Il numero di dicembre della rivista dell’università Unam di Città del Messico è dedicato al populismo. “La parola populismo”, scrive la direttrice Guadalupe Nettel nell’editoriale, “è comparsa per la prima volta in Russia nell’ottocento, ma ha assunto sfumature così diverse che oggi è difficile spiegare con precisione cosa significhi”. Inizialmente indicava movimenti di sinistra che si rivolgevano a operai e contadini, ma negli ultimi decenni si sono diffusi anche populismi di destra. Oggi, più che un’ideologia il populismo è considerato un modus operandi. Al di là del loro programma di governo, politici populisti come Daniel Ortega in Nicaragua, Jair Bolsonaro in Brasile, Nayib Bukele nel Salvador, Donald Trump negli Stati Uniti e Nicolás Maduro in Venezuela hanno molti tratti in comune. “Approfittano degli spazi pubblici per instaurare una relazione diretta e in apparenza orizzontale con le persone, fanno promesse impossibili da mantenere, identificano uno o più nemici contro i quali bisogna restare uniti. Questa manipolazione psicologica li aiuta a ottenere quello che vogliono”. ◆
Populismo nel continente
Il municipio circondato
Il 3 dicembre il presidente salvadoregno Nayib Bukele ha annunciato su Twitter di aver schierato diecimila tra soldati e poliziotti intorno a Soyapango, un municipio dell’area metropolitana della capitale dove vivono quasi 300mila persone, scrive Bbc mundo. La misura fa parte della strategia del governo per combattere la violenza e arrestare gli affiliati delle bande criminali. Gli agenti fermano chiunque provi a uscire dalla zona, riporta l’Afp.
Biden il protezionista
Il piano dell’amministrazione Biden per sostenere l’industria dell’energia pulita attraverso sussidi e aiuti alle case automobilistiche statunitensi ha indispettito gli alleati europei, in particolare la Francia, che critica la linea protezionistica del presidente. “Questi screzi rivelano l’aspetto forse più sorprendente della presidenza Biden”, scrive il New York magazine. Anche se si era impegnato a ricostruire le alleanze indebolite da Donald Trump, per certi versi Biden sta portando avanti una versione più coerente ed efficace dell ’ “America first”, lo slogan del suo predecessore.
Sciopero a oltranza
“ Da settimane in California è in corso il più importante sciopero nella storia dell’istruzione superiore negli Stati Uniti”, scrive Time. A protestare sono soprattutto assegnisti, ricercatori e assistenti universitari, il cui lavoro è indispensabile per far funzionare gli atenei. Da più di un anno chiedono un aumento degli stipendi, migliori integrazioni, permessi retribuiti, assegni per la cura dei figli, abbonamenti per i trasporti pubblici. La maggior parte degli studenti si è schierata dalla parte dei lavoratori in sciopero.
Primi accordi
Il dialogo tra il governo di Bogotá e l’organizzazione guerrigliera dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), ripreso a Caracas il 21 novembre, sta dando i primi risultati. “Il 3 dicembre il presidente colombiano Gustavo Petro ha annunciato di aver raggiunto un accordo con l’Eln per il ritorno dei nativi, sfollati a causa della guerra civile, nelle loro terre, nell’ovest del paese”, scrive El Espectador. La misura dovrebbe entrare in vigore alla fine di dicembre, ma le associazioni che proteggono i diritti delle popolazioni native chiedono garanzie per un ritorno in sicurezza. L’accordo aiuterebbe soprattutto gli indigeni embera, che da anni vivono in accampamenti di fortuna nelle grandi città del paese: Bogotá, Medellín e Cali.
Guatemala Il giornale El Periódico, uno dei più importanti del paese, dal 1 dicembre ha smesso di stampare l’edizione cartacea. La decisione, che arriva dopo l’arresto a luglio del fondatore del quotidiano José Rubén Zamora, fa parte di un processo di ristrutturazione editoriale in un clima ostile alla stampa indipendente.
Messico Il giudice Roberto Elias Martínez è morto il 4 dicembre in seguito a un attacco armato nello stato di Zacatecas, uno dei più violenti del paese. Dall’inizio dell’anno in Messico ci sono stati più di mille omicidi.
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