“Sull’immigrazione gli statunitensi dovrebbero seguire l’esempio del Canada”, scrive il Washington Post. Mentre negli Stati Uniti gli ingressi irregolari aumentano e vengono usati dalla destra per mettere in difficoltà l’amministrazione Biden, il paese vicino cerca di rendere più facile l’ingresso degli stranieri, fondamentali per tenere in piedi il mercato del lavoro. “In Canada i residenti nati all’estero sono un quarto della popolazione, più che negli Stati Uniti. E il governo ha appena annunciato un aumento degli ingressi nei prossimi tre anni: nel 2025 saranno cinquecentomila persone, il 23 per cento in più rispetto al record del 2021”.
Porte aperte
Due ministri destituiti
“Il premier haitiano Ariel Henry il 14 novembre ha destituito il ministro della giustizia e quello dell’interno, senza specificare i motivi della decisione”, scrive il quotidiano Le Nouvelliste. La misura è arrivata poco dopo che gli Stati Uniti hanno applicato sanzioni economiche contro undici politici e funzionari haitiani legati alle bande criminali.
La spazzatura degli altri
“L’America Latina è diventata la discarica della plastica prodotta e usata da altri paesi”. È la conclusione di un’inchiesta condotta per sei mesi dal sito peruviano Ojo Público. Migliaia di tonnellate di scarti di plastica arrivano ogni anno in Messico, Perù, Ecuador, Cile e Colombia dagli Stati Uniti e dai paesi dell’Unione europea con la promessa di essere riciclati e attraverso scambi poco trasparenti. In dieci anni il Messico, che è uno dei paesi del mondo con il più alto consumo di plastica, ha ricevuto 897mila tonnellate di scarti dagli Stati Uniti.
Una protesta partecipata
Decine di migliaia di persone il 13 novembre sono scese in piazza nella capitale e in altre città del paese per manifestare contro il progetto di riforma elettorale voluto dal presidente Andrés Manuel López Obrador (centrosinistra). “Si tratta della maggiore protesta antigovernativa da quando Obrador è stato eletto, nel 2018”, scrive Animal Político. Secondo i critici, la riforma minaccia l’indipendenza dell’istituto nazionale elettorale (Ine), che dal 1990 si occupa di organizzare le elezioni. Il presidente accusa l’Ine di aver coperto i presunti brogli nelle presidenziali del 2006 e del 2012, da lui perse. Inoltre vorrebbe che i componenti del consiglio direttivo dell’istituto fossero eletti tramite voto popolare per un mandato di sei anni, la stessa durata di quello presidenziale. Obrador propone anche una riduzione del numero dei parlamentari. ◆
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