“È un evento storico”, scrive in copertina Al Quds al Arabi. Il 15 maggio per la prima volta le Nazioni Unite hanno commemorato la nakba, la catastrofe palestinese (nella foto, un concerto durante l’evento). Nel suo intervento, il presidente palestinese Abu Mazen ha esortato l’Onu a sospendere Israele a causa “dell’aggressione” e “dell’occupazione” della Palestina. Sono più di mille le risoluzioni sui palestinesi adottate dall’organizzazione internazionale che non sono mai state attuate, ha ricordato Abu Mazen. Il rappresentante d’Israele all’Onu, Gilad Erdan, ha definito l’evento “spregevole” e ha scritto una lettera ai colleghi chiedendogli di non partecipare all’iniziativa. Secondo il ministero degli esteri israeliano i rappresentanti di 32 paesi – tra cui Stati Uniti, Canada, Ucraina e dieci paesi dell’Unione europea, Italia compresa – non si sono presentati. Nakba in arabo vuol dire catastrofe ed è il termine con cui si fa riferimento agli eventi che portarono i palestinesi a perdere le loro case e diventare profughi. Il 14 maggio 1948 Israele dichiarò l’indipendenza e nel corso della guerra contro vari paesi arabi che cominciò il giorno dopo e durò fino al gennaio 1949, almeno 750mila palestinesi furono cacciati dalle loro terre e ai discendenti non fu mai permesso di tornarci. Nel suo discorso Abu Mazen ha detto che la nakba “non è cominciata nel 1948 e non si è fermata dopo quella data”. Ha ricordato che Israele porta avanti l’occupazione e le aggressioni contro la popolazione palestinese e continua a negare la catastrofe. ◆ La sera del 13 maggio nella Striscia di Gaza è entrata in vigore una tregua, negoziata dall’Egitto, che ha messo fine a cinque giorni di ostilità tra Israele e la Jihad islamica in cui sono morte 35 persone nel territorio palestinese. Le tensioni erano cominciate il 9 maggio, quando i raid israeliani avevano ucciso tre comandanti del gruppo armato palestinese a Gaza. ◆
Esecuzioni in aumento
Il rapporto 2022 sulla pena di morte pubblicato da Amnesty international il 15 maggio denuncia che il numero di esecuzioni dell’anno scorso è il più alto degli ultimi cinque, a causa dell’aumento registrato in Medio Oriente e in Nordafrica. In totale 883 persone sono state uccise in venti paesi, con un aumento del 53 per cento rispetto al 2021. Iran, Arabia Saudita ed Egitto hanno ordinato il 90 per cento delle esecuzioni (non si tiene conto della Cina, i cui dati non sono disponibili).
La condanna di Ghannouchi
Il 15 maggio Rachid Ghannouchi, il leader del partito islamista moderato Ennahda, è stato condannato a un anno di carcere e al pagamento di una multa di mille dinari (300 euro) da una corte specializzata in reati di terrorismo, scrive Kapitalis. Ghannouchi era stato denunciato da un sindacato di polizia perché in un discorso aveva definito gli agenti taghout (miscredenti). Intanto il presidente tunisino Kais Saied si è rifiutato di qualificare come “terroristico” e “antisemita” l’attentato del 9 maggio contro la sinagoga La Ghriba, a Djerba, in cui sono morte cinque persone.
Dichiarazione senza impegno
L’11 maggio a Jedda, in Arabia Saudita, le parti in conflitto in Sudan hanno firmato una “dichiarazione d’impegno”, che però non equivaleva a un cessate il fuoco, fa notare Middle East Eye. Il giorno dopo l’esercito sudanese e i paramilitari delle Forze di supporto rapido sono tornati a combattere: ci sono stati bombardamenti sulla capitale Khartoum e duri scontri a El Geneina, nella regione occidentale del Darfur. A un mese dall’inizio del conflitto nessuna delle due parti domina il campo di battaglia. Il bilancio è di almeno ottocento morti. Il 12 maggio la cantante Shaden Gardood, conosciuta in tutto il mondo arabo, è stata uccisa da un proiettile vagante a Omdurman. Duecentomila persone hanno lasciato il paese, mentre gli sfollati interni sono 700mila. Il governo si è trasferito a Port Sudan, il principale centro di transito per chi scappa dal paese.
Kenya È salito a 201 il numero dei corpi ritrovati nella tenuta del predicatore Paul Mackenzie ( nella foto ), che spingeva i fedeli a digiunare per avvicinarsi a Dio. Mackenzie e altre 25 persone sono state arrestate.
Golfo Persico Il 15 maggio il Qatar e il Bahrein hanno annunciato che il 25 maggio riprenderanno i voli per collegare i due paesi, in un ulteriore passo avanti nel processo per ristabilire le relazioni tra loro.
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