uniti l’amministrazione guidata dal presidente Joe Biden aveva stanziato 52 miliardi di dollari d’incentivi per l’apertura di nuove fabbriche di processori, come quella che la Intel sta costruendo nell’Ohio. Tuttavia, oggi il mondo rischia di trovarsi con un eccesso di offerta rispetto alla domanda, spiega l’Economist. A settembre la Micron, un produttore di processori, ha registrato un calo delle vendite trimestrali del 20 per cento. L’Amd ha ridotto del 16 per cento le sue previsioni di vendita. L’Intel sta pensando di ridurre i dipendenti in seguito al peggioramento dei conti. “Da luglio”, aggiunge il settimanale, “i trenta principali produttori di processori statunitensi hanno ridotto il loro fatturato complessivo previsto per il terzo trimestre del 2022 da 99 miliardi di dollari a 88 miliardi. Quest’anno il valore di borsa delle maggiori aziende del settore è stato superiore ai 1.500 miliardi di dollari”.
Eccesso di produzione
Spostamento al centro
Le aziende dell’Europa centrale che offrono servizi da remoto alle multinazionali stanno registrando una forte crescita ora che l’inflazione spinge le grandi imprese a rivolgersi a questa parte del continente per ridurre i costi e massimizzare i profitti, scrive la Reuters. Dalla Repubblica Ceca alla Polonia passando per l’Ungheria, da tempo le multinazionali occidentali investono in questi paesi per sfruttare l’elevata disponibilità di lavoratori qualificati, a cui affidano lo sviluppo di software e alcune mansioni amministrative. Ora le attività nella regione stanno crescendo ancora. L’azienda informatica statunitense Pure Storage ha raddoppiato gli ingegneri impiegati a Praga e prevede altre assunzioni nel 2023 e nel 2024.
Alla ricerca del litio
Il 24 ottobre il gruppo Imerys ha annunciato un progetto per l’estrazione del litio a Échassières, nella Francia centrale, in un sito dove da decenni si producono ogni anno più di 25mila tonnellate di caolino, un materiale usato per fabbricare la ceramica e la porcellana, scrive Le Monde. Alcuni studi confermano la presenza in profondità di alte concentrazioni di idrossido di litio. Secondo il Bureau de recherches géologiques et minières (Brgm), questo deposito permetterà l’estrazione di 34mila tonnellate di litio nell’arco di 25 anni. Il litio è un elemento chimico di fondamentale importanza, soprattutto nella produzione di batterie per le auto con motore elettrico. Il progetto richiederà un investimento minimo di un miliardo di euro, sulla base di un costo di produzione del litio stimato tra i sette e i nove euro al chilo. La produzione dovrebbe cominciare all’inizio del 2028, dopo la conclusione delle fasi di valutazione e delle sperimentazioni industriali, portando tra l’altro alla creazione di circa mille posti di lavoro. ◆
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