“Il 12 marzo centinaia di migranti, in maggioranza provenienti dal Venezuela, sono stati fermati con la forza dai funzionari statunitensi mentre cercavano di superare il valico di frontiera che separa Ciudad Juárez, in Messico, da El Paso, in Texas”, scrive la Reuters. I migranti si lamentano dell’app Cbp One, messa a disposizione dall’amministrazione Biden all’inizio di quest’anno per snellire le domande di asilo e velocizzare la procedura. Secondo loro l’app funziona male: li espone per settimane a situazioni pericolose e li lascia in un limbo burocratico. ◆
Ambientalisti contro Biden
Il 13 marzo l’amministrazione Biden ha dato il via libera alle trivellazioni per estrarre petrolio nella National petroleum reserve, un’area di proprietà del governo federale nello stato dell’Alaska. Il progetto, gestito dalla compagnia petrolifera statunitense ConocoPhillips, dovrebbe costare circa 7,4 miliardi di euro e prevede trivellazioni in un’area di 930mila chilometri quadrati. Secondo le stime dell’azienda, verranno estratti fino a 180mila barili di petrolio al giorno. “Buona parte della popolazione e dei politici locali si sono schierati a favore della decisione di Biden, perché sperano che le attività di estrazione portino fino a 2.500 nuovi posti di lavoro e facciano crescere l’economia”, scrive l’Atlantic. I gruppi ambientalisti e le popolazioni native hanno invece criticato il presidente, accusandolo di aver violato la promessa, fatta in campagna elettorale, di non autorizzare trivellazioni su terreni federali. Biden ha risposto dicendo che il paese avrà bisogno dei combustibili fossili in questa fase della transizione energetica e che la situazione si è complicata dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il giorno prima dell’annuncio sulla National petroleum reserve, nel tentativo di placare le prevedibili proteste degli ambientalisti, il presidente aveva annunciato divieti di trivellazione in altre aree dell’Alaska e nell’oceano Artico. La strategia non sembra aver funzionato.
Il primo anno di Boric
L’11 marzo il presidente del Cile Gabriel Boric ( nella foto ), 37 anni, ha completato il suo primo anno alla guida del paese. “Quando è stato eletto, il giovane leader della sinistra rappresentava agli occhi di molti cileni la promessa di un rinnovamento politico”, scrive El País. “Ma le alte aspettative si sono scontrate con l’inesperienza di alcune persone del suo governo e con una serie di errori che hanno portato alle dimissioni di vari ministri e ministre. Oggi la popolarità di Boric è al 35 per cento e l’assenza di una maggioranza in parlamento non lo aiuta”. Ma il governo ha ottenuto anche dei risultati importanti, sottolinea Bbc mundo. Per esempio un sistema sanitario pubblico gratuito per tutti i cittadini, anche per quelli che prima pagavano le prestazioni sanitarie. In politica estera Boric ha criticato le derive autoritarie del Nicaragua e del Venezuela, nonostante l’opposizione del Partito comunista, suo alleato. E l’economia del paese mostra segnali di ripresa incoraggianti.
Fastidio ucraino
Il 13 marzo il governatore della Florida Ron DeSantis, il più credibile sfidante di Donald Trump alle primarie repubblicane che decideranno il candidato alle presidenziali del 2024, ha detto che la difesa dell’Ucraina non è tra le priorità degli Stati Uniti. “La sua posizione, simile a quella di Trump, è in contrasto con la linea di altri importanti politici repubblicani, come l’ex vicepresidente Mike Pence”, scrive il New York Times. Ma sembra intercettare un crescente fastidio per il sostegno economico a Kiev: “Un sondaggio recente del Pew research center mostra che il 40 per cento degli elettori repubblicani e degli indipendenti più conservatori pensa che gli Stati Uniti stiano dando troppi aiuti all’Ucraina; un anno fa erano il 9 per cento”.
Colombia Il 13 marzo il presidente Gustavo Petro ha detto in un’intervista radiofonica che il Clan del Golfo, l’organizzazione criminale più grande del
paese, ha rotto il cessate il fuoco e che non ci sono possibilità di negoziare se il gruppo non sospende gli attacchi e le azioni armate. Il leader colombiano ha accusato il clan di aver distrutto un acquedotto nel dipartimento di Antioquia, durante i blocchi stradali legati alle proteste dei minatori d’oro illegali. Danneggiando le tubature, ha lasciato senz’acqua l’intera cittadina di Tarazá .
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