In Somalia la siccità in corso da quasi tre anni è stata interrotta da forti piogge, che hanno causato gravi allagamenti nel centro del paese. Il 9 maggio la città di Beledweyne è stata sommersa dalle acque del fiume Shabelle, che hanno invaso case, campi e allevamenti, e costretto alla chiusura scuole e ospedali. Gli abitanti della città avevano costruito un argine di terra per prevenire le inondazioni, ma è stato spazzato via dal fiume, alimentato dalle piogge cadute sugli altipiani etiopi. Secondo le autorità somale, gli sfollati sono 245mila. Da metà marzo il maltempo ha causato 22 morti. ◆
Alla conquista dello spazio
Il 22 maggio un razzo Falcon della società privata statunitense SpaceX è partito dal Kennedy space center, sulla costa orientale della Florida, verso la Stazione spaziale internazionale (Iss). A bordo ci sono due statunitensi e due astronauti sauditi: Ali al Qarni e Rayyanah Barnawi ( nella foto ), la prima donna araba ad andare nello spazio. Secondo il giornale saudita Arab News, la missione costituisce “un’enorme tappa per il regno” e “aprirà la strada a un programma sul lungo periodo per inviare altri astronauti sauditi nello spazio”.
Conferma presidenziale
In Mauritania il partito governativo El Insaf ha ottenuto una vittoria decisiva alle elezioni legislative e amministrative del 13 maggio, conquistando ottanta seggi su 176. Il voto ha registrato un’affluenza alta, pari al 71,8 per cento. Anche se i partiti dell’opposizione denunciano frodi, scrive il sito Zahra Chinguetti, il risultato è incoraggiante per il presidente in carica, Mohamed Ould Ghazouani, che nel 2024 si candiderà a un secondo mandato. Al generale Ghazouani, ex comandante in capo dell’esercito, si attribuisce il successo della Mauritania nella lotta alla minaccia jihadista.
Gli ospedali come caserme
Il 21 maggio i mediatori di Stati Uniti e Arabia Saudita hanno annunciato di aver raggiunto un accordo per una tregua di sette giorni, a partire dalla sera del 22 maggio, tra l’esercito guidato dal generale Abdel Fattah al Burhan e il gruppo paramilitare Forze di supporto rapido (Rsf), del generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti. L’obiettivo è permettere il passaggio dei convogli di aiuti umanitari, dopo cinque settimane di duri combattimenti. Finora gli scontri e i bombardamenti hanno causato quasi mille morti e più di un milione di sfollati interni. Duecentomila persone hanno dovuto lasciare il paese. Tra queste, almeno 60mila sono scappate in Ciad, dove la situazione umanitaria è già critica. Nella capitale sudanese Khartoum, scrive il quotidiano panarabo Al Quds al Arabi, il sistema sanitario è al tracollo. Più della metà degli ospedali sono chiusi e il rischio è che chi soffre di malattie croniche non riceva più le cure necessarie. Un’organizzazione sindacale dei medici sudanesi ha lanciato l’allarme sulla trasformazione degli ospedali in caserme. In particolare, i medici accusano le forze di Hemetti di aggredire e intimidire i pazienti, i loro familiari e i dipendenti degli ospedali. Inoltre i combattenti stanno usando queste strutture come rifugi dai bombardamenti aerei, mettendo in grave pericolo chi ci lavora.
La marcia delle tensioni
Decine di migliaia di ebrei israeliani hanno festeggiato il 18 maggio la “giornata di Gerusalemme”, celebrata ogni anno con una marcia delle bandiere per ricordare la “riunificazione” della città in seguito alla conquista israeliana di Gerusalemme Est nella guerra del 1967. L’annessione è considerata illegale dal diritto internazionale, ricorda Al Jazeera. Il 21 maggio il ministro della sicurezza interna, Itamar Ben Gvir, è andato sulla Spianata delle moschee, a Gerusalemme Est. La visita è stata definita “una provocazione” da Hamas, dagli Stati Uniti e dalla Giordania. Nella notte tra il 21 e il 22 maggio tre combattenti palestinesi sono stati uccisi in un’operazione militare israeliana a Nablus, nel nord della Cisgiordania.
Francia-Comore È cominciata il 22 maggio a Mayotte la demolizione della baraccopoli Talus 2, la più grande del dipartimento francese d’oltremare. L’intervento è parte di un’operazione di polizia lanciata un mese fa contro la criminalità e i migranti irregolari, provenienti in gran parte dalle Comore.
Iran Il 19 maggio sono state eseguite le condanne a morte di tre uomini coinvolti nelle proteste contro il regime scoppiate a settembre. Erano stati giudicati colpevoli di aver ucciso tre agenti delle forze di sicurezza a Esfahan, nel centro del paese.
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