Sono stati identificati dieci pesticidi che potrebbero avere un ruolo nella malattia di parkinson. Alcuni ricercatori dell’università della California a Los Angeles, negli Stati Uniti, hanno ricostruito l’esposizione a 288 pesticidi di pazienti con il parkinson coinvolti in precedenti studi clinici. L’obiettivo era valutare il livello di tossicità nei neuroni dopaminergici, la cui degenerazione progressiva caratterizza il parkinson. È emerso che quattro insetticidi, tre erbicidi e tre fungicidi causano la morte dei neuroni. Otto di questi pesticidi sono ancora usati negli Stati Uniti, scrive Nature Communications. I risultati ottenuti in vitro, però, potrebbero non essere del tutto replicabili nel corpo umano, dove la barriera emato-encefalica blocca il passaggio di sostanze tossiche al cervello. Inoltre, si può ipotizzare un’associazione tra esposizione ai pesticidi e parkinson, ma non un nesso causale.
Pesticidi e parkinson
Elettrodi per camminare
Un uomo rimasto paralizzato in seguito a un incidente in bicicletta avvenuto dieci anni prima ha ricominciato a camminare grazie a un impianto nel cervello. Il paziente, che all’inizio della sperimentazione aveva 38 anni, presentava una lesione parziale del midollo spinale all’altezza del collo. I ricercatori gli hanno impiantato 64 elettrodi che registravano l’attività nervosa nell’area che controlla il movimento delle gambe. Il pensiero di muoversi si traduceva in un segnale che era poi inviato a un altro dispositivo, impiantato nel midollo spinale, appena sotto la lesione, e quindi ai nervi delle gambe. Dopo venti mesi di allenamento l’uomo era in grado di stare in piedi, camminare su percorsi piani e salire alcuni gradini in modo autonomo. I movimenti erano lenti ma naturali. Anche a dispositivo spento l’uomo manteneva alcune capacità motorie, riuscendo, per esempio, a camminare con le stampelle. I ricercatori sperano che applicando la tecnica a persone con lesioni più recenti si possano ottenere risultati ancora migliori. È possibile, però, che non funzioni altrettanto bene con altri tipi di lesione. ◆
Un passo verso l’ibernazione
L’attivazione non invasiva con gli ultrasuoni di un’area del cervello dei topi ha indotto uno stato di torpore simile all’ibernazione. La temperatura corporea è scesa di tre gradi e la frequenza cardiaca è rallentata, scrive Nature Metabolism. I ricercatori hanno bombardato con impulsi da 3,2 megahertz le cellule dell’area preottica dell’ipotalamo che controlla l’attivazione dello stato di torpore in risposta al freddo o alla carenza di cibo. Se la tecnica funzionasse anche negli esseri umani, potrebbe essere usata per trattare i pazienti in terapia intensiva e per gli astronauti che affrontano lunghi viaggi nello spazio.
Depressione urbana
Le caratteristiche dello spazio urbano potrebbero essere associate al rischio di depressione. Da uno studio condotto in Danimarca, pubblicato su Science Advances, è emerso che il rischio di depressione era maggiore nelle aree periferiche con abitazioni unifamiliari. Nelle zone centrali, con edifici a più piani, la situazione era migliore. Il rischio di depressione era ai minimi nelle aree con edifici a più piani situati vicino a spazi aperti, come i parchi, dove aumentano le occasioni di socializzazione.
Un vaccino stagionale
Il vaccino contro il covid-19 diventerà presto stagionale, come quello antinfluenzale, scrive Science. Entro la fine di giugno la Food and drug administration (Fda), l’agenzia statunitense per la sicurezza dei medicinali, selezionerà le varianti virali contro le quali sviluppare il vaccino. È possibile che il ceppo originario, quasi scomparso, non sia preso in considerazione. I principali obiettivi saranno le varianti omicron, in particolare quelle del tipo Xbb, che si stanno diffondendo in questa fase.
Biologia I roditori del genere Acomys hanno sulla coda, sottopelle, delle placche simili a quelle dell’armadillo. Le placche ossee, tipiche dei rettili, sono assenti negli uccelli e in quasi tutti i mammiferi. Gli Acomys costituiscono quindi un’eccezione, insieme all’armadillo. I ricercatori, scrive iScience, cercheranno ora di capire se all’origine delle placche, che forse aiutano i roditori a sfuggire ai predatori, ci siano gli stessi geni e meccanismi molecolari.
Tecnologia Alcuni ricercatori hanno sviluppato degli strati di silicio flessibili che potrebbero essere usati per costruire pannelli fotovoltaici non rigidi. I dispositivi potrebbero essere impiegati negli edifici, nei veicoli e negli aerei, oppure indossati, scrive Nature. La tecnologia potrebbe avere anche altre applicazioni nel settore dell’elettronica.
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