Scienza

Lavaggio del cervello

Dopo un’intensa attività mentale il cervello sembra eliminare i prodotti di scarto delle cellule cerebrali grazie all’afflusso di liquido cerebrospinale. Lo smaltimento è gestito dal sistema glinfatico, che si attiva durante il sonno. Secondo un nuovo studio, però, potrebbe entrare in funzione anche da svegli. I ricercatori hanno chiesto a una ventina di volontari di osservare a lungo i movimenti di una scacchiera tremolante su un monitor. Scansionando l’attività cerebrale è emerso che quando lo schermo era acceso c’era un maggior flusso sanguigno; quando invece era spento, il flusso sanguigno diminuiva e quello del liquido cerebrospinale aumentava. L’esperimento dimostra che l’attività cerebrale regola il flusso del liquido cerebrospinale nel cervello, concludono gli autori su Plos Biology. Resta da capire se questo liquido spazzi effettivamente via i prodotti di scarto nei momenti di pausa.

I segreti della civiltà swahili

Gli antichi abitanti della costa orientale dell’Africa avevano antenati locali, persiani, indiani e arabi. La costa tra il sud della Somalia e il nord del Mozambico è nota per la civiltà swahili, che a partire dal medioevo lasciò molte tracce, tra cui centri urbani con case e moschee. Alcuni ricercatori hanno analizzato il dna di più di cinquanta persone sepolte nella regione tra il 1250 e il 1800, scoprendo che la mescolanza tra popoli cominciò verso l’anno mille, probabilmente con la diffusione della religione musulmana. Nella fase più antica gli abitanti discendevano soprattutto da uomini persiani e indiani, e da donne africane. In seguito la popolazione si mescolò con uomini di origine araba. Finora si pensava che la civiltà swahili fosse di derivazione araba, anche se un antico racconto orale, la Cronaca di Kilwa, riferiva dell’arrivo di un gruppo di mercanti persiani, confermato ora dai dati genetici. Estendendo le analisi potrebbero emergere nuovi elementi. Non si può escludere che la cultura swahili si sia sviluppata prima dell’anno mille e che l’élite locale abbia vantato discendenze straniere per motivi di prestigio. ◆

Denti nascosti

A differenza di come li immaginiamo, il Tyrannosaurus rex e il Velociraptor avevano delle labbra squamate che coprivano i denti. È emerso ricostruendo nel dettaglio la mascella dei dinosauri teropodi carnivori. Un confronto con i rettili moderni, con e senza labbra, ha permesso di stabilire che i teropodi erano più simili alle lucertole carnivore che ai coccodrilli, dotati di denti grandi e scoperti, scrive Science. I denti di questi dinosauri erano poco usurati, segno che probabilmente erano rivestiti da un tessuto gengivale e protetti da labbra sottili che non si muovevano autonomamente.

I cavalli del Nordamerica

Foto di S.L. Krause, CC BY-SA 3.0

Il cavallo ha avuto un ruolo fondamentale nelle culture indigene degli Stati Uniti, ma non è chiaro quando fu introdotto. Secondo un nuovo studio, gli abitanti delle praterie andavano a cavallo già all’inizio del seicento. Gli animali, scrive Science, discendevano da quelli portati dagli spagnoli in America centrale nel cinquecento. I cavalli più antichi, che vissero nelle zone artiche nordamericane nella preistoria, sarebbero invece scomparsi senza lasciare discendenti. Nella foto: un’ incisione rupestre nel Wyoming

Cancro senza ossigeno

Togliere l’ossigeno alle cellule potrebbe diventare la base di nuovi trattamenti contro il cancro. Il metodo è stato sperimentato sui topi, scrive Science Advances. I ricercatori hanno impiantato negli animali una batteria speciale che eliminava localmente l’ossigeno. Nel giro di due settimane il dispositivo aveva ucciso quasi tutte le cellule tumorali e ridotto le dimensioni del cancro. Serviranno però ulteriori studi prima di poter avviare una sperimentazione sugli esseri umani.

Foto di Issei Kato, Reuters/Contrasto

Covid-19 La pandemia di covid-19 ha spinto molti giapponesi a vivere come reclusi. Tra le persone in età lavorativa, quelle socialmente isolate sono 1,5 milioni. Di queste, circa un quinto ha scelto di vivere così a causa del covid-19. Nella fascia d’età 40-64 anni, scrive il Guardian, il 44,5 per cento delle persone attribuisce l’isolamento alla perdita del lavoro e il 20,6 per cento alla pandemia.

Biologia Gli elefanti potrebbero essersi autodomesticati. L’autodomesticazione è un fenomeno associato anche all’Homo sapiens, che spiegherebbe la riduzione dell’aggressività, la tendenza alla collaborazione, il prolungamento dell’infanzia e la giocosità. Questi caratteri sarebbero legati a un processo di autoselezione. Secondo un’analisi genetica pubblicata su Pnas, anche gli elefanti ne hanno avuto uno simile.

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1506 - 7 aprile 2023
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