“I lavoratori europei stanno sperimentando un brusco calo del loro potere d’acquisto”, scrive Le Monde. Secondo la Banca centrale europea, i salari sono cresciuti del 4,5 per cento nel 2022 e quest’anno dovrebbero aumentare del 5,2 per cento. Nel frattempo, però, nell’eurozona l’inflazione si è attestata in media sull’8,4 per cento nell’anno appena trascorso e dovrebbe scendere solo al 6,3 per cento nel 2023. Uno studio realizzato con i dati di Indeed, un sito di offerte di lavoro, sostiene che in Europa la perdita di potere d’acquisto dei lavoratori va dal 2,4 per cento della Francia all’8,5 per cento dell’Italia. “Questo shock provoca malcontento sociale”, osserva il quotidiano francese. A dicembre in Belgio migliaia di lavoratori hanno marciato a Bruxelles, rispondendo all’appello delle tre maggiori organizzazioni sindacali del paese. I manifestanti chiedevano l’aumento dei salari, la riduzione delle imposte sui redditi da lavoro e il congelamento dei prezzi dell’energia. Sono scoppiate proteste anche in Austria, colpendo settori importanti come il trasporto ferroviario nazionale e le birrerie. In Spagna, invece, per il momento non ci sono state grandi manifestazioni. Ma i principali sindacati, la Confederación sindical de comisiones obreras (Ccoo) e l’Unión general de trabajadores (Ugt), “hanno cominciato ad alzare la voce, avvertendo che nel 2023 potrebbero esserci molti più scioperi, soprattutto se non si sbloccano i negoziati per rivedere le regole sull’adeguamento automatico dei salari”. ◆
I lavoratori sono più poveri
Un patrimonio a rischio
La ricchezza di Elon Musk e la sua capacità di ottenere finanziamenti sono messe a dura prova dalla svalutazione delle azioni della Tesla, scrive il Wall Street Journal. Il valore di borsa della casa automobilistica è diminuito sensibilmente da quando l’imprenditore ha comprato Twitter grazie all’oneroso accordo da 44 miliardi di dollari firmato ad aprile del 2022 e garantito in buona parte dal suo patrimonio personale, che è costituito per lo più dalle quote azionarie delle sue aziende, soprattutto quelle della Tesla. Nel 2022 la casa produttrice di auto con motore elettrico ha perso il 65 per cento – circa settecento miliardi di dollari – del suo valore, e questo riduce la possibilità di raccogliere fondi vendendo azioni o dandole in garanzia per ottenere prestiti. “Musk”, spiega il quotidiano, “è da sempre un miliardario con pochi contanti, visto che finanzia le spese personali e gli investimenti usando le sue imprese”. Una delle ragioni del crollo delle azioni della Tesla è proprio il fatto che Musk ha bisogno di soldi per rispettare i termini del contratto d’acquisto di Twitter: gli altri azionisti dell’azienda temono che la sua attenzione ora sia concentrata sul social network. Nei mesi scorsi, quando le azioni della Tesla erano a un livello record, Musk ha venduto titoli incassando più di 39 miliardi di dollari e mettendone 25 in contanti nell’acquisto di Twitter. “Se oggi usasse tutte le azioni della Tesla in suo possesso come garanzia per nuovi prestiti, in base alle regole in vigore nell’azienda potrebbe ottenere 13 miliardi di dollari”. Questa cifra è di poco superiore a quella che Musk prevedeva di prendere in prestito per comprare Twitter usando come garanzia una parte delle sue azioni: nell’accordo originale stimava di doverne impegnare solo il 40 per cento. ◆
Tutte le valute vanno bene
Il 30 dicembre il presidente russo Vladimir Putin ha autorizzato i compratori di gas naturale provenienti da paesi “nemici” a rimborsare con valute diverse dal rublo i debiti contratti per il carburante, scrive Bloomberg Businessweek. Si tratta di un ritiro parziale dell’obbligo di usare solo la moneta russa imposto alla fine di marzo 2022. Il Cremlino, infatti, ha precisato che il rimborso dei debiti non significa la ripresa delle forniture di gas, interrotte nell’estate 2022 ufficialmente perché i paesi acquirenti non avevano rispettato l’obbligo di pagare in rubli, ma in realtà come rappresaglia contro gli stati europei che si erano schierati con l’Ucraina dopo l’invasione.
Un brusco rallentamento
Secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi), nel 2023 un terzo dell’economia globale cadrà in recessione, scrive la Bbc. Kristalina Georgieva, la direttrice dell’Fmi, ha dichiarato che il nuovo anno sarà più duro di quello appena trascorso a causa del rallentamento che colpirà contemporaneamente gli Stati Uniti, l’Unione europea e la Cina.
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